Vita di coppia: il matrimonio è la tomba dell'amore?
La sessualità è uno stato di grazia
In una gabbia non può aver luogo
Rompete la gabbia allora, e cominciate a cimentarvi.
D.H. Lawrence, Creature selvatiche in prigionia
“Il matrimonio è la tomba dell’amore…”.
È un vecchio stereotipo anche se i media lanciano periodicamente inquietanti allarmi: le relazioni stabili portano inequivocabilmente all’esaurimento del desiderio. Si può fare qualcosa per riconciliare erotismo e quotidianità?
Quando le coppie vengono nel mio studio e si lamentano dell’apatia della propria vita sessuale so che non è solo una maggior frequenza di rapporti che cercano. Sì, forse vogliono anche qualcosa in più ma innegabilmente vogliono qualcosa di meglio. Per questo, invito i miei pazienti a parlare della loro vita erotica distinguendola dalla loro vita sessuale. L’aspetto “fisico” del sesso è infatti un tema eccessivamente circoscritto e scade frequentemente in una sterile discussione sui numeri o sulle statistiche pubblicate da qualche “giornale-spazzatura”. Ciò che le persone non tollerano è proprio il vuoto di intensità, l’impossibilità di sentirsi vivi, di esprimere con naturale semplicità desideri e piacere.
Tutti siamo consapevoli che è molto difficile avere un atteggiamento equilibrato e sereno nei confronti della sessualità. Da un lato siamo figli di una cultura repressiva, volutamente superficiale, imprecisa e sessuofobica, dall’altro siamo ostaggi di un delirio edonistico ed esibizionistico di immaturo consumismo. Risuona ancora in tutta la sua contraddittorietà la disarmante polemica suscitata poche settimane fa in merito all’opportunità di inquadrare o meno il “lato B” delle concorrenti alla finale di Miss Italia…
Questa incoerenza la ritrovo anche nelle coppie che mi consultano. E mi sorprende, ancora, constatare quanto gli individui siano disponibili a sperimentarsi fuori dalla coppia e quanto quelli stessi individui siano invece morigerati e puritani con i propri partner. Molti pazienti, per loro stessa ammissione, hanno una vita familiare scarsa in quanto ad eccitazione ed erotismo, ma sono animati e vivacizzati da una vita sessuale spumeggiante e ricca di fantasia al di fuori del contesto domestico: movimentate relazioni extraconiugali, pornografia, cybersesso, infuocate comunicazioni in chat, immaginazione fertile o addirittura febbrile. L’erotismo è invece chiassosamente assente dalla scena del rapporto familiare, quello sicuro, confortevole, fedele.
L’antropologa evoluzionista Helen Fischer ci insegna che il cocktail ormonale dell’amore (dopamina, norepineprina e PEA) dura, ad essere ottimisti, qualche anno. L’ossitocina, l’ormone della tenerezza e delle coccole, può durare anche per sempre. E i valori connessi a questo “amore maturo” cioè complicità, rispetto profondo, reciprocità, cura, diventano gradualmente un’alternativa accettabile, ancorché onorevole, al fuoco erotico prosciugandone la vitalità. Il sesso dissoluto, profondo, bollente, ingordo, capriccioso ed erotico degli amanti diventa purtroppo una rarità dopo la festa di inaugurazione della casa… Quello che resta, poi, è un rapporto solido sul piano della cooperazione e spesso anche su quello dell’affettività ma debole sul piano della complicità e del gioco. Tutto ciò in un contesto socio-culturale in cui siamo ininterrottamente sollecitati a rimpiazzare il vecchio con il nuovo, in cui le immagini legate alla sessualità propongono solo modelli di gioventù e bellezza (poiché nessuno invecchia tranne te), in cui Internet soddisfa le fantasie più bizzarre ed impensabili.
Ma di che cosa ha bisogno una coppia per reinventare un’ars amandi soddisfacente, per imparare o reimparare ad esprimere liberamente la propria vitalità sessuale? Proviamo a dare qualche traccia di riflessione partendo dal bene più limitato, più difficile da gestire e da armonizzare con quello del proprio partner: il tempo. C’è poco tempo per la sessualità nella nostra vita frenetica e ansiosa. Si ama quando c’è un momento libero e non quando se ne ha voglia. Immersi in un’agenda fitta di impegni lavorativi, domestici, familiari, sociali, ricreativi, i desideri dei due partner non si incontrano perché la fretta dell’uno non tiene conto della pigrizia dell’altro. I tempi della fantasia, dell’eccitazione, del piacere possono essere molto diseguali e richiedono attenzione e impegno. Fare l’amore in fretta, comprimere le sensazioni, passare subito “al sodo” crea spesso accelerazioni contrarie al tempo dell’eros che è sì convulso ma solo quando desiderio e piacere sono già attivi.
Chi sa sedurre è disposto a perder tempo e a coltivare quei riti del corteggiamento che sanno scatenare il desiderio nel partner. Il rapporto d’amore non deve essere un’esplosione, un meraviglioso fuoco d’artificio bensì un’espansione che con gradualità giunge a sincronizzare due piaceri in uno solo. Quelle dei baci, delle carezze, dei massaggi sono vere e proprie arti, utili soprattutto quando l’immaginazione si spegne o la genitalità va in crisi. È allora che è necessario riscoprirsi, pelle contro pelle, con la libertà di chi sa concepire la sessualità anche a prescindere dalla penetrazione. Cercare un contatto senza un’immediata finalità predatoria è una capacità difficile da conquistare ma che va assolutamente consigliata soprattutto alle coppie che si sono “insabbiate”. Cosa c’è di meglio che lasciar parlare il corpo per ristabilire un po’ di intimità. L’erotismo muore se non c’è più niente da esplorare, più nulla da scoprire. È una legge feroce che condanna all’indifferenza una grande quantità di coppie partite sotto i migliori auspici.
Un’altra chiave per ripristinare questa reciproca curiosità è la corretta gestione dello spazio personale. La possibilità di ammettere la separatezza, o meglio il mantenimento di spazi personali e di autonomia, e la fondamentale insicurezza che ne scaturisce, è un requisito essenziale per mantenere l’interesse e il desiderio in una relazione. Nell’intimità di coppia fondiamo insieme le parti essenziali delle nostre vite. Ma essenziali non vuol dire tutte. Non tutto dev’essere svelato. L’amore vuole sapere ogni cosa dell’altro, il desiderio ha bisogno piuttosto di mistero.
L’amore cerca di accorciare le distanze, il desiderio ne trae energia. Se con la conoscenza, la ripetitività e la familiarità l’aspetto intimo cresce, quello erotico, al contrario, ne rimane soffocato perché vive e si nutre del segreto, della novità, dell’inaspettato. In altre parole è necessario sviluppare un’intimità personale con se stessi come compensazione alla coppia. Si può riuscire così a tenere vivi, all’interno del rapporto, i due languidi desideri di cui parla Roland Barthes usando i termini greci di Pothos, il desiderio dell’amato assente, e Himeros, più ardente, il desiderio dell’amato presente. Il sesso non deve essere un obbligo igienico con scadenze e calendari, ma se il desiderio è latitante bisogna imparare che a volte “l’appetito vien mangiando” e che l’entusiasmo può richiedere una piccola spinta iniziale o addirittura una pianificata intenzionalità.
Un altro nemico giurato nell’evoluzione della coppia è l’autocontrollo. Chi non sa disfarsene al momento opportuno è perduto! Certo, dire di lasciarsi andare a chi ha difficoltà a farlo può soltanto sortire l’effetto opposto: l’abbandono non può essere prescritto. Tuttavia ci si può progressivamente “allenare” ad uno stile di vita più decontratto e tranquillo. Nei rituali di corteggiamento un’atmosfera più rilassata, una musica in sottofondo, un profumo d’ambiente particolare, diverso dagli odori rassicuranti ma regressivi della cucina, un abito comodo ma volutamente “intrigante” indossato dopo una doccia riposante e distensiva, possono essere alcune tra le molte vie possibili verso l’attenuazione della vigilanza, premessa essenziale perché l’eros possa lievitare con il giusto andamento lento della seduzione e il desiderio non sia lasciato a languire nella routine quotidiana.
Tutte le coppie attraversano periodi nei quali il desiderio si attenua, a volte sparisce proprio, momenti nei quali le persone si allontanano, magari per contrasti evidenti oppure solo perché troppo immerse nei propri progetti o nei propri ruoli. È essenziale non farsi prendere dal panico, non pensare immediatamente che ci sia qualcosa di irrimediabilmente sbagliato in sé o nella relazione. Occorre accettare che l’intensità erotica si espande e si contrae, che il desiderio subisce eclissi periodiche e cicliche scomparse ma che con un po’ di “manutenzione ordinaria” è possibile riportare in vita brividi e sussulti assolutamente compatibili con la sicurezza e la stabilità di un rapporto maturo.
L’erotismo, allacciato com’è alla fantasia, richiede generalmente più dei quindici minuti mercanteggiati dopo il telegiornale delle undici! Soprattutto va inteso come un gioco, come una realtà alternativa a metà strada tra quella affettiva e quella immaginaria, un luogo sicuro ma divertente dove sperimentare, reinventare se stessi e perché no, rischiare. Siamo troppo assillati e perseguitati dalle responsabilità e dalle consapevolezze, ossessionati dai risultati e intimoriti dai giudizi per non pregiudicare inevitabilmente il divertimento. Meglio abbandonare il suggestivo ma inattuabile mito della spontaneità o i timori che il sesso premeditato sia sospetto. In una relazione duratura tutto ciò che scaturisce naturalmente o che “succede e basta”, è già successo. Bisogna, allora, volerlo “far succedere”. Aspettare di essere pronti, dell’umore giusto, nel momento opportuno può rivelarsi una trappola mortale…
dott. Filippo Nicolini, psicologo
LE PILLOLE PER LE COCCOLE
Le abbiamo conosciute solo da pochi anni ma le “pillole dell’amore” (Viagra, Cialis e Levitra) sono già universalmente famose. Uomini adulti che vogliono migliorare le proprie prestazioni, anziani che compensano le ingiurie del tempo, ma anche ragazzi che con incosciente superficialità le usano come scacciapensieri in aggiunta a pericolose miscele da discoteca, ne consumano parecchi milioni ogni anno. Ma ora, secondo una ricerca pubblicata di recente sulla rivista Journal of Phisiology da un gruppo di ricercatori della Wisconsin-Madison University, queste pastiglie potrebbero avere anche un altro effetto sull’amore inteso questa volta nel senso più romantico del termine.
Gli scienziati americani hanno stabilito infatti che i farmaci in questione attivano nel cervello una “chimica delle coccole” che accresce l’attitudine al romanticismo. In altre parole è stato appurato che il medesimo enzima che limita l’afflusso di sangue al pene agisce anche da regolatore nell’afflusso al cervello di ossitocina. Questa sostanza, già conosciuta come “l’ormone dell’amore”, promuove sensazioni romantiche e desiderio di rafforzare il legame in una coppia: viene infatti rilasciata nel cervello durante l’orgasmo, sia negli uomini che nelle donne, per le quali svolge anche altre importanti funzioni in gravidanza e allattamento. Forse per milioni di donne abituate a mariti frettolosi che, portato a termine l’atto sessuale, chiedono “… ti è piaciuto?”, si girano dall’altra parte o accendono la tv, potrebbe esserci ancora una speranza di ricevere una coccola, un abbraccio, un bacetto dopo l’amplesso.