Ad ognuno il suo tuttologo
È così che è penosamente rituale dover “sopportare”, ad esempio, la presenza in una trasmissione cosiddetta di intrattenimento, avente per oggetto gli scontati e mielosi “affari di cuore”, la disquisizione sulla sacralità della famiglia, sulla indispensabilità di un rapporto amicale con i figli e di una presenza costante dei genitori a fianco degli stessi, da parte di un’attempata attrice la cui vita tumultuosa fatta di svariati divorzi, un numero cospicuo di figli sparsi per il mondo ed avuti da più partner, è la contraddizione di tutto questo.
La cosa di per sé è già stucchevole ed offensiva sicuramente per tutti coloro che dispongano di un intelletto ragionevolmente lucido, integrato da una capacità critica autonoma e sincera, ma… tant’è!
Parimenti dicasi per il caso del “reduce” da un reality show, al quale ha partecipato, e che, incurante della sua non certo brillante cultura, dispensa anch’egli in trasmissioni varie le sue “verità rivelate”.
Il fenomeno, già di per sé negativo, lo diventa in modo particolare se si constata (come in effetti è possibile) che queste stesse persone il giorno dopo siano presenti in altre trasmissioni di tutt’altro genere, pronti anche in quel caso a dispensare saggezza su materie distanti anni luce da quelle trattate il giorno prima.
Viene quindi da chiedersi a questo punto: ma chi sono veramente queste persone? Vi è un unico modo per definirle: sono dei tuttologi, ovverosia un nuovo soggetto umano caratterizzato, almeno sulla carta, dalla capacità di spaziare nello scibile umano senza alcun limite, e con la consapevolezza (sicuramente millantata) di essere in grado di disquisire su qualsiasi cosa dando il proprio parere.
In un’epoca di dilagante superficialità, sicuramente questo garantisce audience al network televisivo ospitante, così che l’unico soggetto che può compiacersi di siffatta situazione è lo sponsor, non certo la cultura in senso lato intesa come occasione per poter riflettere, allenare la mente e possibilmente arricchire lo spirito.
Si è consapevoli che un tanto appare pura utopia perché – dobbiamo confessarlo – i media oggi sono condizionati pesantemente dalle sponsorizzazioni, che non sono minimamente interessate ad un messaggio di qualità, bensì solo alla possibilità di attirare l’attenzione sul loro prodotto, inducendo l’utente a considerarlo indispensabile per la sua vita e così appartenere al “branco”.
Ben vengano quindi i tuttologi, ma se solamente per un attimo riordiniamo le idee e cerchiamo di recuperare la nostra autonomia intellettuale, non si può che giungere ad una sola conclusione: povera società!
Mr Cljmax