Nella mortificante campagna diffamatoria antigrillina che agita i culi sulle dorate poltrone dei vecchi marpioni del giornalismo (si fa per dire) italiano, la figuraccia di Vittorio Zucconi vince per distacco il premio disinformatore d'oro 2014.
La grande (sic) firma di Repubblica, divenuto addirittura direttore di Repubblica.it ovvero del sito di informazione più visitato in Italia, non conosce le regole che stanno alla base delle pubblicità visibili attraverso le "finestre", per esempio, di Google Adsense.
Sarebbe come dire che il Papa non conosce il Padre Nostro e pretende di fare il Papa. Il modo di lavorare di queste pubblicità è semplicissimo ed è alla base sia del loro successo sia del successo di blog e siti informativi che altrimenti non potrebbero neanche immaginare di stare in piedi dal punto di vista economico: in sostanza e banalizzando le pubblicità che compaiono in questi spazi hanno attinenza con le pagine già visitate dal navigatore di quel pc.
Qualsiasi studente delle superiori appena appena interessato al mondo della Rete padroneggia queste conoscenze di importanza vitale per chi, come dovrebbe essere Zucconi, con il web ci lavora.
Eppure lui, il direttore di Repubblica.it non ne conosceva minimamente il meccanismo, ed è incappando così nel più clamoroso epic fail dell'anno.
Il suo tweet dell'11 maggio è esilarante: "Un MoVimento di giovani e di incapienti. Infatti, ecco la pubblicità di ieri sul blog di Grillo: Rolex e dentiere".
E il bello è che posta lo screeshot di ciò che si vede sul suo monitor. In questo modo Zucconi ci fa capire che si interessa di orologi Rolex e di dentiere.
Il paradigma di chi tiene le redini di una società sbilanciata: ricco e vecchio al punto di permettersi il lusso di vedere valutazioni dei Rolex e di documentarsi sui problemi ortodontici tipici della terza età.
Intanto i suoi nipoti (le carcasse dei loro figli sono già abbandonate) non hanno davanti a loro nessun futuro.