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Gioacchino Genchi vuota il sacco: il primo club di Forza Italia? Fondato a casa Graviano

 |  Redazione Sconfini
genchiintervistagrilloChi sperava in un abbassamento dei toni sul fronte politico dopo il mini attentato subìto dal premier Berlusconi in piazza del Duomo resterà deluso. Mentre in tv è stata montata un'enorme campagna mediatica (finora sterile) tesa a giustificare ogni (futura) riforma in chiave restrittiva delle libertà di pensiero ed espressione sul web, oltre che limitazioni a manifestazioni pubbliche su internet ci si è quasi subito dimenticati dell'evento e si è ripreso a ricostruire la storia socio-politica del Cavaliere. Tra ieri e oggi è stato Gioacchino Genchi a calare un poker d'assi dai contenuti così dirompenti da destabilizzare l'intero quadro politico della seconda repubblica con argomentazioni ("già dimostrate anche in sede processuale") a prova di contraddittorio.

Genchi, esaltato dal popolo del web come uno dei più importanti e credibili uomini di Stato che ci siano nel Paese, ieri intervistato da Klaus Davi aveva aperto il campo con una prima serie di dichiarazioni culminate in questa:

''Ho evidenze di telefonate di Dell'Utri ai mafiosi. Ci sono chiare prove che risultano dai tabulati, dei suoi contatti telefonici già all'origine della fondazione di Forza Italia. Ho dei dati inconfutabili che dimostrano come alcuni appartenenti di spicco a Cosa Nostra abbiano preso parte alla genesi del partito in Sicilia oltre che essere direttamente collegati ai soggetti che hanno compiuto le stragi del '93".

Poi il secondo asso:

"Alcuni telefoni legati a fondatori dei club di Misilmeri e di Brancaccio, che si riunivano all'hotel San Paolo di Palermo costruito per conto dei Graviano e ad oggi confiscato alla mafia, sono stati utilizzati per chiamare mafiosi, stragisti, altri soggetti ora pentiti e condannati all'ergastolo, anche per contattare a casa il presidente Silvio Berlusconi. Queste per me sono prove che dimostrano in modo indiscutibile il legame tra chi ha provveduto alla fondazione del partito in Sicilia e chi, a Milano o Roma, ha tirato le fila con i mafiosi. E Dell'Utri é il soggetto che avvicina il Cavaliere a Palermo. Con lui non c'é stato solo un rapporto imprenditoriale ma da loro dipende l'intera genesi politica del partito".

Oggi Beppe Grillo pubblica sul suo blog un'intervista a Genchi, che chiarisce in modo ancora più chiaro la sua tesi:

"...si è potuto accertare con certezza processuale che uomini di Costa Nostra direttamente collegati a Leoluca Bagarella, il più sanguinario tra i criminali di mafia che siano mai esisti nella storia della mafia da quando esiste la mafia in Sicilia, proprio il gregario di Leoluca Bagarella era in contatto con esponenti romani appartenenti alla massoneria, collegati alla P2, con i quali si sono fatte delle riunioni a Palermo e in Sicilia in date ben precise, tra Palermo e Catania e ci sono dei contatti telefonici con questi soggetti e, immediatamente dopo, a stretto giro questi soggetti hanno chiamato direttamente a casa di Silvio Berlusconi. Ma non finisce qua, perché quando il progetto separatista o il progetto del partito Sicilia Libera, che nasceva un po’ come clonazione di quelli che erano stati il successo e l’esplosione della Lega, che prende lo spazio della frantumazione, dell’annientamento dei partiti tradizionali al nord, quando questo progetto viene abortito, viene abortito nel nome della costituzione di un partito unico che, da associazione nazionale Forza Italia, diventa partito Forza Italia con la creazione dei club di Forza Italia.

E ancora:

"In quell’albergo (l'Hotel San Paolo costruito dagli Ienna per conto dei Graviano ndr) si tiene la prima riunione a cui partecipano gli esponenti mafiosi di Brancaccio e gli esponenti mafiosi di Misilmeri: uno di questi, che è stato sentito nel 1994, si chiama Lalia. Lalia conferma che il club Forza Italia di Braccaccio e quello di Misilmeri sono stati creati a febbraio. Noi vedremo poi dal traffico telefonico che la sezione di Forza Italia, il club Forza Italia di Palermo viene attivato in Via Sciuti appena a marzo, quindi nasce prima quello di febbraio e poi quello di marzo. Nel telefono di Lalia ci sono i contatti telefonici con Pietro Benigno, condannato all’ergastolo per le stragi di Firenze, ci sono i contatti telefonici con Spatuzza, con lo stesso cellulare con cui Spatuzza, come ho accertato nel 1992, si sentiva e utilizzava il giorno 23 maggio della strage di Capaci e il 19 luglio 1992, la strage di Via d’Amelio. Partendo da quei contatti telefonici, si ricostruisce la catena dei rapporti del cellulare di Lalia, che è uno dei tanti soggetti che si sentono con parlamentari di Forza Italia, persone che diventeranno senatori, persone che diventeranno deputati regionali, persone che diventeranno esponenti locali del partito di Forza Italia e le chiamate sono perfettamente sequenziali: prima Lalia chiama queste persone, queste persone immediatamente dopo chiamano a casa di Silvio Berlusconi".

Dopo oltre un anno di riservate e precise puntualizzazioni su temi marginali, Genchi ha vuotato il sacco e ha dichiarato guerra a quella che secondo lui è la strettissima associazione tra mafia, Berlusconi e i suoi uomini.

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