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Passatempo o dipendenza?

 |  Redazione Sconfini

Oggi il gioco d’azzardo non interessa più una ristretta cerchia di persone bensì coinvolge gente comune, di tutte le età e di ogni estrazione sociale e culturale, uomini e donne.

Data la grande diffusione del fenomeno è importante comprendere e distinguere le diverse modalità di approccio al gioco. Ad esempio viene definito giocatore sociale chi considera il gioco come una buona occasione per socializzare e condividere con altri, saltuariamente o casualmente, questo tipo di intrattenimento. Un passatempo che viene vissuto come un divertimento, con fantasia ed aspettative non sproporzionate. Questo tipo di giocatore mette in gioco le proprie abilità, avverte il gusto nel competere con il destino e socializza uscendo temporaneamente dalla quotidianità.
Quando la persona inizia a discostarsi da un atteggiamento di divertita prudenza si trova in una via di mezzo pericolosa che, se non riconosciuta, potrebbe diventare patologia. In questo caso il gioco non è più in uno spazio ludico e diventa fonte di autodistruzione. Ecco allora che tutto si trasforma: il tempo del giocatore d’azzardo patologico diviene gioco, il suo spazio è gioco come gioco sono i suoi pensieri e i suoi valori.
Una buona domanda che potresti rivolgere a tuo figlio è quanto egli crede che gli eventi della sua vita siano determinati dalle sue scelte e dai suoi comportamenti e quanto invece dal caso o dalla fortuna. Puoi anche osservare e riflettere su come tuo figlio impiega il suo tempo, quanto ha bisogno di sfuggire alla noia e quanto alla sua insoddisfazione quotidiana. Quanto egli spera di raggiungere una migliore economia e quali siano i suoi progetti per il raggiungimento di tale obiettivo.
Desidero essere ottimista e pensare che per tuo figlio si tratti solo di un passatempo sano e divertente. Se così non fosse considera che andrebbero rinforzate le sue competenze personali e sociali, la sua capacità di diversificare le attività del tempo libero, l’abitudine a porsi obiettivi nella vita. Coltivare dunque l’autostima, il controllo degli impulsi e la fiducia nel futuro. Vi sono spesso campagne informative e di sensibilizzazione su tutto questo. Tali approcci possono costituire risorse importanti.
Ti riporto alcune citazioni che possono accompagnarti nella riflessione. «Gioco d’azzardo. È il contrario del gioco, ed è assurdo che abbia lo stesso nome. Mentre il gioco è fondato sulla possibilità di maneggiare le proprie forze, il gioco d’azzardo è basato sul rifiuto di agire: in un caso c’è l’azione, nell’altro la passione». (Valerio Magrelli)
«Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale». (Sigmund Freud, Il poeta e la fantasia, 1907)

Adolescenti: una domanda ricorrente

Desidero ringraziare i lettori per l’entusiasmo con il quale la nuova rubrica è stata accolta. Molte sono le mail che mi parlano di problemi legati all’adolescenza. Una delle questioni più sentite è quella che riguarda il tema dell’autonomia dei teen-ager. Ci sono ragazzi che sembrano già tanto indipendenti, altri che invece faticano a prendere il volo. E nel mezzo i genitori che navigano a vista. Rispondo allora a Claudia ’70 che si lamenta per il fatto che la figlia quattordicenne “non si decide a essere indipendente”.
Premesso che i miei interventi non hanno la pretesa di fornire risposte risolutive, bensì qualche strumento utile alla riflessione e conseguente applicazione all’interno della propria esperienza specifica, desidero ricordare che la crescita avviene tra dipendenza e ricerca di autonomia. Le contraddizioni sono fondamentali per la costruzione della personalità e questo processo non si esaurisce nel tempo di alcuni mesi, ci vogliono anni. Cara Claudia, parla dunque con tua figlia, mantieni vivo il dialogo, rispettala e rispetta i suoi tempi.

foto: Carl Raw


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