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Primarie da manicomio per il PD tra soldi fuori dai seggi, cuffariani e cosentiniani al voto, ricorsi e colpi di spugna

 |  Redazione Sconfini

E' tristissima, più ancora del previsto, la piega che stanno prendendo i fatti di cronaca legati alle primarie di domenica 6 marzo in varie città d'Italia. In modo particolare a Roma ma soprattutto a Napoli.

In un autentico ginepraio di video, prese di posizione, ricorsi, stracci che volano da tutte le parti, voti di scambio alla luce del sole ed elettori che il Partito Democratico avrebbe dovuto mettere alla porta immediatamente, appare di tutta evidenza quanto la questione morale di berlingueriana memoria sia ormai accantonata. Nulla di inatteso ovviamente: lo sbrodolamento etico del PD di Matteo Renzi, sceso a patti con i peggiori individui, i più impresentabili politici, le più opache lobby e le peggiori logge massoniche italiane ha solamente aperto la strada alla rinascita di una enorme Forza Italia a cui viene concesso il privilegio di decidere democraticamente sui propri rappresentanti.

Nulla di più folle ovviamente: in Forza Italia le cose andavano avanti bene perché c'era un unico (corrutto)re che decideva attorniato da cortigiani. Qui Renzi e i suoi impreparati virgulti del Giglio Magico hanno collezionato una quantità di figure di fango impressionante.

In ordine sparso:

1) E' documentato che a Napoli esponenti berlusconiani nelle persone di Claudio Ferrara (candidato nel 2013 alle politiche in quota Cosentino e poi ritiratori all'esclusione del suo referente politico) e di Giorgio Ariosto (candidato non eletto nel 2011 al Comune di Napoli con Popolari Italia Domani, partito fondato da Totò Cuffaro) accompagnavano cittadini al voto distribuendo anche l'euro per la sottoscrizione. Ariosto dirà: "Ho dato un euro, che male c'è?"

2) Sempre a Napoli, consiglieri e delegati Pd distribuivano soldi per far votare Valeria Valente (che poi batterà in volata Antonio Bassolino - immaginatevi che sfida titanica - per circa 500 voti). Tra i protagonisti, Gennaro Cierro (capogruppo PD alla sesta municipalità) e Antonio Borriello (consigliere comunale PD), da sempre bassoliniano e da pochissimo convertitosi alla Valente. "L'ho fatto - ha dichiarato in un italiano stentato - per non essere scortese come partito, faceva freddo, erano venuti lì non avevano un euro e così gliel'ho dato io. L'ho fatto davanti a tutti mica di nascosto". Una pura cortesia.

3) De Luca (sì, quel De Luca) getta acqua sul fuoco: "sono solo babbarie... E che ve devo dì? Gli ha dato un euro, era meglio se gli dava una zeppola. Al di là di qualche sbavatura che può sempre esserci, non mi pare ci siano fatti clamorosi". Che vuoi che sia truccare le primarie per uno come De Luca.

4) Bassolino fa invece il pompiere e fa ricorso.

5) La Valente si oppone perché presentato da un diretto interessato e oltre le 24 successive la chiusura dei seggi.

6) I garanti danno ragione alla Valente.

7) I bassoliniani protestano "colpo di spugna che offende la città".

8) A Roma il partito è lacerato: Bersani vuole entrare nel merito, Rosato dice che la commissione di garanzia ha deciso con saggezza, Cuperlo rilancia chiedendo un intervento del PD Nazionale. Un manicomio accentuato dal silenzio totale di Renzi, che come sempre quando ci sono problemi nasconde la testa sotto la sabbia attendendo che passi l'ondata di piena.

9) In tutto questo mare magnum di corruzione e superficialità, intanto, a Roma si ammette candidamente: "Oltre 2.800 voti dispersi? Inseriti virtualmente per evitare il flop". Insomma, hanno buttato nelle urne quasi 3.000 schede bianche per far finta che ci fosse molta gente a votare.

C'era una volta il partito di plastica...


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