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Contro il lodo Alfano già raccolte 1 milione di firme

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Il successo della raccolta di firme per indire il referendum contro il lodo Alfano è stato strabiliante. In poche settimane, ai banchetti allestiti in tutte le principali città del paese dall'Italia dei Valori, si sono presentati più di un milione di cittadini. A rendere nota la notizia, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che esulta per il traguardo raggiunto e sogna già un referendum abrogativo della legge.

Ma perché tutto questo polverone (e questa grande mobilitazione popolare, tra l'altro passata sotto silenzio quasi assoluto nei telegiornali) per il cosiddetto lodo Alfano? Qual è la portata di questa legge? E perché in così tanti si stanno ribellando?

In estrema sintesi, il lodo Alfano prevede che le 4 più alte cariche dello Stato siano immuni da qualsiasi procedimento penale e civili durante il periodo del loro mandato. Di queste "4 più alte cariche dello Stato" non esiste alcun riferimento costituzionale.

Anzi, dicono i detrattori del lodo, questa formulazione è addirittura contraria alla Costituzione. All'art. 3 si legge infatti: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".

Identificare 4 persone "più uguali" di tutte le altre è insensato e anti-costituzionale. Effettivamente, una legge molto simile alcuni anni fa era stata bocciata dall Consulta e dalla Corte Costituzionale e quindi dichiarata incostituzionale. Ora ci si è riprovato.

Le 4 cariche sono attualmente: Napolitano (Presidente della Repubblica), Fini (Presidente della Camera), Schifani (Presidente del Senato) e Berlusconi (Presidente del Consiglio). Tra tutti, l'unico ad agevolarsi del lodo, sarebbe Berlusconi, che ha, anzi aveva, perché nel frattempo proprio il lodo ha stralciato la sua posizione da quella dell'avvocato Mills un presunto testimone corrotto dal Cavaliere in un altro processo, e da qui la definizione di "legge ad personam per eccellenza" che ha alimentato il dibattito antiberlusconiano in questi ultimi mesi.

A farsi promotore dell'iniziativa di raccogliere le firme per andare ad un referendum abrogativo, Antonio Di Pietro che ha mobilitato il suo partito. Il successo, come detto, è stato clamoroso. Segno che forse la sfacciataggine del Lodo è stata troppo evidente, stavolta, anche per gli italiani, cui tanto piace credere alle favole del Cavaliere.

Per par condicio, ecco la difesa di alcuni giorni fa del lodo dell'avvocato Ghedini, parlamentare del Pdl, legale di Berlusconi e "reale ministro della Giustizia" secondo i maligni, per i quali Alfano è solo un prestanome: "Se la Corte Costituzionale bocciasse il Lodo, bisognerebbe prendere atto che il presidente del Consiglio, anziche’ occuparsi del Paese, dovrebbe occuparsi dei processi. Sarebbe questa l’indicazione che uscirebbe; avremmo un premier, tranquillo di essere assolto, perche’ lo sarebbe, ma che dovrebbe passare le sue giornate con gli avvocati e con i giudici per terminare questi processi. Avremmo una democrazia dimezzata. Ove cio’ accadesse sarebbe una situazione che dovrebbe far meditare. Si costringerebbe il premier invece che a espletare il suo mandato a occuparsi dei processi".

Ma perché il lodo Alfano è così cruciale nella vita politica attuale: la battaglia è tra Berlusconi, che sogna di fare tra cinque anni il Presidente della Repubblica, ma che non può essere condannato per il processo Mills (al momento le prove a suo carico sembrano quasi schiaccianti) sennò perderebbe i requisiti per essere eletto. Per questo motivo si sta giocando tutto ora. L'obiettivo è di avere un beneficio in futuro, in modo che il processo Mills slitti di altri 7 anni poiché il Presidente della Repubblica è una delle 4 cariche più alte dello Stato. Di Pietro, unico vero oppositore del Cavaliere in Parlamento, che si fa scudo della moralità e della legalità, vuole a tutti i costi mettere i bastoni tra le ruote al progetto berlusconiano, ma per farlo ha sempre bisogno di raccogliere un ampio consenso popolare scendendo in piazza fisicamente. Bastavano 500mila firme stavolta, ne sono arrivate più del doppio. Il margine per evitare sorprese dell'ultim'ora sono ampissimi.

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