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Obama abbronzato. L'ennesima gaffe che isola l'Italia

 |  editor

Al premier Berlusconi piace fare battute. E' un guascone, un brillante intrattenitore, soprattutto quando va all'estero. A molti piace proprio per la sua spontaneità e per questo suo stile irriverente. All'estero però ci ridono dietro.

Facciamo alcuni divertenti esempi: l'editto bulgaro (che ha epurato dalla tv italiana per molto tempo Biagi, Santoro e Luttazzi), la prova di machismo in Spagna, quando ha rimproverato a Zapatero di avere troppe donne nell'esecutivo, l'imbarazzante esibizione a Washington culminata con la frase "George W. Bush è stato il miglior presidente della storia", lo smarcamento di Parigi sul tema dell'ambiente e del protocollo di Kyoto a favore di un ritorno a posizioni vicine alla Cina e agli stati dell'ex patto di Varsavia sul tema dell'inquinamento, e poi le memorabili gaffe in Cina sulla guerra in Iraq, fino all'ultima drammatica affermazione di Mosca: "Obama è giovane, bello e abbronzato". Pensando forse di essere lontano e di non essere controllato dai media italiani e internazionali, si lascia andare neanche fosse al bar sotto casa a parlare con gli amici pensionati. La vena razzista dell'affermazione, seppur detta con tono scherzoso, non è ovviamente passata sotto traccia.

Anche oggi il volto del premier italiano è sulle prime pagine di tutti i quotidiani più importanti del mondo e da ieri è presente nelle home page dei grandi portali di informazione internazionale. Ovviamente non si parla bene del nostro paese, né del nostro premier. Il dato più evidente: Obama non ha commentato le offensive parole del primo ministro italiano, ma ha escluso Berlusconi dal giro di telefonate di ringraziamento fatte ai maggiori statisti mondiali: il neo presidente degli Stati Uniti ha chiamato il presidente francese Nicolas Sarkozy, il premier britannico Gordon Brown, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier giapponese Taro Aso, l’israeliano Ehud Olmert, il messicano Felipe Calderon, il sudcoreano Lee Myung-bak, l’australiano Kevin Rudd e il canadese Harper.
Se sommiamo questo dato alla mancata visita di Obama in Italia di cui abbiamo già riferito in questo articolo, durante la sua visita in Europa in campagna elettorale, allora il tasselli del mosaico si compongono in una prospettiva, relativa alla politica estera italiana disegnata da Berlusconi, inedita.

Sembra infatti che ogni mossa compiuta a livello internazionale dal cavaliere sottenda a una strategia mirata a isolare l'Italia tra i paesi Nato e ad avvicinarla alla Russia. Anche le sue parole di Mosca confermano questa visione. L'Italia ha firmato una serie di accordi con il presidente Medvedev per diventare il primo partner commerciale della federazione russa.

Le affermazioni relative a una presunta, sempre più stretta, amicizia con gli USA sono quindi uno dei tanti depistaggi tipici della propaganda berlusconiana? Viene da pensare di sì.

Non è possibile dire con certezza che dal punto di vista strategico questa ipotesi dell'allontanamento italiano da Europa e Stati Uniti sia un male e l'avvicinamento alla Russia sia un maleficio. Certo è che ci sono tutti gli ingredienti per iniziare a vedere un allontanamento dell'Italia dalla politica occidentale e soprattutto, si teme, dai valori democratici che essa rappresenta. La Russia, se sa bene, non è un grande esempio di pluralismo e di democrazia.

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