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Fast sex o slow sex?

 |  Redazione Sconfini

Manca il tempo, manca la privacy, il ritmo della vita vissuta spesso relega la sessualità ad occupare posizioni marginali nella vita delle coppie a meno che non si pratichi il sesso veloce. Ma è davvero una soluzione?
C’è stato un tempo, le cui ombre si allungano però minacciose fino al nostro presente, in cui gli uomini, presentando la moglie a qualche amico, la definivano “la mia metà” o, nei casi più romantici e in assenza di controindicazioni iperglicemiche, “la mia dolce metà”.

In questa espressione era condensata una visione del rapporto uomo-donna che oggi sembra sempre più discutibile e anacronistica, superata e smantellata dalle spinte autonomiste della rivoluzione femminista dello scorso millennio.
Se, come suggeriva la mitologia greca, l’uomo e la donna erano due metà di un solo intero, ciò significava che, tanto in una prospettiva psicologica quanto da un punto di vista prettamente fisico, si doveva privilegiare la complementarietà tra i due sessi.

L’atto sessuale appariva dunque costretto e limitato dalla conformazione anatomica a svolgersi di norma solamente ricalcando uno schema antico, che prevedeva una partecipazione maschile attivamente penetrante e un’adesione femminile ricettiva e quindi passiva. Non a caso l’etimologia della parola vagina ci riporta al latino e al suo significato di “guaina” o “fodero” oppure, in modo più figurato, all’immagine di una chiave che entra in una serratura con conseguente terminologia popolare nel definire l’incontro tra i due organi genitali.


Ma questa visione meccanica del coito ha impedito e rischia ancora di limitare la comprensione dei significati psicologici, ludici e comunicativi di questo atto relegandolo ad una dimensione “naturalistica” seppur estremamente piacevole e desiderata. Così, a dispetto delle evidenze, le cose possono essere lette anche in modo diverso.
Coerentemente con le impostazioni suggerite dalla moderna educazione sessuale e in linea con il superamento di un’ottica moralistica e repressiva, il coito ha finito col rappresentare solo un aspetto di una più generale relazione che coinvolge tutto il corpo e che implica una corrispondenza sensoriale, emotiva e psicofisica tra due persone. In altre parole l’organo sessuale è parte del corpo e il corpo fa parte della dimensione psicologica che coinvolge la persona fino al suo significato sociale.

Il coito quindi non è solo un gesto di penetrazione ma diventa una comunicazione, un vero e proprio linguaggio che interessa altre capacità, percezioni, emozioni. Un comportamento che risulta dall’insieme di movimenti fisici ma anche psicologici e che deve trovare un suo ritmo, un suo tempo, una sua armonia.
Fino dal 1957, anno della scoperta della pillola anticoncezionale di Pincus, ha dominato una cultura che tendeva a considerare il coito quasi esclusivamente nella sua funzionalità riproduttiva nonché esclusivo patrimonio del piacere maschile. La considerazione che la donna raggiungesse essa stessa un godimento profondo era circostanza opzionale e assolutamente non necessaria. Da quel momento in poi, però, con la consapevolezza di poter staccare la penetrazione dalla dimensione procreativa, la donna ha potuto rivendicare un diritto al piacere completamente nuovo ma soprattutto si è sentita autorizzata a integrare l’appagamento sessuale ad un’idea da sempre coltivata ma che in passato non aveva riscosso grandi consensi e cioè quella che il sesso non possa mai prescindere dalla sfera dei sentimenti e delle emozioni. Questo non vuol dire certo che ogni rapporto sessuale debba sfociare in un amore per la vita ma solamente che quegli antichi gesti amorosi debbano comunque coniugare assieme carnalità e tenerezza, desiderio e commozione, erotismo e sensibilità.


Ecco perché risulta illusoria e fittizia la visione della femmina come complementare al maschio, che di questo sentire non sempre coglie l’essenzialità e l’importanza. La donna, in realtà, ancorché penetrata ha della completezza una concezione ben diversa: si può far del sesso in modo totale accogliendo l’altro non solo in una parte del proprio corpo ma nell’interezza del proprio sentire. E non è da oggi che su questo argomento si fanno riflessioni anche linguistiche. Gli uomini amano dire “ti prendo”, legato al possedere, al padroneggiare, mentre appare abbastanza evidente che in verità sono loro ad essere presi, posseduti, contenuti, accolti.


Di conseguenza la penetrazione ha perduto molto del suo arcaico prestigio mentre la sessualità si è affermata sempre di più come desiderio e come scelta, cioè come dimensione soggettiva dell’amore. Un amore in cui conta la ricerca del piacere, quello proprio e quello dell’altro, in una continua, esaltante ricerca di un simbolico penetrarsi, cioè di conoscersi e di conquistarsi reciprocamente. Seguendo questa prospettiva possiamo considerare il rapporto sessuale come un viaggio che ha una fase di progetto, corrispondente al desiderio, alla fantasia che lo anticipa, una fase di partenza corrispondente ai preliminari erotici e una fase di avventura vera e propria conclusa con il ritorno che talvolta è di delusione e talvolta è talmente bello da aver voglia di ripartire di nuovo.


Ma il vero cambiamento arriva oggi dalle nuove regole che le donne sembrano dettare nel variopinto mondo dei rapporti sessuali. Il must che si sta imponendo fra le giovani donne che amano le coccole ma vivono in una prospettiva più dinamica e intraprendente, è il “fast sex”, il sesso ad alta velocità, perfetto per chi ha poco tempo e poca voglia di lunghi corteggiamenti o di stucchevoli giochi di seduzione. È il piacere del sesso rapinoso e veloce, travolgente ma non per questo meno appagante, che libera le emozioni forti, la fantasia e la voglia di trasgressione perché nell’immediatezza e nella velocità giudizi e pregiudizi si annullano a tutto vantaggio del piacere e del desiderio.
Il sesso veloce è stato ritenuto per molto tempo una pratica maschilistaa, non rispettoso dei ritmi e dei tempi femminili tanto da essere definito in termini dispregiativi con il nome di “sveltina”. Oggi invece le ricerche e i sondaggi confermano che il fast sex, o “quickie” come viene affettuosamente chiamato, è una delle modalità di far sesso più praticate e più gradite anche dalle donne.

È vero che il piacere femminile è più lento e articolato ma con il giusto desiderio e coinvolgimento arrivano presto anche l’eccitazione e l’orgasmo. Senza nulla togliere a quel modo di fare l’amore lento, delicato, attento, pieno di giochi rituali, di massaggi, di carezze, di baci che deve necessariamente caratterizzare l’intimità e l’erotismo di ogni coppia.


L’erotismo infatti ha le sue radici nell’impulso sessuale ma si arricchisce di tutti quegli aspetti appartenenti alla sfera psichica come le emozioni, gli affetti e le fantasie che portano l’uomo e la donna al desiderio di toccarsi, esplorarsi, baciarsi, accarezzarsi, abbracciarsi, unirsi, di far aderire i propri corpi nell’intimità del rapporto. Con il concorso di altri fattori complementari che vanno dalle “sensazioni termiche”, il calore della pelle, a quelle “dolorifiche”, piccoli morsi e pizzicotti, o a quelle “di pressione”, sfregamenti, strette, strizzamenti, che possono, in modi diversi ma, attenzione, assolutamente soggettivi e spesso molto diversi al maschile o al femminile, diventare fonte di piacere.

L’importante comunque è lasciarsi andare e mettere da parte l’orologio ricordando, per concludere con una metafora, che l’uomo è come il fuoco, la donna come l’acqua: lui dovrebbe portare lei all’ebollizione. Ma senza farla evaporare.
dott. Filippo Nicolini

BOX: Sesso veloce: attenzione al mal di testa!

Sono ormai molte le ricerche che tendono a far vacillare il mito che lega la qualità di un rapporto sessuale alla sua durata. In particolare due studi americani, del Kinsey Institute e della Society for Sex Therapy and Research, e uno dell’Istituto Gewiss di Amburgo confermano che solo una coppia su venti ha rapporti sessuali che superano i trenta minuti mentre la durata ideale si attesta tra i 7 e i 13 minuti. Il 78% degli uomini e il 60% delle donne sono d’accordo sul sesso veloce, possibilmente consumato in luoghi anomali e inconsueti.


Il dato curioso però non è fornito dagli uomini, che dichiarano di farlo in fretta perché hanno poco tempo e non vogliono strascichi sentimentali, bensì dalle donne che preferiscono consumare in fretta perché “fa bene all’umore”. Ma parrebbe che il sesso “mordi e fuggi” funzioni bene anche all’interno di situazioni sentimentali impegnative e consolidate. Unica controindicazione il mal di testa che può verificarsi dopo l’orgasmo causato dalla brusca iniziativa sessuale. L’età più esposta quella tra i 25 e i 50 anni, e maggiori danni agli uomini che ne soffrirebbero quattro volte più delle donne.

 

foto: Joshua Rawson Harris


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