Assistenza ai degenti: Avo, i volontari ospedalieri
Un lamento proveniente da un letto di corsia dell’ospedale Policlinico di Milano, aveva attirato l’attenzione di un medico che stava attraversando un reparto. Era un pomeriggio dell’estate del 1975 e il professor Erminio Longhini, primario medico dell’ospedale di Sesto San Giovanni, si avvicinò al letto in cui giaceva una donna, che con un flebile ma insistente gemito continuava a chiedere un qualcosa di tanto semplice quanto indispensabile: un bicchiere d’acqua.
Il professore vide che nessuno si era avvicinato per accogliere la sua richiesta. Le altre ricoverate erano indifferenti così come l’inserviente, che stava pulendo il pavimento al centro della sala. Quando il medico domandò a quest’ultima come mai non si preoccupasse di portare un po’ d’acqua alla povera signora, la risposta fu: “Non tocca a me”. Questa affermazione fece a lungo riflettere il professor Longhini e la sera stessa ne volle parlare ad un gruppo di amici, che proprio in quel periodo si ritrovavano regolarmente per cercare di dar vita a “qualcosa” che portasse solidarietà, aiuto materiale e sostegno morale a chi si trovasse nel bisogno. Questo “qualcosa” si concretizzò nella risposta a quella domanda: “toccava a loro” creare un’associazione di persone che si sarebbero occupate di altre persone, più sfortunate, in condizioni svantaggiate, curate sì con professionalità e responsabilità, ma spesso in ambienti spersonalizzanti che le consideravano solo come “organi malati da curare” o peggio ancora come “numero di posto letto”…
Nasce così in quell’estate di oltre 34 anni fa la prima Associazione di volontari ospedalieri (Avo), che negli anni ha visto espandere i propri valori e la propria presenza in quasi tutta Italia. Tra le prime associazioni di volontari ospedalieri italiane c’è anche quella di Trieste, che è sorta nel 1979 per volontà di alcune persone dotate di uno spiccato senso della gratuità e unite dalla passione di alleggerire con la loro semplice presenza i dolori e le sofferenze di chi si trova costretto a passare periodi più o meno lunghi in ospedale.
Da sempre, gli interventi delle varie Avo sparse lungo tutto lo Stivale, non hanno a che fare con il lato medico o sociosanitario tipici dell’assistenza ospedaliera, ma sono un tipo di sostegno completamente diverso: l’associazione s’impegna a promuovere l’azione diretta dei propri soci nelle strutture ospedaliere e socioassistenziali a livello nazionale con un servizio qualificato e gratuito per assicurare una presenza amichevole accanto ai malati nell’ambito delle strutture stesse offrendo loro, durante la degenza, calore umano, dialogo e aiuto per lottare contro la sofferenza, l’isolamento e la noia. Tale attività esclude, come anticipato, qualunque mansione tecnico-professionale di competenza esclusiva del personale medico e paramedico. Si tratta di una presenza che integra e non si sostituisce ai compiti perseguiti e alle responsabilità assunte dall’entità ospedaliera e/o socioassistenziale nel suo complesso in cui l’associazione svolge la sua attività.
Alla FederAvo (la Federazione che unisce tutte le Avo a livello nazionale) fanno capo oltre 240 associazioni presenti nelle più importanti città italiane in quasi tutte le regioni. Complessivamente in Italia l’iniziativa Avo può ormai contare su una presenza di volontari di circa 30.000 unità e opera in oltre 500 ospedali, Rsa, case di riposo. I volontari Avo prestano oltre 3.000.000 di ore di servizio gratuito a favore dell’ammalato.
A Trieste la rappresentanza dell’Avo è affidata ad una giovane e molto attiva presidente, Domiziana Avanzini, cui spetta di comune accordo con i tanti volontari “senior” la gestione dei servizi gratuitamente messi a disposizione negli Ospedali di Cattinara e del Maggiore. In tutto sono 160 i soci e i volontari che prestano il loro tempo nei vari reparti in cui vengono inseriti dopo un periodo di formazione teorica e pratica (con affiancamento). A Cattinara i volontari lavorano nella Clinica Ortopedica, in Neurochirurgia, in Medicina Clinica, in III Medica, in Clinica Medica e in Geriatria. Al Maggiore invece l’Avo è presente in Ortopedia e Traumatologia, Dialisi e II Medica.
“Speriamo sempre di allargare il numero di reparti in cui prestare i nostri servizi – spiega la Avanzini – e per questo siamo sempre attenti a promuovere i nostri corsi di formazione per volontari per far avvicinare nuove persone alla nostra associazione. Negli ultimi anni si sono aggiunti anche numerosi studenti universitari di Medicina, Psicologia e Scienze della Formazione che possono attraverso di noi ottenere dei crediti formativi utili a conseguire la laurea”.
G.M.
LA PRESIDENTE: DOMIZIANA AVANZINI
Domiziana Avanzini nasce a Roma nel 1972, ma è triestina d’adozione da quando si trasferisce nel capoluogo regionale per studiare Lettere moderne. Dopo aver conseguito la laurea inizia ad occuparsi di progetti socioculturali, artistici e cooperativistici. Coinvolta da un’amica già volontaria per l’Avo, nel 2000, entra nel reparto di Ortopedia (da dove non “uscirà” più) in qualità di volontaria e dove continua, nonostante i tanti impegni dovuti alla sua carica e alla sua professione, a prestare il suo tempo. Nel tempo diventa responsabile dei volontari nel reparto di Ortopedia e dal marzo del 2009 è eletta a presidente.
Tra i suoi “sogni” per il mandato che ha da poco inaugurato c’è quello di “dare una visibilità maggiore all’associazione, che per sua natura è confinata nelle strutture ospedaliere, e farla crescere per poter entrare in più reparti”. A queste aspirazioni si aggiunge anche “la possibilità di potenziare il nostro recentemente inaugurato servizio di “Punti lettura del degente” che permettono agli ammalati di poter godere di un po’ di letture durante il periodo di convalescenza”. Al momento sono circa 1.000 i libri a disposizione dei degenti di Ortopedia e II Medica all’Ospedale Maggiore, volumi tutti donati dai volontari e dai cittadini che hanno aderito al progetto.