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La Cjaminade: itinerario nel cuore di Martignacco

 |  Redazione Sconfini

Girovagando in macchina accompagnati da una pioggia torrenziale seguendo le indicazioni di castelli, prosciutti e strade secondarie, siamo capitati nel centro di...

Martignacco, un paesone ad ovest di Udine.

Indispettiti per non essere riusciti ad evitare anche un piccolo centro urbano come questo, cerchiamo uno spazio per fare inversione e ritornare fra i pendii del Friuli collinare. Il destino è strano e nel Piazzale “Martiri delle Foibe”, dove abbiamo riparato per cambiaMartignaccore rotta, quasi ci scontriamo con un pannello, uno di quelli che illustrano le bellezze architettoniche e paesaggistiche; e siccome siamo curiosi ci diamo un’occhiata.

Sfidando il tempo orrendo, scendiamo e scopriamo che si tratta dell’inizio di un percorso: “La Cjaminade” (la camminata) del cuore… nel senso fisiologico del termine. Leggiamo, infatti, che un tale Antonio Feruglio, cardiologo defunto, inventò e creò un itinerario qui nei dintorni con l’intenzione di rinvigorire il muscolo cardiaco dei compaesani. Beh, ci diciamo, diluvia e siamo contenti, quindi seguiamo le indicazioni della Cjaminade, chissà dove ci portano.

Ci sono cartelli bianchi con una freccia rossa ben visibili ovunque. Fantastico. Prendiamo via Stringher costeggiando il Lavia, un torrente che scorre fra i boschi e i campi rimasti. Con sorpresa, però, ci accorgiamo che il percorso ad anello non lo si può seguire tutto in automobile: a tratti, infatti, passa per le strade bianche e i sentieri trasformati dall’acqua in canyon di fango, non praticabili con il nostro pandino. Decidiamo allora di prender nota del posto e di tornarci con il bel tempo la prossima settimana; per oggi abbiamo dato.

Riprendiamo la strada che da Martignacco porta a Udine, costeggiando la tangenziale e il centro commerciale, passando per Ceresetto, e proseguendo in linea retta verso il Castello di Moruzzo. Con la coda dell’occhio sinistro notiamo un vuoto preoccupante. Ci fermiamo, vogliamo vedere se il tiglio secolare nella piazzetta davanti al castello è ancora sciancato o si è ripreso.

Mi hanno raccontato che alcuni anni fa questo albero maestoso, citato da documenti botanici già nel 1301, è stato colpito da un fulmine. Da allora non deve essersela passata molto bene anzi, visto il buco rimasto, non ce l’ha proprio fatta. Al suo posto, da un anno circa, c’è un altro albero, un venticinquesimo del suo predecessore, aiutato da tiranti e voluto nello stesso luogo, presumiamo per continuità storica. “Lui”, il maestoso, è conservato nell’atrio del municipio di Moruzzo, di fronte alla piazzetta. L’atmosfera ci pare all’improvviso fredda, non ha più senso rimanere.

Ripartiamo mestamente. Tirando sempre dritto. Ad un certo punto un’indicazione sulla destra attira la nostra attenzione: Santa Margherita del Grugno. Istintivamente viriamo e arriviamo sulla cima di una collina.

Lo spettacolo che ci aspetta è strano: da una parte un borgo medievale e abitato che ci fa brillare gli occhi, dall’altra una sfilza di automobili parcheggiate ai margini della stretta via. Non un’anima viva in giro. Domenica pomeriggio… un matrimonio? Difficile, e poi non ci sono ristoranti.

Il micropaese è costituito dal borgo medievale più una manciata di villette, separate dal nucleo antico da una strada. Poi l’illuminazione. Sopra una squallidissima porta in alluminio c’è l’insegna di un bar. Ma dove ci stanno tutte quelle persone lì dentro? Soprattutto, perché? Da antisportivi, non ci risulta immediata l’unica risposta ragionevole: Sky! È il pallone che ripopola questo angolo di mondo. Rimane da capire dove mettono queste persone. Parcheggiamo un chilometro più in basso ed entriamo.

Che spettacolo. A destra l’angolo del Lotto, di fronte ad un tavolo rotondo, una televisione e quattro avventori che nemmeno si accorgono di noi. A sinistra un lungo bancone guarda su una platea di sette file da tre e cinque posti, abbacinati da uno schermo televisivo dentro il quale 22 giocatori rincorrono una palla. Siamo accolti gentilmente, ci piace l’atmosfera. Ancora abbiamo delle perplessità, i conti non tornano. Dove sono i proprietari di tutte le macchine là fuori?

Un merlot più tardi si chiarisce il mistero e scopriamo che la porta che conduce al bagno è un passaggio segreto che si apre su un vero tendone ad elle pieno di gente seduta davanti ad un altro megaschermo. Curiosamente nel locale ci sono solo uomini con tre eccezioni, compresa la sottoscritta. Mi diverte la situazione e rimaniamo ancora un po’.  Poi succede qualcosa di ancora più singolare: la partita si conclude e in cinque secondi d’orologio (li abbiamo contati) TUTTI si alzano e se ne vanno. È un fiume in piena. Dopo un minuto, nel locale siamo in otto, compresi i gestori. Non un commento, non un saluto o un bicchiere della staffa, niente. Si va a casa, la partita è finita.

Che fare, ce ne andiamo pure noi, non senza degnare di un giretto il borgo, che fa parte del Consorzio dei castelli storici del Friuli Venezia Giulia, da dove si apre una vista bellissima sulla pianura.

 

NOTIZIE UTILI

“Camminare brucia calorie”: così si legge sulle indicazioni del sentiero di Martignacco. Come promesso ci siamo ritornati, percorrendo la Cjaminade tutta di corsa. La sottoscritta in bici, la mia compagna facendo jogging. La giornata è soleggiata, ma talmente fredda che la terra risulta gelata e scricchiolante sotto i piedi. Percorriamo sette chilometri dell’itinerario, c’impieghiamo circa un’ora. Il bosco è ben curato e il paesaggio strano. Ad un certo punto si vede una collinetta con una catasta di legna impilata ben bene e un vero caterpillar, lì, in mezzo ai campi, quasi in attesa del lunedì! Arriviamo finalmente al traguardo, passando anche attraverso qualche corte. Non sappiamo se è permesso, ma pazienza ormai…

 

Ivana Macor

  

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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