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Miramare: un castello sul mare

 |  Redazione Sconfini

Si staglia sullo sfondo sia che si venga da fuori Trieste sia che ci si trovi sulle centrali rive del capoluogo giuliano.

Comunque sia non si può non vedere, non si può non rimanere suggestionati da quella costruzione bianca che è il castello di Miramare. Un edificio, divenuto museo statale nel 1955, realizzato in pietra d’Istria, che non solo si impone allo sguardo ma anche, per la sua storia affascinante e malinconica insieme, alle emozioni.

 

Il castello venne costruito per volere dell’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Austria, fratello minore deil castello di Miramarell’imperatore Francesco Giuseppe. Dopo aver più volte soggiornato a Trieste ed esserne rimasto fortemente affascinato, il futuro imperatore del Messico decise di costruire la sua residenza proprio sul litorale giuliano e precisamente sul promontorio sito nella baia di Grignano. Insieme alla moglie Carlotta, figlia di Leopoldo del Belgio, Massimiliano avrebbe voluto risiedere per sempre in questo castello. Avrebbe, perché, di fatto, la sorte gli permise di vivervi soltanto quattro anni, dal 1860, anno dell’inaugurazione dell’edificio, al 1864, anno in cui l’Asburgo lasciò i lidi giuliani alla volta di quelli messicani. Ma dal Messico non tornò più.

 

Il castello di Miramar, così chiamato alla spagnola, era nel cuore di Massimiliano, tant’è che a lungo meditò sui progetti proposti dagli architetti e, solo dopo aver ricevuto più elaborati, decise di affidare la progettazione all’architetto viennese Carlo Junker, il cui lavoro ben corrispondeva al gusto estetico dell’arciduca austriaco. Amante della cultura, molto sensibile ai gusti dell’epoca, Massimiliano d’Austria si dedicò alla realizzazione del suo castello fino alla fine dei suoi giorni, ovvero fino al 1867, quando venne fucilato dai rivoluzionari messicani capeggiati da Juarez. Anche da quella terra lontana, instancabilmente, l’arciduca continuò a fornire indicazioni sull’arredamento, sui dettagli decoral'interno del castellotivi che avrebbe voluto vedere al suo rientro a Trieste.

 

L’edificio esternamente rievoca con le sue merlature i più classici castelli medievali, ma non mancano rimandi alle architetture rinascimentali e barocche. All’interno, Massimiliano racconta se stesso, i suoi gusti letterari, la sua attrazione per l’Oriente. Massimiliano era ufficiale di marina ma soprattutto amava il mare, amava navigare, viaggiare. Da questo amore nacque l’ideazione della sua stanza da letto, detta cabina, il cui letto, dalla struttura metallica, ricorda quello delle navi. Sul tendaggio azzurro, colore predominante nel pianterreno, che circonda il letto stesso, si può notare lo stemma che avvicina le immagini della corona e dell’ancora, alludenti al grado di viceammiraglio di Massimiliano, a quella dell’ananas, il frutto esotico inneggiante alla prosperità. Sempre da questa passione per il mare, nasce la sala Novara, cioè lo studio di Massimiliano, che altro non che è la riproduzione della stanza a poppa della nave, dal nome piemontese, che Carducci cantò. I gusti letterari si fanno palesi nella biblioteca. Quasi a guardia dei libri che, letteralmente, rivestono le pareti di questo ambiente, vi sono infatti i busti di Dante, Goethe, Omero e Shakespeare, le auctoritates indiscusse dell’epoca.

 

Ricco di preziosità, il castello deve essere visitato ponendo particolare attenzione ai dettagli. Mobili intarsiati, porcellane e avori: tutto segnala la sensibile raffinatezza dell’arciduca austriaco. In particolare si osservino le sale cinese e giapponese: il mondo orientale, conosciuto attraverso i viaggi compiuti, aveva infatti conquistato questo raffinato e sfortunato regnante. Nella sala storica sono ospitate le sei tele realizzate dal celebre pittore Cesare Dell’Acqua grazie al quale, a imperitura memoria, abbiamo le rappresentazione dei fatti storici di rilievo che ebbero come sfondo la baia di Grignano e il castello stesso, come per esempio il momento in cui l’arciduca firma l’atto in cui accetta quella, che sarà per lui la fatale, investitura a imperatore del Messico.

 

Ma a parte l’edificio, la cornice stessa in cui esso è inserito rende ancor più suggestiva la visita: se da un lato il mare attira lo sguardo verso l’infinito, dall’altro non si resiste all’attrazione del Parco. Uno spazio verde che possiede innumerevoli specie di piante, fiori e arbusti, provenienti da ogni dove e lì giunti per ordine dell’arciduca, che fu, tra l’altro, appassionato e studioso di botanica. 

Tiziana Benedetti

 


In collaborazione con Help!

 

 


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