Birra: meglio acquistarla in bottiglia o in lattina?
La birra è una bevanda molto antica, la cui storia inizia presumibilmente intorno al 7000 a.C. e il cui nome deriva dal latino “bibere”, cioè bere: non c’è da stupirsi quindi se da sempre essa rappresenta un vero e proprio sinonimo di bere.
È un prodotto fermentato, moderatamente alcolico, probabilmente inventato da una donna della Mesopotamia per pura casualità mentre maneggiava legumi e cereali in cucina, allora alla base dell’alimentazione quotidiana.
Oggi è una delle bevande più diffuse e apprezzate al mondo dopo il tè, le bibite gassate e il latte: se la vecchia Europa, infatti, rimane la patria d’elezione delle migliori birre, con le sue centrali di produzioni significative in Germania, Gran Bretagna, Belgio, Francia, Olanda, Danimarca, Spagna e Repubblica Ceca, ad ogni longitudine e latitudine (dalla Cina all’Africa, dall’Australia al Giappone, dalla Russia agli Stati Uniti) esistono “santuari” e mercati di straordinaria importanza, ma anche tradizioni molto solide nell’utilizzo di questa bevanda.
Anche in Italia, a dispetto della lunga e consolidata tradizione vinicola che rende il nostro Paese famoso in tutto il mondo, il consumo di birra risulta essere più che raddoppiato rispetto al recente passato, registrando un aumento che va dai 13 litri pro capite della metà degli anni ’70 ai 30 litri del 2006 (fonte: Assobirra, 2006). Tante lager, (le cosiddette “bionde”, che però è più corretto chiamare “chiare”, e che produciamo qui in casa nostra, su licenza, per le maggiori marche del mondo) e rare doppio malto si dividevano fino a poco tempo fa il mercato, con larghissima prevalenza delle prime. Ma, in parte per la frequenza sempre più alta con cui le birre nostrane vengono classificate ai primissimi posti delle degustazioni internazionali, in parte per la marcata crescita della cultura birraia nazionale, sono sempre più presenti nuove varietà premium vicinissime alle tipologie pils, e birre superiori, di classe e grande impatto: secondo i degustatori, infatti, la caratteristica tipica della birra italiana è proprio l’eleganza.
Per rendersi conto di questa situazione, è sufficiente osservare gli scaffali dei supermercati: è sempre maggiore infatti lo spazio riservato a questo prodotto, proposto in una grande varietà di marche, tipologie e confezioni. Queste ultime, a differenza di quanto si possa pensare, svolgono anche un ruolo di primaria importanza nella commercializzazione della birra in quanto, con la loro forma e le loro caratteristiche strutturali, influenzano notevolmente sia il mantenimento della qualità della bevanda che la scelta da parte del consumatore. Perciò è spontaneo chiedersi: quale tra questi imballaggi è meglio scegliere per gustare al massimo il prodotto, e quale tra essi è il più sicuro?
Prima di rispondere a queste domande, però, è importante andare a monte della questione, osservando innanzitutto come avviene il processo di confezionamento della birra e quindi come nasce il prodotto che troviamo esposto nei vari punti vendita.
Terminato il processo di fermentazione e maturazione, che avviene ad opera di lieviti del genere Saccaromyces, il prodotto viene sottoposto all’operazione di filtrazione con lo scopo di allontanare le cellule di lievito presenti e garantire una maggiore stabilità organolettica nel tempo. A questo punto si procede con l’addizione di anidride carbonica, grazie alla quale la birra raggiunge il livello di gasatura desiderato, dopodiché il prodotto è pronto per essere confezionato attraverso un’operazione che si svolge con impianti variabili a seconda del tipo di imballaggio da riempire: come sappiamo, infatti, la birra si può trovare confezionata in bottiglie, lattine e fustini.
Per quanto riguarda le bottiglie, il processo prevede che in un primo momento vengano fatte scorrere su un nastro trasportatore e poi sciacquate internamente con un getto d’acqua ad alta pressione, in seguito avviene il riempimento con il prodotto. Prima della tappatura, sulla superficie della birra viene spruzzato un sottile getto d’acqua in modo da determinare la formazione di schiuma che sale immediatamente lungo il collo della bottiglia ed elimina l’aria presente, spingendola verso l’esterno. L’ultima fase dell’imbottigliamento prevede la chiusura con tappo a corona e la pastorizzazione, trattamento termico che ha lo scopo di inattivare eventuali microrganismi presenti.
Il confezionamento della birra in lattine e fustini è un procedimento simile a quello appena descritto per le bottiglie: l’unica importante differenza consiste nel fatto che, al termine del riempimento delle confezioni, queste presenteranno al loro interno un quantitativo d’aria decisamente più elevato dovuto al maggior diametro dell’imboccatura rispetto a quello della bottiglia. Pertanto, in questo tipo di imballaggi la birra sarà maggiormente esposta ad un peggioramento della qualità organolettica durante la conservazione.
Ciò non significa che al momento dell’acquisto sia preferibile scegliere solo birra confezionata in bottiglia perché ciascun involucro presenta vantaggi e svantaggi legati alla conservazione del prodotto. Le bottiglie, garantendo un minor contenuto d’aria al momento del confezionamento, espongono la birra ad un minor rischio di ossidazione; al tempo stesso però il vetro trasparente (e con effetto maggiore quello di colore verde rispetto al marrone) favorisce la penetrazione della luce causando un peggioramento dell’aroma e del sapore della birra. Per contro, lattine e fustini favoriscono un più rapido invecchiamento del prodotto a causa dell’elevato contenuto d’aria presente, ma garantiscono una protezione totale dall’azione dannosa della luce.
Come orientare quindi la nostra scelta? Tenendo presente innanzitutto che nessuno degli imballaggi presenta rischi per la salute, ma può solo influenzare positivamente o negativamente le caratteristiche sensoriali della birra. Conviene, quindi, acquistare preferibilmente lattine e bottiglie di colore marrone, avendo comunque l’accortezza di conservarle in un luogo fresco e al riparo dalla luce fino al momento del consumo.
Al momento dell’acquisto, attenzione come sempre all’etichetta: per legge questa deve riportare gli ingredienti utilizzati (elencandoli in ordine decrescente rispetto alla quantità utilizzata), il contenuto in volume (per esempio 33 cl) seguito da una “e” (che rappresenta il simbolo di conformità alla normativa comunitaria) e il contenuto alcolico (indicato in % vol.). E' importante osservare che venga riportata in etichetta anche la data di scadenza, lo stabilimento di provenienza, ma soprattutto il lotto di produzione: si tratta infatti di un dato fondamentale per la tracciabilità di filiera del prodotto, ossia per poter risalire dettagliatamente a ciascuna fase della realizzazione della birra e poterne quindi conoscere l’intera storia.
Un ultimo accorgimento: per gustare appieno questa bevanda straordinaria, è importante consumarla ad una temperatura di 7-8°C, non fredda di frigorifero; pertanto è meglio ricordarsi di estrarla dal fresco e lasciarla a temperatura ambiente per qualche minuto. È fondamentale anche evitare di consumarla direttamente dalla confezione, ma solo dopo averla versata in un bicchiere dall’ampia imboccatura che consenta di apprezzarne a pieno l’aroma e il sapore.
Francesca Fogliato