Medicina scientifica ed alternativa: esperti a confronto
Negli ultimi tempi è sempre più frequente sentir parlare di naturopatia, agopuntura, fitoterapia e discipline ayurvediche, tecniche curative nate prevalentemente in Oriente e diffusesi con rapidità e successo anche in Occidente, ove trovano la loro applicazione in appositi centri medici, erboristerie, farmacie e parafarmacie.
In una società sempre più afflitta dal “grande male comune” chiamato stress, responsabile dei più svariati disagi fisici e psicologici presenti in grandi e piccini, discipline che mirano a ristabilire uno stato di salute basandosi soprattutto sul ripristino dell’equilibrio psicofisico di ognuno di noi, risultano essere argomento di grande attualità. Noi abbiamo voluto conoscere ed approfondire il tema attraverso il confronto fra due esperti: la dottoressa Cristina Muratore, farmacista e titolare della “Parafarmacia olistica” di Belluno, e il dottor Walter Zorzetto di Pordenone, medico chirurgo specialista in Farmacologia, ci illustreranno le principali differenze tra medicina alternativa e scientifica, evidenziando i loro punti di luce ed ombra, aiutandoci a comprendere le finalità delle due tecniche curative e le caratteristiche che le differenziano. Dottoressa Muratore, lei è titolare di una parafarmacia “olistica”. Che cosa si intende con il termine olismo? “Il termine olismo deriva dalla parola greca “olos”, che nell’idioma antico traduceva la parola “tutto” o meglio “intero”: olistico, appunto, è il benessere che nasce dalla cura dell’essere umano nella sua globalità fisica, psicologica e spirituale, è una via verso lo star bene che vuole ristabilire il dialogo profondo tra ciò che siamo e ciò che sentiamo. Le medicine olistiche antiche prima, e quelle moderne poi, mirano a curare l’essere umano risvegliando la consapevolezza interiore dell’essere, in quanto considera il paziente come un’anima che si esprime in molteplici dimensioni, siano esse fisiche, energetiche, emotive, psicologiche e spirituali, e cerca di curare la malattia valutando e ristabilendo l’armonia tra esse”. L’omeopatia, la naturopatia, la medicina antroposofica e la riflessologia plantare sono le più diffuse e famose discipline identificate con il termine di “medicina alternativa”. Quali sono le caratteristiche di queste tecniche curative? “Cominciamo con l’omeopatia. Fondata nel XIX secolo da Samuel Hahneman, è una pratica clinico-terapeutica che si affianca alla medicina scientifica e il cui fine è quello di individuare il medicinale o i medicinali utili alla cura delle patologie umane e animali in base al criterio della “similitudine”. Secondo la legge per cui “i simili si curano con i simili”, una sostanza che provoca i sintomi di una malattia in una persona sana è in grado di guarire un paziente che soffre di quella malattia, così come secondo la legge del potenziamento mentre un farmaco in alte dosi intensifica i sintomi della malattia, lo stesso composto somministrato in piccole dosi tende a rafforzare i meccanismi di difesa dell’organismo. I rimedi omeopatici sono tanto più efficaci quanto più sono diluiti e durante la preparazione vengono sottoposti al processo di dinamizzazione, ossia ad una serie di scuotimenti (succussioni), che liberano le potenzialità terapeutiche del principio medicamentoso. Il medico omeopatico deve possedere un’ottima capacità diagnostica e un’approfondita conoscenza delle proprietà dei farmaci: infatti, mentre la medicina convenzionale combatte i sintomi delle malattie, secondo la medicina omeopatica i sintomi sono l’espressione dello sforzo dell’organismo per combattere la malattia e, pertanto, vanno attentamente valutati e interpretati in modo da scegliere correttamente il rimedio che potenzi la reazione difensiva. La terapia prescritta dal medico omeopatico è basata sulla convinzione che il corpo possieda un’energia vitale naturale che spinge verso la guarigione”. Cosa si intende invece per naturopatia? “Il termine naturopatia significa “cura naturale” e comprende tutte le modalità terapeutiche che hanno la finalità di riportare l’organismo umano ad uno stato di salute utilizzando le risorse della natura, che secondo i naturopati contengono i poteri curativi adeguati a ristabilire l’armonia nell’organismo e ad eliminare non solo i sintomi, ma anche e soprattutto le cause delle malattie. Il test indispensabile per consentire al naturopata di scegliere in modo mirato i trattamenti da applicare sul paziente è l’analisi iridologica, ossia l’esame della parte colorata dell’occhio, grazie alla quale viene valutata la struttura costituzionale, l’eventuale presenza di infiammazioni o congestioni a carico di uno o più organi, le alterazioni sanguigne e linfatiche e gli squilibri nervosi presenti nel paziente. Una volta analizzata la condizione del paziente, su di esso verranno applicate una o più tecniche curative come l’idrotermoterapia (ossia l’applicazione di acqua calda e fredda su specifici punti del corpo), la fangoterapia, la colonterapia o lavaggio intestinale, e la trofoterapia, ossia una cura basata sulla pianificazione di un’alimentazione equilibrata attraverso combinazioni di alimenti utili a ridurre gli scompensi fisici”. Quando comparve invece la medicina antroposofica? “Essa fu sviluppata a partire dal 1920 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia. L’antroposofia introduce un metodo conoscitivo che guida verso la ricerca delle leggi che stanno alla base della vita, dell’anima e dello spirito, nell’uomo e nella natura. Risultato di questa ricerca è un’immagine integrata dell’uomo, che permette di considerare tutti gli aspetti in cui la vita umana si realizza. Il medico antroposofico si impegna a cogliere, insieme con il paziente, il significato della malattia nella sua evoluzione corporea, psichica e spirituale. I rimedi vengono trovati prestando attenzione, da un lato, agli aspetti individuali dei fenomeni patologici, dall’altro, alla stretta connessione evolutiva esistente tra l’uomo e le altre componenti della natura. Oltre che della terapia farmacologica, la medicina antroposofica si avvale della terapia artistica, sotto forma di euritmia curativa, arte della parola, pittura e modellaggio”. In cosa consiste infine la riflessologia plantare? “È una forma di terapia attuata mediante stimolazione di particolari aree del corpo, specialmente nel piede o nella mano, che hanno la funzione di migliorare lo stato di salute, in quanto tale disciplina si basa sulle corrispondenze che gli organi hanno sulla superficie del piede. Tali corrispondenze vengono utilizzate per rilevare le alterazioni energetiche e vengono manipolate attraverso opportuni massaggi al fine di ristabilire l’armonia a livello fisico e psicologico. I piedi rappresentano infatti un microcosmo che fa parte del “macrocosmo uomo”, e in quanto tali riflettono la persona con tutte le sue caratteristiche, siano esse energetiche, fisiologiche, anatomiche, emozionali, mentali, psicologiche e perfino spirituali. Se si curano i piedi, di “riflesso” si cura la persona. La riflessologia plantare è solo una delle tecniche curative che si servono di specifici punti di pressione presenti nel corpo umano; oltre ad essa esiste infatti l’agopuntura, la digitopressione, l’auricologia e il massaggio shiatsu”. Dottor Zorzetto, quali sono le principali differenze di approccio, finalità e contenuti tra la medicina scientifica e la medicina alternativa? “Premesso il fatto che ciascuna di queste mira a ripristinare l’equilibrio del nostro corpo, e a farci recuperare il nostro “naturale benessere” (cioè la salute) dando per scontato che equilibrio e benessere siano sempre la nostra condizione normale, tra l’insieme delle due tecniche curative esistono alcune sostanziali differenze. Mentre la medicina ufficiale cerca infatti di mantenere un approccio razionale ai problemi servendosi dell’aiuto di metodi scientifici come misure, analisi e riproduzione dei fatti in condizioni sperimentali ripetibili e misurabili e sperimentazione delle cure per valutarne l’efficacia, le medicine alternative in genere non adottano metodi scientifici ma privilegiano il rapporto umano fra il medico e il paziente. Ne consegue pertanto che, se la medicina scientifica è ricca di contenuti tecnologici, nelle medicine e nelle tecniche alternative essi detengono un peso assai variabile a vantaggio invece della “relazione” terapeutica, con le varie componenti emotive che si instaurano fra terapeuta e paziente. In questo caso si tratta dunque di metodi dove ha ampio spazio la soggettività di ambedue gli attori della relazione e dove entrano in gioco anche aspetti irrazionali della nostra psiche”. A suo avviso qual è il principale motivo del successo e della grande diffusione di queste tecniche curative alternative? “Le cure alternative hanno grande diffusione perché, basandosi su di una relazione terapeutica spesso più “umana” e partecipata rispetto a quella presente nell’ambito di un rapporto tipico della medicina scientifica, soddisfano meglio il bisogno del soggetto sofferente di sentirsi considerata come “persona”, e non come un “caso clinico”, consentendo anche al paziente di scoprire, conoscere e gratificare l’aspetto irrazionale presente in tutti noi attraverso una serie di pratiche terapeutiche fatte di gesti e prescrizioni spesso simili a rituali antichi e misteriosi. Le terapie alternative riscuotono inoltre un successo dovuto al fatto di essere spesso presentate come “naturali e non aggressive” rispetto a quelle scientifiche, in armonia con un’immagine ideale della natura, vista come la Grande Madre di tutti i viventi e in grado di soddisfare i nostri bisogni senza ricorrere all’uso di rimedi prodotti da sintesi chimica”. Quali sono i principali punti di forza e debolezza di questi due forme di cura? “Da quanto detto, appare chiaro che il punto di forza della medicina ufficiale consiste nella sua scientificità, cioè nella oggettività, che la rende spesso efficace, pur nella variabilità dei casi individuali. Punto di debolezza può individuarsi nella prassi, quando l’operatore sanitario trascuri l’aspetto umano e relazionale. Le medicine alternative presentano invece diversi punti deboli, legati alla scarsa scientificità dei loro principi basilari e della prassi: non bisogna dimenticare che molti dei disturbi comuni, per i quali le persone si rivolgono alle medicine, sono di tipo psicosomatico, o esprimono disagi essenzialmente esistenziali, oppure ancora sono disturbi minori, che si risolvono da soli, grazie alle risorse naturali, dando così l’erronea impressione di essere stati guariti dal rimedio “alternativo”. Punto di forza è certamente quello già illustrato, ossia quello relativo all’importanza attribuita da queste medicine alla relazione empatica”. Quale consiglio si sente di dare a coloro che vogliono usufruire di queste tecniche curative alternative? “Il mio suggerimento è senz’altro quello di sottoporsi prima di tutto ad una valutazione medica tradizionale, per non rischiare di trascurare condizioni pericolose per la salute; quindi di scegliere con le necessarie informazioni la via da seguire, secondo le proprie esigenze e aspettative”. Francesca Fogliato BOX: E PER CHI VUOL SAPERE PROPRIO TUTTO… > AGOPUNTURA. Metodo terapeutico che deriva dall’antica medicina cinese. L’agopuntura prevede l’inserimento di aghi in determinati punti del corpo, dove si presume che scorra l’energia vitale. L’utilizzo dell’agopuntura a scopo analgesico (per alleviare o inibire la sensazione di dolore) ebbe inizio in Occidente alla fine degli anni Cinquanta, quando venne usata per alleviare i dolori postoperatori. In seguito venne utilizzata per indurre anestesia durante gli interventi chirurgici. Gli antichi cinesi identificarono 26 meridiani, corsi, o canali all’interno del corpo, attraverso i quali scorre l’energia (ch’i). I meridiani collegano una serie di punti, circa 800 in tutto il corpo, in cui convergono l’energia e il sangue. Ogni punto o gruppo di punti è associato a un organo o a una funzione corporea specifici. Per mantenere lo stato di salute è necessario che il ch’i scorra senza ostacoli. Pertanto, si presume che la malattia insorga quando l’energia resta bloccata lungo uno di questi meridiani. Localizzando il punto di ostruzione o intervenendo su tale punto per mezzo dell’agopuntura, si ristabilisce un flusso di energia equilibrato e il dolore o la malattia scompare. Una volta che è stato localizzato il punto che necessita del trattamento, l’agopuntore inserisce un ago nella pelle; la profondità dell’inserimento dipende dalla gravità della malattia e dall’apparato corporeo interessato. A seconda del tipo di cura richiesta, l’ago può rimanere in posizione per soli pochi secondi o per parecchie settimane. Nel mondo occidentale l’agopuntura è, tuttora, usata principalmente a scopo analgesico, anche se numerose ricerche compiute sia in Oriente che in Occidente hanno ampiamente dimostrato la sua validità nel trattamento di molte malattie, quali l’asma, la gastrite e la colite. > MASSAGGIO SHIATZU. Lo shiatsu, che letteralmente significa “pressione con le dita”, è una pratica terapeutica che deriva dall’antica medicina giapponese. Come per l’agopuntura cinese, alla base dello shiatsu vi è la convinzione che l’energia vitale si distribuisca in tutto il corpo lungo canali collegati tra loro e con gli organi e i visceri che costituiscono l’organismo. I disturbi fisici e psichici sono l’espressione di squilibri nel flusso di questa energia e possono essere prevenuti e curati con un’opportuna pressione, che viene esercitata dal terapista shiatsu con le mani, i gomiti, le ginocchia e persino i piedi. L’aspetto che distingue lo shiatsu dalle altre pratiche terapeutiche basate sulla pressione di punti particolari del corpo, è l’intenso scambio di energia tra operatore e paziente al quale è probabilmente dovuta buona parte della sua efficacia. Lo shiatsu è indicato per la prevenzione e la cura di molte malattie, sia acute che croniche, nonché per combattere gli effetti dello stress e ridurre il dolore nel parto e nelle malattie in fase terminale. > AROMATERAPIA. Risale agli antichi Egizi, che utilizzavano le essenze di oli aromatici come l’eucalipto, la lavanda e il garofano per curare i disturbi della pelle. Ma fu solo nel 1930 che il chimico francese René-Maurice Gattefossé scoprì che gli oli essenziali usati a scopi cosmetici potevano avere anche un impiego medico. Gli esperti di questa pratica impiegano gli oli in vari modi, solitamente strofinandoli fino a farli penetrare nella pelle o inalandoli. Gli oli vengono immediatamente assorbiti dal corpo ed entrano subito in circolo. Anche la fragranza dell’olio sembra avere importanza nell’aromaterapia. I promotori di questo tipo di medicina alternativa affermano che affezioni anche molto diverse fra loro, quali, ad esempio, infiammazione, pelle grassa, pelle secca, influenza e indebolimento del sistema immunitario, possono essere guarite con successo dall’aromaterapia. Anche i disturbi emotivi possono essere curati con gli oli aromatici: l’olio di rosa è benefico contro la gelosia, la camomilla contro la collera e l’issopo contro la depressione. > FITOTERAPIA. Con questo termine si indica l’impiego delle specie officinali a scopo curativo. Questa forma di medicina alternativa è stata praticata per vari secoli e probabilmente risale a molte migliaia di anni fa. La classificazione più completa di rimedi vegetali era contenuta originariamente nel Theatrum Botanicum di Parkinson, pubblicato nel 1640. A seconda del tipo di pianta e di terapia, possono essere utilizzate la pianta intera oppure singole parti di essa. Generalmente, per la preparazione dei farmaci vengono usati i semi, i fiori da frutto, le foglie, gli steli e la corteccia delle piante. La forma più comune di preparazione è l’infuso: sull’erba o sulla pianta viene versata acqua bollente; si lascia riposare, si filtra e si sorseggia come un tè. Il decotto, che si prepara facendo bollire a lungo la pianta, è adatto quando si impiegano le radici o la pianta è legnosa. Anche la tintura (una parte di erbe o piante mescolata con cinque parti di alcol) può essere usata in terapia. I fitoterapeuti prescrivono, inoltre, l’assunzione di erbe sotto forma di supposte, inalazioni, lozioni, pastiglie e liquidi. Molte malattie possono essere curate con le erbe; le più comuni sono raffreddore e influenza (con menta piperita, zenzero e achillea), insonnia (con fiore della passione, luppolo e fiori di tiglio), nausea e vomito (con camomilla e menta piperita).