Orecchioni: prevenzione, cura e alimentazione
La malattia esordisce con febbre, dolore e gonfiore alle ghiandole parotidi, generalmente bilaterale, a volte appena apprezzabile altre tale da rendere le guance del bambino come quelle del criceto quando nasconde il cibo nelle guance, fino a deformare la faccia, stirando in avanti e lateralmente il lobulo dell’orecchio.
Questo quadro clinico della parotite epidemica le è valso il nome volgare di “orecchioni” e contrarli è stato un fatto ordinario fino a quando non è stato reso disponibile il vaccino efficace. La parotite epidemica è una malattia causata da un mixovirus, un virus contagioso che si diffonde con piccole gocce di saliva. Può essere diffuso attraverso starnuti, tosse o anche con le risate, il contatto diretto, utilizzando biancheria o bicchieri usati dalla persona infetta. Il virus può infettare molte parti del corpo, con un tropismo elettivo per le ghiandole salivari parotidi che producono la saliva per la bocca. Il periodo di incubazione per la parotite varia dai 12 ai 25 giorni, ma la media è di 16-18 giorni. A volte l’infiammazione può interessare anche il testicolo, l’ovaio, il pancreas, la mammella, il sistema nervoso, anche se questa evenienza è fortunatamente piuttosto rara. Prima dell’epoca della vaccinazione si verificavano più di 200.000 casi ogni anno solo negli Stati Uniti, da allora il numero è sceso a meno di 1.000 all’anno e le epidemie sono diventate piuttosto rare. Come nell’epoca precedente al vaccino, la maggior parte dei casi di parotite colpisce bambini dai 5 ai 14 anni d’età. Le infezioni da parotite non sono frequenti nei bambini di età inferiore ad un anno. Una volta superata la malattia si acquisisce l’immunizzazione che mette al riparo l’organismo da un secondo caso. Anche altre infezioni possono causare gonfiore alle ghiandole salivari, per questo si pensa erroneamente che il proprio bambino abbia avuto gli orecchioni più di una volta. In alcuni casi i segni e i sintomi sono talmente lievi che non si sospetta un’infezione alle parotidi: si ritiene infatti che circa 1 persona su 3 possa avere contratto la parotite in maniera asintomatica. Solitamente le ghiandole diventano sempre più gonfie e doloranti per un periodo da 1 a 3 giorni ed il dolore peggiora se il bambino mangia, parla, mastica, beve bevande o succhi di frutta acidi (come il succo d’arancia, pompelmo, limonata). In rari casi la parotite interessa altri gruppi di ghiandole salivari invece delle parotidi: in tale caso il gonfiore può essere osservato sotto la lingua, sotto la mandibola o lungo la parte anteriore del torace. Altri sintomi comuni sono torcicollo, mal di testa, nausea e vomito, sonnolenza, convulsioni e altri segni di implicazioni al cervello. > IL VACCINO trivalente MPR La parotite epidemica può essere prevenuta con la vaccinazione: il vaccino è somministrato come parte dell’immunizzazione trivalente morbillo-parotite-rosolia (MPR) ai bambini tra i 12 e i 15 mesi di età. Una seconda dose di MPR viene data generalmente dai 4 ai 6 anni. La vaccinazione contro la parotite ha una efficacia superiore al 95% e l’immunità dura tutta la vita. Nella forma trivalente si ottiene anche la protezione permanente contro la rosolia (efficacia 100%) e contro il morbillo (efficacia 98-99%). Come per tutti i programmi di immunizzazione, vi sono importanti eccezioni e circostanze particolari da considerare con il proprio pediatra di fiducia. Nel corso di un focolaio il medico potrebbe raccomandare un’ulteriore dose di vaccino se il bambino non ha ancora ricevuto la seconda dose di vaccino. Quasi tutti i bambini che hanno ricevuto il vaccino morbillo-parotite-rosolia (più dell’80%) non hanno avuto effetti collaterali. La maggior parte di quelli che sviluppano effetti collaterali hanno reazioni lievi, come dolore, rossore e gonfiore nel punto dell’iniezione, eruzione cutanea modesta, febbre da lieve a moderata, ingrossamento dei linfonodi, gonfiore delle articolazioni. Nel 5-15% dei vaccinati può avere febbre superiore a 38,5 °C. Questi inconvenienti si verificano in genere da 5 a 12 giorni dopo la vaccinazione e possono durare per qualche giorno. Queste reazioni sono dovute alla replicazione virale. Dopo la prima dose molti bambini sono già protetti e l’immunità acquisita blocca la replicazione virale: queste reazioni avverse sono 10-20 volte meno frequenti quando si esegue la seconda dose. In caso di reazioni locali usare panni freddi o farmaci a base di paracetamolo, se necessario, per ridurre il dolore. In caso di reazioni febbrili: dare da bere molti liquidi, non vestire troppo il bambino se è caldo, usare farmaci a base di paracetamolo (non aspirina) o panni freddi, se necessario, per ridurre la febbre. Nel caso che i sintomi si protraggano per più di due giorni può essere opportuno consultare il medico per verificare se questi rappresentino un comune effetto collaterale ad una vaccinazione o se invece si riferiscano ad un’altra malattia che deve essere riconosciuta e trattata. In rare situazioni (3 ogni 10.000) i bambini possono avere reazioni più importanti; in tale caso va fatta la segnalazione di evento avverso ed è importante avvisare il servizio di vaccinazione. Il vaccino non provoca invece encefalite e meningite. Era stata fatta l’ipotesi che il vaccino MPR potesse causare l’autismo. Le ricerche e le verifiche scientifiche eseguite per valutare questa ipotesi hanno invece dimostrato l’assenza di evidenza causa-effetto e che lo sviluppo dell’autismo non è correlabile all’uso del vaccino MPR o di qualsiasi altro vaccino. > le buone prassi da seguire Se pensate che il vostro bambino abbia contratto gli orecchioni: chiamate il medico, che può confermare la diagnosi, monitorare il decorso e i progressi del piccolo e sorvegliare qualsiasi complicazione; tenete traccia della sua temperatura corporea e ricontattate il pediatra se questa sale sopra i 38,5 °C. Il medico può anche notificare l’infezione alle autorità sanitarie che tengono traccia dei programmi di immunizzazione infantile e delle epidemie di parotite. La parotite epidemica è causata da un virus e non può essere trattata con antibiotici. È possibile utilizzare farmaci antipiretici che non siano l’aspirina. Si deve adottare una dieta con cibi morbidi che non richiedano masticazione e incoraggiare il bambino a bere molti liquidi, evitando succhi di frutta acidi che peggiorano il dolore. Acqua, bevande analcoliche e decaffeinate, tè sono ben tollerati. Un bambino con orecchioni non ha bisogno di rimanere a letto, ma può giocare tranquillamente: di solito si riprende dalla parotite in circa 10-12 giorni, mentre ci vuole circa una settimana perché il gonfiore scompaia in ciascuna ghiandola parotidea. Il medico valuterà il momento migliore per il ritorno a scuola. Poiché la parotite può coinvolgere anche il cervello e le sue membrane, chiamare il medico immediatamente se il bambino ha uno dei seguenti sintomi: torcicollo, convulsioni, estrema sonnolenza, grave mal di testa, cambiamenti dello stato di coscienza. Prestare attenzione al dolore addominale che può significare il coinvolgimento del pancreas in entrambi i sessi od il coinvolgimento delle ovaie nelle ragazze; nei ragazzi, stare all’erta per la febbre alta, con dolore e gonfiore dei testicoli. Ignazia Zanzi BOX: L’ORCHITE NEI MASCHI La parotite epidemica negli adolescenti e negli adulti maschi può anche comportare lo sviluppo di orchite, un’infiammazione dei testicoli. Di solito un testicolo diventa gonfio e dolorante dopo circa 7-10 giorni che si sono gonfiate le parotidi, accompagnato da febbre alta, brividi, mal di testa, nausea, vomito e dolore addominale che può essere a volte scambiato per appendicite se il testicolo interessato è il destro. Dopo 3-7 giorni il dolore ed il gonfiore testicolare si calmano, usualmente in contemporanea all’abbassamento della febbre. In alcuni rari casi possono essere coinvolti entrambi i testicoli. Fortunatamente la sterilità connessa all’orchite provocata dagli orecchioni è molto rara, soprattutto se l’infiammazione colpisce un testicolo solo. La maggior parte dei casi di orchite sono una conseguenza della parotite: circa il 25% dei maschi (nel 5% delle femmine c’è interessamento delle ovaie) che si ammalano di orecchioni dopo la pubertà contrae anche l’orchite nel corso della malattia. La terapia dell’orchite virale, mira ad alleviarne i sintomi: il medico può prescrivere antidolorifici, farmaci antinfiammatori non steroidei, e consigliare di rimanere a riposo a letto, in posizione supina e con impacchi freddi sullo scroto.