Malattie psichiatriche: ancora molti i pregiudizi da abbattere
Da sempre il paziente psichiatrico suscita negli altri, senza motivo, un comportamento distaccato che lo allontana da chi non soffre di questi disturbi. Questa condotta della maggior parte delle persone è dovuta all’errata considerazione della malattia mentale come uno dei problemi più pericolosi in cui una persona può incorrere… è come se la gente “normale” volesse tenere lontane le persone con questi disturbi perché considerate contagiose.
Il timore nasce allorché le persone sane si chiedono fino a dove può arrivare la mente prima di imboccare una strada che non le darà più la possibilità di tornare indietro: la strada del non ritorno, infatti, fa sempre paura perché conosciamo ciò che lasciamo, ma non siamo in grado di indovinare ciò che ci aspetta. Questa incognita è debellabile solamente dissipando paure e timori. Oggi non fondati in quanto, per fortuna, il disturbo mentale non è più incontenibile come in passato grazie ai passi in avanti fatti dalla medicina. Il disturbo psichiatrico, quindi, non dev’essere più un elemento discriminatorio, ma un problema di cui alcuni soffrono.
La strada da fare è ancora tanta, certo, poiché domina il pregiudizio della gente, la volontà di nascondere il problema, considerato quasi una cosa sporca, da non svelare agli altri. Forse però le cose cambieranno. La premessa più importante è capire che il paziente psichiatrico è un malato che va aiutato, capito e curato come tutte le altre persone che soffrono di una qualche patologia. Considerarlo diverso dagli altri farà sì che la sua morbosità lo releghi sempre più in basso rispetto alle altre patologie.
Una stima dell’Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato che i disturbi mentali rappresentano un carico di sofferenza e disabilità molto importante per la popolazione ed è destinato a crescere nei Paesi industrializzati. Inoltre, da uno studio nazionale si è potuto evincere che in Italia un numero di persone che si avvicina al 10% della popolazione complessiva, soffre di uno dei disturbi mentali più noti – ansia, depressione – e poco meno dell’1% è colpita da disturbi non facili da capire e che non hanno un’incidenza così alta.
La campagna di comunicazione Stigma, voluta dal Ministero della Sanità (www.campagnastigma.it) nel 2006, si prefigge lo scopo di abbattere i pregiudizi sulla malattia psichiatrica e di rendere il cittadino più consapevole che tale disturbo è curabile e contenibile. Non dobbiamo essere più vittime di quel modo di vedere la malattia psichiatrica come un morbo da cui non è possibile uscire più. Per troppo tempo la malattia mentale è stata sinonimo di manicomio, camicie di forza, elettrochoc e altre cose terribili. Fortunatamente, però, le cose sono cambiate e i sistemi per trattare queste patologie si sono attenuati, cercando sempre di utilizzare sistemi più adeguati rispetto al passato.
Spesso, e questa sembra essere un aspetto importante, si preferisce parlare di disturbi psichiatrici e non di malattie. La causa va ricercata nel fatto che non si conosce ancora in modo approfondito cosa causa queste situazioni; alcune diagnosi sono ancora incerte ed è inoltre molto sentita l’influenza delle esperienze personali nell’aumentare o diminuire il carico della sintomatologia e il manifestarsi di una condizione.
I sintomi possono manifestarsi in modo diverso a seconda del disturbo e una persona può presentare un sintomo in modo diverso da un’altra. Indubbiamente il meccanismo che determina una malattia psichiatrica è molto complesso, come complessa è la nostra mente e i suoi meccanismi. Per tutti i sintomi, comunque, esistono rimedi efficaci: stiamo parlando di farmaci, interventi individuali e di gruppo, riabilitazione. Parlare di malattia mentale significa rivolgersi ad un disturbo che mina l’esistenza di una persona. Ebbene, le ricerche fatte fino ad ora hanno dimostrato che i sintomi possono essere curati, se si interviene precocemente, ed è così possibile ricominciare a vivere. Anche i deliri e le allucinazioni possono essere fatti scomparire o tenuti sotto sorveglianza con un’opportuna terapia farmacologica, tanto che molto spesso è possibile ritornare a dei ritmi di vita “normali”.
Soffrire di schizofrenia, significa provare sofferenza. Queste persone non sono pericolose, ma hanno bisogno di aiuto, si sentono fragili e indifese. Purtroppo, è frequente che rimangano vittime di suicidio, proprio per l’incapacità di fronteggiare una situazione pesante e che sembra non lasciare vie di scampo. Il pericolo verso gli altri è minimo e può essere contenuto qualora si manifesti. Quello che possiamo fare noi è trattare queste persone come vorremmo essere trattati noi, senza discriminarle inutilmente. Ricordiamoci sempre che una parola, un gesto molte volte hanno un significato che non immaginiamo neanche.
Il progetto del Ministero della Salute contro le discriminazioni delle persone affette da disturbi mentali ha coinvolto anche le scuole dando degli ottimi risultati. Portare un progetto come questo all’interno delle scuole, indubbiamente serve a far comprendere ai più giovani qual è il vero significato del disturbo mentale e quale sia il corretto atteggiamento da avere nei confronti di chi ne soffre. Liberarsi dai pregiudizi, per un mondo più umano e consapevole, è ciò che il programma promosso dal Ministero della Salute si pone come obiettivo da perseguire.
Paolo Baldassi