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Mathew Schwartz

Tosse, spia d’allarme da non sottovalutare

 |  redazionehelp

Irritante, improvvisa, intensa, persistente, violenta, intermittente, frequente… Questi e tanti altri aggettivi ben definiscono il fastidioso fenomeno della tosse.

Ma cos’è veramente? Di sicuro è uno dei sintomi più diffusi, consistente principalmente in una forma di contrazione della respirazione, cui fa seguito un’espirazione molto rapida con chiusura e poi riapertura veloce della glottide. La tosse rappresenta essenzialmente un riflesso istintivo del corpo, un meccanismo di difesa per l’espulsione di sostanze nocive o corpi estranei dalle vie respiratorie (trachea e bronchi); non può essere considerata una malattia vera e propria, ma rappresenta piuttosto il sintomo di patologie correlate all’apparato respiratorio.
Le sue cause principali possono essere molteplici: dal banale raffreddamento all’infezione dovuta a virus e batteri; da un’allergia alla reazione al forte freddo, al fumo, allo smog. Talvolta provoca la tosse anche un pezzetto di cibo entrato erroneamente nelle vie respiratorie o può succedere, ma è più raro, che all’origine del disturbo vi sia un medicinale, che causa attacchi di tosse secca. Si può poi arrivare anche all’individuazione di malattie, non gravi, come la tracheite e la bronchite, che hanno la tosse per sintomo. Non mancano neanche i motivi psicologici: una reazione nervosa allo stress, alle emozioni, all’ansia. Procedendo in un’analisi un po’ più dettagliata, è possibile però individuare, oltre alla distinzione principale tra tosse secca (detta anche “improduttiva”) e tosse grassa (“catarrosa”), due tipologie fondamentali di tosse legate alla durata dall’insorgenza: tosse acuta, se è recente; mentre si parla di tosse cronica se è presente da lungo tempo.
Per quanto riguarda i rimedi comunemente a disposizione, una volta individuate le cause, essi possono essere molti e vari: dalle pastiglie o caramelle specifiche al classico cucchiaino di miele, sino allo sciroppo, all’aerosol e alle supposte. Innumerevoli poi le soluzioni “naturali” in gocce, pastiglie o altre forme a base di erbe ed oli essenziali (rimedi omeopatici e aromaterapici). Se il sintomo però persiste, è meglio riferirsi con tempismo al medico di fiducia, per un approfondimento diagnostico, che può prevedere tra l’altro anche l’esecuzione di un esame radiologico.
Ma quando deve scattare il campanello d’allarme? Gabriella Vaglieri, medico di Medicina generale, consiglia di far ricorso al proprio medico di base per una visita approfondita “se la tosse è persistente, soprattutto dopo un episodio infettivo; se la tosse cambia e si modifica e comunque sempre quando si tratta di soggetti con bronchite cronica ostruttiva o cardiopatici o asmatici”. “Anche l’assunzione di sedativi o mucolitici – aggiunge – è in rapporto al tipo di tosse, perciò, nel dubbio, è sempre meglio consultare il medico. Particolare attenzione va riservata al soggetto anziano, più facilmente sensibile a infezioni del tratto respiratorio e a scompenso cardiaco”.
La tosse, dunque, interessa più branche specialistiche della scienza medica: dalla pneumologia all’otorinolaringoiatria, dalla gastroenterologia alla psicologia, solo per dirne alcune, ma spetta indubbiamente al medico generico indirizzare il paziente, dopo un’accurata visita ed un’attenta analisi del disturbo, verso l’area di competenza medico-specialistica più appropriata. È di questo parere anche Vincenzo Livia, medico specialista in Pneumologia e Cardiologia, attualmente in servizio presso il reparto di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale di Cattinara. “La diagnosi differenziale – afferma – deve farla il medico di base perché la tosse può coinvolgere molti specialisti. Lo pneumologo subentra al medico quando c’è la sicurezza che la tosse sia legata ad una malattia polmonare (bronchite, bronchite cronico ostruttiva, asma) o qualsiasi altra patologia che irriti le prime vie aeree ed il diaframma. Di fronte ad un’iperreattività bronchiale specifica, si fanno dei test di provocazione bronchiale con metacolina o con nebbia ultrasonica, ricreando in laboratorio una situazione normale per accertare un vero e proprio broncospasmo. Se c’è la patologia che coinvolge il polmone, allora si procede per gradi”. Può succedere anche di trovarsi davanti ad un caso di “tosse sine materia”, in cui la tosse non si riesce a spiegare nonostante arrechi molti disagi al paziente; scattano allora indagini più approfondite.
Una delle cause della tosse più frequenti è anche il reflusso gastroesofageo, che secondo studi recenti sarebbe all’origine del 40-70% dei casi di tosse cronica. A tale proposito Dario Bianchini, specialista in Gastroenterologia e Medicina interna, dirigente medico presso il reparto di Medicina interna dell’Ospedale di Cattinara, ne evidenzia il sospetto quando la tosse compare in concomitanza a fenomeni gastrici, pirosi, reflusso acido e dolori di tipo dispeptico (digestivi). “Non è sempre facile – sottolinea – individuarne la correlazione perché si tratta per lo più di fenomeni notturni, che si manifestano durante il sonno”. È importante quindi che il sospetto sia segnalato dall’otorinolaringoiatra, che può effettuare una diagnosi corretta con la prova del pH-metro esofageo, ma anche la gastroscopia può dare indicazioni utili individuando ernia iatale o esofagite. “Il reflusso diventa patologico – avvisa Bianchini – quando si presenta in forme particolarmente consistenti o acide”. Vasta la gamma delle cure: dall’adeguamento alle norme igienico-sanitarie alla terapia con medicinali che non bloccano il reflusso ma lo rendono meno acido (inibitori della pompa protonica) in associazione a farmaci protettori.
La tosse nell’universo del bambino può complicarsi in quanto i genitori, tendenzialmente ansiosi, si allarmano facilmente. “La tosse richiede una visita pediatrica – specifica Pierpaolo Brovedani, pediatra e neonatologo presso l’Ospedale Infantile Burlo Garofolo – quando si accompagna a febbre molto alta o che si prolunga per più di 72 ore, quando è presente difficoltà respiratoria o si assiste a uno scadimento delle condizioni generali”. Tali situazioni possono nascondere un’infezione batterica e il pediatra può decidere di avviare una terapia antibiotica, magari dopo l’esecuzione di accertamenti in laboratorio, a meno che l’ascoltazione toracica indichi chiaramente la presenza di broncopolmonite. Una tosse che dura da più giorni, con naso chiuso ma senza febbre né difficoltà respiratoria, è quasi sempre da attribuire ad un virus delle prime vie aeree e richiede solo lavaggio e umidificazione delle vie nasali. Invece un occhio di riguardo va dato alla tosse nei primi mesi di vita, specie nel periodo epidemico delle bronchioliti (gennaio-aprile). Per quanto riguarda la tosse catarrale, la più diffusa, “recenti studi di popolazione – evidenzia Brovedani – hanno indicato non solo l’inutilità dei mucolitici nei primi due anni di vita, ma persino una controindicazione in quanto aumenterebbero i ricoveri dei lattanti per crisi di soffocamento”. Perciò una recente circolare dell’Agenzia italiana del farmaco ne sconsiglia l’uso sotto i due anni d’età.
Virna Balanzin


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