Le disfunzioni delle articolazioni temporo-mandibolari
La gnatologia (dal greco gnatus, mascella, e logos, parola) è una disciplina della moderna odontoiatria che si occupa dell’anatomia occlusiva dei denti e dei corretti contatti dentali che una bocca sana dovrebbe avere. Si sta diffondendo solo dall’ultimo ventennio, nonostante sia conosciuta e praticata da oltre un secolo. L’interesse della branca gnatologica è il funzionamento dei mascellari e di tutto ciò che ad essi è connesso: muscoli, fasce, lingua e quella parte del sistema nervoso che riceve, controlla ed elabora le informazioni provenienti da tali distretti. È rilevante il ruolo dei denti nella misura in cui intervengono nel determinare la postura mandibolare.
Recentemente, grazie anche alla ricerca neurofisiologica, è stato dimostrato che la mandibola e i disordini cranio-mandibolari intervengono con un ruolo di primaria importanza nella genesi di problematiche posturali e di tutta quella serie di patologie che possono derivare dall’alterazione di tale complesso sistema. L’esempio classico è fornito dalla cefalea muscolo-tensiva persistente che, per molti pazienti (dopo un lungo percorso attraverso le indagini diagnostiche “tradizionali” e con l’unico risultato costituito dall’intervento farmacologico), si risolve spesso con un corretto intervento gnatologico.
Le disfunzioni cranio-cervico-mandibolari (DCCM) se non vengono diagnosticate e curate in tempo dallo specialista, possono generare patologie a volte croniche. La Società italiana di ricerca sulle disfunzioni delle articolazioni temporo-mandibolari (ATM) e fisiopatologia cranio-cervicale si occupa dello studio e della ricerca delle origini di questi disturbi, dei sintomi e dei rimedi.
Le articolazioni temporo-mandibolari sono due articolazioni posizionate simmetricamente nello scheletro cranio-facciale davanti alle orecchie: permettono la funzione della mandibola e quindi tutti i suoi movimenti, dalla masticazione, alla fonazione, alla deglutizione, allo sbadiglio. Nello spazio articolare delle due ATM è posizionato un menisco articolare, un cuscinetto composto da fibrocartilagine (duro-elastico) con funzione ammortizzante, che rende possibile la corretta articolazione e la funzione fluida. Compartecipano attivamente alla funzione delle due ATM anche i legamenti articolari, il liquido sinoviale, la capsula articolare. Direttamente, ma anche indirettamente, tutti i muscoli dell’apparato stomatognatico condizionano positivamente o negativamente la funzione delle due articolazioni temporo-mandibolari. Una loro disfunzione è una condizione in cui una o entrambe le articolazioni non funzionano più secondo la norma fisiologica.
È il 1934 la data importante per la gnatologia perché allora un otorinolaringoiatra statunitense, J.B. Costen, descrisse una sindrome nella quale coesistevano sintomi quali cefalea nucale e temporale, lievi acufeni, ipoacusie, otalgie, dolori facciali, rumori all’articolazione temporo-mandibolare ed osservò come molti di questi sintomi si riducevano applicando degli spessori tra i denti posteriori. Fu l’inizio della gnatologia funzionale. Negli anni ’60 B. Jankelson pose le basi della gnatologia moderna spostando l’attenzione dai criteri meccanicistici incentrati sull’articolazione temporo-mandibolare a quelli basati sugli elementi che fanno “funzionare” il sistema stomatognatico: i muscoli, a loro volta guidati dal sistema nervoso centrale (teoria neuro-muscolare). Oggi esistono diverse scuole di gnatologia. Comune obiettivo è quello di individuare il rapporto cranio-mandibolare corretto (il rapporto ortopedico fisiologico tra mandibola e mascellare superiore), mantenerlo quando s’interviene in bocca (classico esempio, una banale otturazione: anche un lievissimo eccesso è in grado di modificare il sistema!), ripristinarlo in caso di perdita.
Le più frequenti cause di una disfunzione delle articolazioni temporo-mandibolari, di una disfunzione muscolare e di una disfunzione cranio-cervico-mandibolare sono: malocclusione (contatti dentali non idonei tra le due arcate dentali e/o cattivo allineamento dei denti), asimmetria di crescita cranio-facciale, respirazione orale, traumi diretti o indiretti cranio-cervico-mandibolari, vizi di postura, patologie ortopediche e/o fisiatriche, con coinvolgimento della postura cranio-cervicale, ansie e stress, terapie odontoiatriche e/o ortodontiche incongrue, aperture esagerate della bocca (per anestesia generale, interventi otorinolaringoiatrici-odontoiatrici), parafunzioni (digrignare o serrare i denti, masticare gomme, mordicchiare unghie e/o oggetti), lassità legamentosa (ipermobilità articolare, frequente nelle donne).
Ogni disfunzione delle articolazioni temporo-mandibolari dà luogo ad una serie di sintomi più o meno marcati, in relazione alla gravità delle lesioni procurate e al tempo da cui persiste. Può manifestarsi con sintomi dolorosi (cefalea, algie facciali, tensioni) che coinvolgono la muscolatura cranio-mandibolare, le cui masse risentono dell’alterato rapporto anatomico e funzionale delle ATM patologiche.
La disfunzione cranio-cervico-mandibolare è l’espressione clinica estesa di una disfunzione delle articolazioni temporo-mandibolari. Le manifestazioni disfunzionali e i sintomi emergono non solo in sede locale ma anche generale, con coinvolgimento cranio-cervicale. I sintomi più frequenti sono locali: limitazione di apertura della bocca, dolore e rumori delle articolazioni temporo-mandibolari. Ma possono essere presenti sintomi su un territorio anatomico più esteso con: cefalea, cervicalgia, riduzione dell’udito, dolori irradiati all’orecchio, agli zigomi, tensioni facciali, fischi o ronzii all’udito, capogiri, torcicollo, parestesia alle spalle, agli arti superiori, alle mani, fastidio o dolore alla deglutizione. I sintomi più estremi possono esibirsi con blocco articolare acuto o cronico (limitazione di apertura, fino al blocco in apertura e chiusura della bocca), dolori insopportabili, sindromi simil-trigeminali (dolori trafittivi o a scossa elettrica in zona cranio-facciale).
In tutte le fasce d’età possono manifestarsi queste disfunzioni, compresa l’infanzia e l’adolescenza, anche se è l’età media (30-50 anni) quella statisticamente più coinvolta, così come lo è il sesso femminile più di quello maschile. Le disfunzioni delle articolazioni temporo-mandibolari e le disfunzioni cranio-cervico-mandibolari sono curabili: il metodo (non chirurgico o chirurgico), i mezzi, i tempi operativi e la prognosi cambiano in funzione del grado di patologia. Quanto più precoce sarà la diagnosi dello specialista gnatologo, tanto migliori e più rapidi saranno i risultati terapeutici. Le terapie, scarsamente invasive, sono meno dolorose della sintomatologia ed in tutti i casi sono finalizzate alla risoluzione di una fastidiosissima patologia.
Ignazia Zanzi