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Trieste. Torna a piede libero la Banda delle ville per un errore della Procura

 |  Redazione Sconfini

triesteCon il loro arresto, i residenti nelle case e ville che punteggiano il Carso triestino avevano tirato un bel sospiro di sollievo. Ora si ritorna nella paura, a distanza di soli 6 mesi: tre albanesi, componenti di una banda (ben presto ribattezzata la Banda delle ville) responsabile di decine di furti in ville e abitazioni nella provincia di Trieste oltre che in Veneto e in Lombardia, hanno lasciato ieri il carcere del Coroneo «per decorrenza dei termini di custodia cautelare».
La Procura della Repubblica non avrebbe infatti chiesto il rinvio a giudizio dei tre nei termini previsti dalla legge. L'equivoco, stando a fonti locali, sarebbe nato dal passaggio del fascicolo tra l'ufficio del Gip di Treviso e la Procura di Trieste.

Elvis Mercina, Artan Mercina e Blerim Reci - questi i nomi degli albanesi - sono usciti dal carcere e hanno già raggiunto le rispettive famiglie in Albania. Il gruppo si era reso responsabile di furti anche in Veneto e Lombardia. Elvis Mercina era stato fermato nel febbraio scorso dopo un inseguimento conclusosi a Monfalcone. I suoi due complici, Artan Mercina e Reci, erano riusciti a fuggire salvo poi essere catturati due settimane dopo a Treviso in uno dei covi che la banda utilizzava nel Nord Italia. In altri due alloggi in Lombardia era stato trovato il bottino dei furti nella ville e negli appartamenti e gli attrezzi del mestiere: trapani, cacciavite e punte di diamante per forare i vetri.

«Il pm aveva sei mesi di tempo - ha spiegato al Piccolo di Trieste l'avvocato trevigiano Fabio Crea, difensore dei tre albanesi tornati in libertà - ora i sei mesi sono scaduti e per questo ho chiesto al Tribunale l'applicazione della legge e la liberazione dei miei clienti. Subito dopo la scarcerazione sono stati espulsi dall'Italia. In base alle nuove norme non saranno nemmeno processati». L'avvocato difensore ha fatto bene il suo lavoro, sfruttando le falle del sistema e l'abominevole Decreto Sicurezza, ma resta comunque l'amaro in bocca per non essere riusciti a fare giustizia.

Veramente un beffa poi il fatto che i loschi figuri potranno rientrare in Italia, magari sono anche già rientrati, attraverso i "soliti" canali dell'immigrazione clandestina ma non potranno poi più essere processati per i delitti fin qui compiuti. Un dettaglio non da poco, se si considera la propaganda con cui si è originato il "decreto sicurezza" sui cui drammatici effetti abbiamo già scritto mesi fa.


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