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Ragusa e Recoba: i due pesi e due misure dell'Italia dei più forti

 |  Redazione Sconfini

In comune hanno l'iniziale (la R) e la lunghezza del cognome (6 lettere), oltre che la professione (sono entrambi calciatori). Le loro storie legate alle normative del calcio però sono estremamente diverse. E non solo perche si parla di epoche diverse.

E' accaduto ieri che il giudice sportivo ha inflitto al Sassuolo la sconfitta per 0-3 a tavolino a causa del tesseramento irregolare di Ragusa, giocatore entrato a 20' dal termine della partita contro il Pescara che la formazione emiliana aveva vinto sul campo per 2-1. Il Sassuolo, che ha presentato immediatamente ricorso, parla di un problema informatico (un e-mail PEC spedita ma non arrivata al destinatario). E' evidente che le regole vanno rispettate e che se il Sassuolo ha sbagliato è giusto che paghi la severa punizione. Tuttavia è possibile che si tratti effettivamente di un problema tecnico e che di conseguenza l'avviso di avvenuta e corretta spedizione sia sufficiente a "scagionare" i dirigenti neroverdi.

Il segnale o meglio l'avvertimento, secondo i maligni, però è chiaro: il Sassuolo è in testa alla classifica a punteggio pieno, è una splendida squadra, gioca bene e può mettere in difficoltà chiunque (sulla distanza solo la Juventus sembra inavvicinabile) e quindi non è fantascienza pensare che possa insidiare fino alla fine del campionato una delle "big" (Roma, Napoli, Milan, Inter) per un posto in Champions League facendo perdere a due di queste squadre decine di milioni di euro.

A parte questa dietrologia spiccia, a proposito di regole, giova ricordare l'incredibile scandalo passaporti che tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio rischiò di travolgere il calcio italiano. Molte furono le squadre e i giocatori coinvolti ma emblematica fu la storia dell'interista Recoba.

In breve: un faccendiere sudamericano (Barend Krausz von Praag) venne pagato 80mila dollari dall'Inter attraverso il suo dirigente Lele Oriali per far ottenere al "Chino" (questo il soprannome di Recoba) un passaporto comunitario. Le regole in vigore in quel periodo (il caso si riferisce alla stagione 1999/2000) prevedevano un tetto di 5 extracomunitari, l'Inter aveva già esaurito il bonus e per Recoba non c'era spazio. Si scoprì poi che il passaporto comunitario di Recoba era un tarocco, perché faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della Motorizzazione di Latina. Per questo motivo Recoba e Oriali furono condannati a 6 mesi di reclusione ciascuno (trasformata in multa) per i reati di concorso in falso e ricettazione.

Le regole dell'epoca prevedevano chiaramente, come nel caso di Ragusa, la sconfitta a tavolino in tutte le partite in cui era stato schierato Recoba. Il campione uruguaiano però era titolare fisso di quell'Inter e giocò ben 29 gare. Applicare la regola significava quindi far retrocedere l'Inter. Che fare? Semplice: per avviare il processo sportivo si attese la fine del campionato, si modificarono le regole in estate e l'Inter subì solo una ridicola ammenda pecuniaria.

Conclusione della vicenda: beffardamente la giustizia ordinaria condannò Recoba e Oriali (che patteggiarono) il 25 maggio 2006 mettendo così nero su bianco le colpe penali (e sportive) della squadra di Moratti, ma la vicenda fu messa a tacere per le più mediatiche vicende bianconere ribattezzate "Calciopoli" di Moggi, le sue intercettazioni, la sua Cupola (nella quale tra prescrizioni e assoluzioni faceva parte solo un arbitro, condannato per due partite in cui non giocava la Juventus).

Pochissime settimane dopo all'Inter sarà consegnato lo "scudetto degli onesti", con una decisione che ancora oggi, a 10 anni di distanza, è fonte di inesauribili polemiche.


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