Porte tagliafuoco ed evacuatori di fumo: due valide “difese” contro gli incendi
Parliamo di due “difese” forse poco conosciute nella prevenzione antincendio: le porte tagliafuoco e gli evacuatori di fumo. Qual è la loro utilità?
“In molti condomini le porte tagliafuoco e gli evacuatori di fumo e calore sono sempre più presenti e servono per compartimentare le scale condominiali degli edifici, soprattutto quelli con altezza superiore ai sette piani. Gli evacuatori, in particolare, sono poco conosciuti, ma utilissimi. Questi, infatti, creano un sistema di filtro nella tromba delle scale dando origine ad una sorta di camino che permette in caso di incendio di mantenere le scale agibili, facendo salire e quindi fuoriuscire il fumo. Si genera pertanto una corrente d’aria che rende agibile un’importante via di fuga. Ricordiamoci, infatti, che la prima causa di morte in caso di incendio, anche per possibili esalazioni di sostanze tossiche, è proprio il fumo. Alcune vecchie case sono provviste di qualcosa di simile: in pratica delle semplici finestre con comandi manuali meccanici a leva, ma spesso non vengono controllati da anni e necessiterebbero quindi di manutenzione. Oggi, viceversa, questi evacuatori sono imposti solo nelle attività commerciali o industriali, ma sarebbero consigliabili anche nei normali condomini”.
Sono state introdotte recentemente delle leggi in materia di sicurezza antincendio in relazione alle abitazioni con uffici?
“Da poco è uscita una nuova normativa che prevede cosa fare o non fare nei condomini ad uso ufficio. Quando si parla di antincendio si prende in considerazione un insieme di leggi ancora in continuo divenire. Speriamo che nel ramo condominio chi di dovere si dia presto da fare soprattutto per evitare norme che attualmente sono in contrasto con la legislazione e creano tante ambiguità, se non addirittura vere e proprie contraddizioni. C’è ancora poca trasparenza ed esistono molte zone d’ombra in questo settore e nell’ambito della sicurezza. La legislazione dovrebbe chiarire ed entrare più nello specifico per tutelare la salute dei cittadini nelle loro abitazioni. La sicurezza è qualcosa di concreto, non di astratto, e non la si può trattare in modo differente per un discorso di interesse politico o di categoria. Gli stessi Vigili del Fuoco, ad esempio, sono spesso in difficoltà nel districarsi nella complessità e ambiguità della normativa, che può dar adito a varie interpretazioni. Nel nostro Paese la legge è superiore alla norma, ed è quest’ultima che ci dice come si deve operare. Ma come si fa allora a sapere cosa fare, se la legge è spesso in contraddizione con la normativa? Pure in Europa vi sono alcune differenze, e quindi anche in sede comunitaria si dovrà cercare di stilare una legislazione chiara e omogenea per tutti”.
Quanto è importante in questo settore la manutenzione dei dispositivi di sicurezza, nonché la formazione professionale del personale addetto?
“Parlando di manutenzione nei condomini, negli uffici piuttosto che in un centro commerciale o in un’autorimessa, per idranti, estintori, naspi (un tipo di idrante che ha maggiore portata d’acqua usato in particolare negli ospedali o nelle case di cura), porte tagliafuoco o qualsiasi altro dispositivo di sicurezza in questo settore, la verifica ciclica è fondamentale. Inoltre, per il personale dedicato è molto importante aumentare sempre il proprio bagaglio di conoscenze, aggiornandosi costantemente nel tempo. A questo riguardo, vi sono su Internet dei corsi interattivi di formazione on line sulla sicurezza sul lavoro che si possono effettuare tranquillamente da casa, quando e come si vuole, e che danno alla fine un regolare attestato di frequenza rilasciato dall’Aifos (Associazione Italiana Formatori della Sicurezza sul Lavoro)”.
In Italia manca una cultura della sicurezza?
“Certamente la cultura della sicurezza è molto scarsa e troppi seguono le norme solo perché obbligati, come nel caso della famosa Legge 626. Alcuni sembra lo facciano soltanto perché è appunto la legge che glielo impone e non per una logica prevenzione. Oggi, poi, si guarda più al costo del servizio che alla sua qualità. La gente preferisce spendere meno per un qualcosa che non garantirà la sicurezza necessaria. Ma quest’ultima non può scendere sotto determinati costi e livelli altrimenti si tratta di una presa in giro, e questo non ha senso. Manca, in conclusione, una reale mentalità fondata sulla sicurezza e questo anche per colpa di una normativa che, come si diceva, è compartecipe di questa manchevolezza con le sue troppe ambiguità interpretative”.
Claudio Bisiani