Varicella, un prurito davvero fastidioso
Tra le malattie infettive esantematiche una delle più comuni e delle più contagiose è senz’altro la varicella. Tale patologia colpisce in modo prevalente i bambini nei primi anni di vita
ed è provocata dal virus Varicella zoster, appartenente alla famiglia degli Herpes virus. Si tratta di una malattia esantematica benigna. Per saperne di più abbiamo sentito il dottor Livio Castelpietra, pediatra.
Quali sono i sintomi e i segni che definiscono la varicella?
“La diagnosi è possibile grazie all’osservazione delle papule rosa, cioè le piccole macchiette che compaiono generalmente a partire dal tronco e che quindi si diffondono in modo centrifugo su tutto il corpo, compreso il cuoio capelluto e le zone dove sono presenti mucose (per esempio la bocca). Questa eruzione può essere accompagnata, ma non necessariamente, da lieve febbre e da mal di testa. Le papule si trasformano rapidamente in vescicole, che contengono un liquido dapprima limpido e successivamente torbido; si formano alla fine delle crosticine che possono durare parecchi giorni e che cadono senza lasciare cicatrici. L’eruzione è in genere accompagnata da un fastidioso prurito e si completa gradatamente in quattro o cinque giorni”.
Come si trasmette questa malattia infettiva?
“L’incubazione del virus inizia mediamente 15 giorni prima dell’esantema cutaneo. La varicella risulta contagiosa a partire da 2-3 giorni prima della comparsa delle papule fino al presentarsi delle crosticine. Il passaggio della patologia avviene principalmente attraverso il respiro, cioè tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria, per esempio con gli starnuti o con i colpi di tosse (da qui le epidemie all’interno degli ambienti scolastici) e tramite il contatto diretto con le vescicole”.
Quali sono le possibili complicanze?
“Gli individui sani molto difficilmente vanno incontro a complicanze. Rare, quindi, ma possibili, possono essere le encefaliti e, in particolare, le cerebelliti, cioè le infezioni al cervelletto, e le cheratiti, che possono verificarsi quando le vescicole si presentano anche sulla cornea oculare. Per entrambe le patologie esistono comunque rimedi efficaci. È ben poco frequente che un individuo contragga la malattia due volte nella vita, tuttavia è bene sapere che il virus non viene eliminato definitivamente dal corpo, rimane bensì in stato latente annidato nei gangli delle radici nervose spinali. Esso può quindi, sotto qualche stimolo, dar luogo a distanza di molti anni, e generalmente dopo i cinquant’anni di età, all’Herpes zoster, popolarmente noto come fuoco di Sant’Antonio, un’infezione localizzata particolarmente dolorosa”.
Per quali soggetti, invece, le complicanze possono diventare più gravi?
“La varicella è una malattia benigna, non grave, ma che può presentare un grado di rischio elevato se contratta da persone immunodepresse, in particolare coloro che sono affette dal virus Hiv e coloro che sono sottoposti a chemioterapia. Ad essere esposti al pericolo di gravi complicazioni sono i neonati, che possono essere contagiati dalla madre per via transplacentare ancora quando sono nel ventre e che quindi, quando nascono, presentano l’eruzione cutanea diffusa su tutto il corpicino. Se la trasmissione del virus Varicella zoster avviene nel primo trimestre di gestazione, le conseguenze possono essere molto serie, simili a quelle provocate dalla rosolia, e comportare danni cerebrali o malformazioni causate dal blocco dello sviluppo degli arti”.
Per quanto riguarda la terapia…
“È preferibile lasciare che la malattia faccia il suo corso ed intervenire semplicemente con antistaminici per ridurre il fastidioso prurito, ed eventualmente con il paracetamolo per diminuire la febbre e far scomparire l’eventuale mal di testa. Dalla varicella si guarisce mediamente in una settimana, dieci giorni al massimo. Nei soggetti sani non è consigliabile una terapia antivirale, basata per lo più sulla somministrazione dell’acyclovir, in quanto l’unico effetto che si consegue è la riduzione dei sintomi ma non la loro scomparsa totale. Tale terapia farmacologica è invece fortemente raccomandabile nei soggetti immunodepressi e nei neonati”.
Quale strategia preventiva è consigliabile?
“L’unica forma di prevenzione efficace della varicella è attualmente il vaccino (con virus vivo-attenuato), senz’altro consigliabile per i soggetti a rischio (immunodepressi) ed eventualmente per le donne in età fertile che non hanno già contratto precedentemente la malattia. La vaccinazione di massa (già attuata con successo negli Usa) è in discussione in vari Paesi, fra i quali l’Italia, vista l’innocuità del vaccino e l’elevato costo sociale della malattia (assenza dal lavoro e dalla scuola). Attualmente esiste un vaccino tetravalente che associa il trivalente già usato (antimorbillo-rosolia-parotite) con quello antivaricella. La sua somministrazione, che potrebbe avvenire a circa 15 mesi dalla nascita (età alla quale già da tempo si vaccina con il trivalente), nella nostra regione, tuttavia, non è contemplata e quindi deve essere espressamente richiesta”.
Tiziana Benedetti