Pollinosi: tutto iniziò con uno starnuto
La stagione primaverile per milioni di persone significa che è tempo di allergie: la rinite allergica è la forma più comune di malattia respiratoria atopica, sostenuta da una
sensibilizzazione ai pollini, ovvero i microscopici granelli prodotti dagli elementi maschili delle piante durante la fioritura. Starnuti, naso chiuso, prurito agli occhi e lacrimazione copiosa, fotofobia: per la maggior parte dei casi, questi problemi sono presenti ma non rilevanti; per altri, come ad esempio gli asmatici, la storia naturale inizia con una rinite. I pollini inalati, infatti, scatenano nelle persone predisposte una reazione allergica sintomatica di una risposta esagerata del loro organismo a sostanze altresì innocue per altri.
La rinite allergica stagionale, definita anche pollinosi o raffreddore da fieno, è causata da inalazione di allergeni pollinici: caratteristica è infatti la correlazione fra i sintomi clinici e il periodo di fioritura della pianta responsabile che si verifica in periodi caratteristicamente costanti durante l’anno. Pollini quali quelli di Graminacee, Parietaria, Composite, sono i principali responsabili con importanza diversa nelle varie regioni d’Italia. Le Graminacee sono la causa delle pollinosi più frequenti nelle zone settentrionali e nelle regioni centrali; la Parietaria al sud e nelle isole è la principale responsabile di pollinosi che da stagionali diventano perenni per il lunghissimo periodo di fioritura di questa pianta (da febbraio a novembre). Generalmente, inoltre, la rinite allergica perenne è causata da allergeni derivati da acari della polvere di casa, o da derivati epidermici di animali domestici quali cani e gatti. L’andamento clinico è discontinuo, con periodi di recrudescenza stagionali quando per ragioni climatiche e di umidità ambientale è massima la proliferazione degli acari nelle abitazioni, e quindi molto elevata la concentrazione degli allergeni negli ambienti domestici.
“La reazione allergica, dai chiari sintomi irritativi (prurito, starnuti a salve, secrezione acquosa dal naso con fluido limpido) e ostruttivi (edema delle mucose, particolarmente fastidioso di notte), è scatenata – spiega il dottor Giorgio Longo, medico allergologo del Centro regionale di Allergologia presso l’Istituto Burlo Garofolo di Trieste – da sostanze che stimolano la liberazione di istamina riconosciute come estranee dal sistema immunitario, che si attiva e reagisce in maniera esagerata rispetto alla norma”.
Le condizioni che rendono allergici alcuni soggetti sono principalmente due: la predisposizione genetica ovvero la caratteristica innata (si parla di questo disturbo come ricorrente nell’ambito familiare) a reagire verso un fattore estraneo, quale gli allergeni polligeni, già al primo contatto; la sensibilizzazione o reazione allergica del sistema immunitario dal secondo contatto in poi che si attiva attraverso la produzione di anticorpi specifici, le immunoglobuline E (o IgE), così che ad ogni nuovo incontro con l’allergene le IgE si attiveranno conseguentemente.
Quali fattori regolano l’intensità e la qualità dei disturbi della pollinosi? “È una malattia poligenica – risponde Longo – e si assiste a una modularità delle evidenze cliniche: per alcuni pazienti, almeno il 50% degli allergici, non c’è evidenza dei sintomi e neanche sanno di esserlo; per altri, circa 1 su 4, l’intensità sintomatologica è intensissima. Non meno importanti sono i fattori ambientali, che influenzano il grado e l’intensità dell’interazione con l’allergene: per i pollini sembra essere importante il periodo temporale di esposizione; per l’allergia agli acari, i primi anni di vita sembrano essere cruciali e la reazione può essere condizionata dalla quantità di allergene incontrato al primo contatto. In generale si assiste, soprattutto nel mondo occidentale, a una crescita dei fenomeni allergici, e questa situazione sembra essere condizionata dallo stile di vita: l’igiene ambientale è sfavorevole per certe infezioni batteriche ma predisponente per le sensibilizzazioni e le allergie”.
I sintomi sono caratteristici e quindi diagnosticare una pollinosi non è difficile. “La diagnosi di pollinosi in presenza di sintomi evidenti – afferma l’allergologo – è in molti casi quasi banale soprattutto se c’è familiarità. Se la sintomatologia clinica è molto importante e condizionante e se nella intenzione curativa concordata fra paziente e specialista allergologo è prevista l’immunoterapia specifica, servono particolari test per individuare l’allergene responsabile”.
Alcuni test specifici che può prescrivere l’allergologo sono il Prick test e il Rast. Nel Prick test sulla pelle vengono fatti penetrare, attraverso piccolissimi taglietti, delle sostanze contenenti l’allergene: se si è allergici, dopo 15-20 minuti compaiono nella zona corrispondente rossori o ponfi. Nel Rast test gli allergeni sono messi a contatto con un campione di sangue: se sono presenti IgE specifiche, il test risulta positivo e si è allergici a uno dei pollini.
Per contrastare la rinite, quali farmaci sono indicati? “La storia naturale – precisa Longo – non viene modificata dagli interventi farmacologici: non si guarisce, e la terapia va usata e modulata in rapporto al sintomo. Quando l’allergia dà sintomi fastidiosi o causa malessere generale, un aiuto viene dagli antistaminici di nuova generazione: bloccano nell’organismo la produzione d’istamina, responsabile delle manifestazioni allergiche, senza gli effetti collaterali indesiderati che caratterizzavano i farmaci di vecchia generazione quali sonnolenza, ritenzione idrica, secchezza delle mucose, aumento dell’appetito. Prescritti dal medico, essi vanno usati nelle dosi giuste e per tutto il tempo che si rendano utili senza timore di effetti negativi. I farmaci vasocostrittori e decongestionanti, sotto forma di spray nasali, che offrono sollievo immediato, sono una trappola perché se usati per oltre una settimana possono dare assuefazione. I vaccini (o immunoterapia specifica) consistono nella somministrazione di un estratto dell’allergene a cui si è allergici per ottenere una riduzione della sensibilità. Il vaccino riduce i sintomi, non toglie l’allergia: allevia di circa il 50% i sintomi più rilevanti e di conseguenza si dovrà ricorrere meno all’uso di antistaminici nella terapia nella fase acuta e di mantenimento”. “È bene ricordare – conclude l’allergologo – che il vaccino è una terapia impegnativa (esso va iniziato per tempo e ripetuto negli anni), poco rimborsabile, e tutto sommato quindi da riservare ai pochi casi nei quali i sintomi siano difficilmente controllabili”.
Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le controindicazioni principali del vaccino sono: neoplasie, malattie cardiovascolari gravi, immunodeficienze e malattie neuropsichiche gravi. Gli effetti collaterali sono molto rari e riguardano essenzialmente la somministrazione per via iniettiva del vaccino; in ogni caso vengono preventivamente illustrati dallo specialista al momento della prescrizione in base alla condizione clinica del paziente.
Ci sono regole comportamentali per attenuare il quadro dei sintomi in modo che non interferiscano con le normali occupazioni quotidiane: per evitare o ridurre l’esposizione ai pollini, è consigliabile limitare le attività in luoghi ricchi di vegetazione e preferire i luoghi vicino al mare dove la concentrazione dei pollini è bassa; gli impianti di condizionamento dovrebbero essere provvisti di filtri antipolline e antiacaro; coperte, materassi e complementi d’arredo tessili dovrebbero avere fodere antiacaro.
Ignazia Zanzi
Allergie incrociate
Pollini e alimenti vegetali possono “incrociare” i loro effetti allergici: alcuni cibi possono indurre anche sintomi respiratori o irritativi delle mucose, e viceversa l’inalazione di pollini può dare reazioni anche intestinali. Le reazioni incrociate più frequenti sono:
- Graminacee: con frumento, melone, anguria, kiwi, mandorla, pomodoro, agrumi, pesca, albicocca, ciliegia, prugna;
- Parietaria: con gelso, basilico, ortica, melone, ciliegia;
- Composite: con sedano, melone, anguria, arachide, camomilla, mela, banana, zucca, cicoria, castagna, carota, peperone, prezzemolo, nocciola, finocchio, anice, mango, girasole;
- Betulacee: con mela, pera, pesca, prugna, albicocca, mandorla, noce, nocciola, finocchio, sedano, patata, fragola, kiwi, prezzemolo.