
Lombalgia, il male del secolo
Può sembrare un’affermazione esagerata, tuttavia considerando che almeno il 60% della popolazione maschile e femminile ne è soggetta, ci si può rendere conto che si sta affrontando un
malessere fastidioso, invalidante e doloroso, che non si deve sottovalutare. Ne parliamo con Davide Bolletta, fisioterapista dell'istituto fisioterapico Città di Trieste specializzato proprio nel trattamento delle algie vertebrali.
“Il mal di schiena – afferma Bolletta – ha, nella maggior parte dei casi, le sue origini nelle cattive abitudini posturali alle quali sottoponiamo il nostro corpo. In particolare bisogna porre attenzione al tipo di attività lavorativa che svolgiamo”. Per esempio, il lavoro impiegatizio, inteso come quello sedentario per antonomasia, facilmente fa sì che noi stiamo seduti su una sedia magari non all’altezza idonea alla nostra corporatura e che chiniamo il capo per guardare e digitare sulla tastiera del personal computer. Basta soffermarsi su questi due aspetti per renderci conto che, inconsapevolmente ma costantemente, imponiamo alla schiena e al collo una postura erronea che, a lungo andare, inevitabilmente ci porterà dal medico.
“Erroneamente si pensa che l’improvviso mal di schiena sia dovuto a un evento traumatico – spiega il fisioterapista – e altrettanto dicasi per le ernie che sembrano emergere dopo aver fatto un movimento particolarmente sventato. Ebbene: gli eventi traumatici, generalmente, non fanno altro che rendere palese ciò che era latente e che di fatto, è bene ribadirlo nuovamente, è il frutto di anni di scorretti comportamenti”. Talvolta, per esempio, può succedere che una lombalgia insistente sia il frutto di una scogliosi non curata nel periodo più indicato, cioè quello dell’adolescenza. Prima o poi questa negligenza può avere conseguenze molto dolorose.
Uomini e donne ne soffrono, sembra in maniera leggermente superiore gli uomini che più facilmente compiono attività lavorative che invitano ad assumere posizioni non corrette. Si è citato l’esempio dell’impiegato, ma certo non va meglio a chi è costretto a trascorrere quotidianamente ore e ore alla guida di un veicolo: si pensi agli autotrasportatori piuttosto che agli agenti di commercio.
Che fare allora? Dobbiamo rassegnarci al fatto che lombalgia e simili prima o poi toccheranno anche a noi? Ebbene, come sempre, a essere fondamentale è la prevenzione. Alcuni consigli pratici possono tornare utili. Innanzitutto bisogna cercare, in base al tipo di mestiere che si svolge, di conoscere quali sono le attrezzature più idonee a far sì che il nostro corpo non venga sottilmente ma costantemente torturato. In particolare, per coloro che restano seduti di fronte a una scrivania a lungo si suggerisce di utilizzare una sedia ergonomica che consenta di scaricare il peso del corpo in misura equilibrata sulla schiena e sulle ginocchia.
Ma altrettanto e, ancor più efficace, è rivolgersi a fisioterapisti professionisti che possono, in poche sedute, insegnare alcuni esercizi volti a rieducare il nostro corpo. Purtroppo, finché non ci capita di star male, tendiamo a sottovalutare i problemi e a pensare che “tanto a me non succede”… Poi, improvvisamente, s’incappa, per esempio, nel noto colpo della strega, che ci porta, dapprima, a rivolgerci al medico per farci prescrivere un antinfiammatorio e, quindi, a recarci presso un centro fisioterapico.
E fin qui tutto bene (o quasi). “Il problema però – evidenzia Bolletta – si ripropone se, una volta terminata l’assunzione dei medicinali prescrittici, finite le sedute che sbloccano l’eventuale contrattura, ultimate le sedute nelle quali ci è stato insegnato come fare per cambiare abitudini, riprendiamo pigramente a fare e a stare come prima”. Se vogliamo fare un paragone calzante, possiamo pensare alle diete dimagranti. Sono inutili quelle che ci permettono di perdere peso ma che non c’insegnano a mangiare diversamente e in modo più sano. E non per un breve periodo, bensì per sempre. Bisogna cambiare mentalità. “In fondo, imparare a dedicarsi 10 minuti al giorno per compiere facili ed efficaci esercizi – suggerisce Bolletta – è decisamente meglio che trovarsi bloccati e incapaci a compiere gesti banali e quotidiani, come allacciarsi le scarpe”.
Finora abbiamo parlato di alcuni lavoratori, ma non dobbiamo dimenticare una categoria che, come è noto, svolge il mestiere più difficile in assoluto: quella dei genitori. E in particolare le mamme, che portano spesso il bambino in braccio sottoponendo così la loro schiena a un sovraccarico che con l’andar del tempo non può che danneggiare. Allora uno dei consigli da seguire è quello di portare il bambino nello zaino, preferibile al marsupio, oppure tenere il pargoletto in braccio ma sul fianco, quasi a fare un tutt’uno col corpo della madre.
Comunque, quando il danno è fatto e ci si reca dal fisioterapista, quali sono le tecniche che vengono utilizzate per risolvere l’algia? “Ovviamente sono moltissime – risponde il fisioterapista – ed ognuna va applicata adeguatamente. Per esempio, le manipolazioni, che prevedono la movimentazione passiva dell’articolazione, possono essere eseguite solo dopo aver accertato alcune condizioni del paziente, il quale, per citarne una, non deve soffrire di osteoporosi poiché il rischio di frattura ossea diventa elevato”. “Ad ogni modo – conclude Bolletta – massoterapie, massaggi e quant’altro dovrebbero essere intesi come rimedi estremi, perché il vero diktat sta nella rieducazione del corpo: un lavoro che bisogna prendere in considerazione con costante serietà a partire dai trent’anni”.
Tiziana Benedetti