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Che buono il latte materno!

 |  Redazione Sconfini

 

L’alimentazione preferibile per i primi sei mesi di vita di un bambino, anche come alimento esclusivo, è il latte materno. A confermarlo, oltre ai nostri nonni, sono oggi tutti i pediatri e gli

esperti dell’argomento. Per saperne di più siamo andati a sentire il dottor Livio Castelpietra, pediatra di famiglia che non solo conferma la tesi, ma rivela importanti novità per quanto concerne le controindicazioni nel periodo dell’allattamento. In particolare, secondo recenti studi a livello internazionale in tema di controindicazioni, sono cambiati i parametri di sicurezza per garantire al neonato un latte sicuro. In passato l’elenco dei farmaci da non assumere durante e dopo il parto erano molti. Ora la lista è diminuita in modo significativo, anche se sulla base dei foglietti illustrativi almeno l’80% dei medicinali sembra essere controindicato.

 

C’è qualche alimento che la mamma non deve assumere durante l’allattamento?

“Può assumere qualsiasi cibo. L’unica grande controindicazione sia in allattamento che in gravidanza è il fumo. Alcolici in dosi moderate, perché l’alcolismo cronico della mamma in gravidanza può dare al feto malformazioni (sindrome fetale alcolica). Possiamo solo aggiungere che ci sono delle sostanze presenti in alcune verdure, come negli asparagi o nei carciofi o nei cavoli, che possono dare al latte un gusto diverso, ma non sono pericolose. La dieta migliore per la mamma è quella più variegata affinché sia il più completa possibile”.

 

Quante sono le poppate necessarie in una giornata?

“Il numero delle poppate rimane costante nei primi sei mesi di vita, circa otto poppate al giorno. Non bisogna illudere la mamma dicendole che nei mesi il numero di poppate si riduce… Bisogna dare da mangiare al bambino quando lo richiede, anche a distanza di mezz’ora. Una cosa da non fare è interrompere la poppata in quanto nel latte terminale c’è una maggiore quantità di grassi importanti per il bambino. Nei primi mesi non è necessario nemmeno aggiungere acqua all’alimentazione, tanto meno the e camomilla che potrebbero alterare il delicato equilibrio che si stabilisce tra lattante e mamma”.

 

Una volta si usava dosare la quantità di grassi presente nel latte…

“Oggi non si fa più. È vero che una mamma può avere il latte più grasso e una meno, ma il bambino istintivamente lo percepisce e si adegua di conseguenza mangiandone più spesso o più raramente. Se il latte è magro il bambino prolunga la poppata. La massima produzione di latte si ha attorno al mese e mezzo di vita e la quantità di latte che un bambino mangia è attorno ai 70alt0-800 grammi di latte nelle 24 ore, per un totale di circa 400-500 calorie. Il fabbisogno calorico del bambino si riduce dai due/tre mesi in poi. Le mamme hanno sempre terrore di restare senza latte, ma è raro che succeda se ha assunto una gestione corretta…”.

 

Come facciamo a sapere se il bambino sta davvero mangiando?

“Innanzitutto bisogna controllare il peso, che nei primi tre mesi di vita dovrebbe aumentare di circa 200 grammi alla settimana; dai quattro ai sei mesi i bambini crescono di circa 115 grammi alla settimana. Secondariamente è sufficiente guardare la diuresi: in genere dovrebbero esserci cinque-sei pannolini al giorno pieni di pipì limpida e chiara. Questo non vale per i primi giorni ovviamente. Non bisogna spaventarsi se dopo la nascita il bambino ha un calo di peso. È normale che i primissimi giorni non mangi tanto e quindi si disidrati: ovviamente non deve calare più del 7-10%. Il recupero si ha normalmente in due-tre settimane”.

 

Quando avviene lo svezzamento?

“Un bambino può essere allattato esclusivamente al seno anche per i primi cinque-sei mesi di vita. Lo svezzamento in genere va fatto gradualmente: non bisogna sforzare il bambino a mangiare se non vuole. Dopo i cinque-sei mesi si può passare alle formule cosiddette di proseguimento con le quali possono essere nutriti fino all’anno di vita. Queste formule contengono ferro. Nello svezzamento l’importante è incominciare ad assumere fibre, che troviamo nella frutta e nella verdura, utili all’intestino del piccolo. Un ottimo pasto può essere la minestrina vegetale con patate, carote, zucchine, bietole. Nessuna controindicazione per gli omogeneizzati. Bisogna andare cauti però con la carne, che non deve superare i 30-40 grammi al giorno per evitare un eccesso di proteine. È consigliabile l’utilizzo di olio di oliva extravergine, ricco di acido linoleico. Inizialmente è meglio evitare il sale, che può essere sostituito dal parmigiano. Il pomodoro lo consiglio dopo gli otto mesi, mentre vanno bene i preparati a base di crema di riso, mai tapioca, e multicereali”.

 

Ma i multicereali contengono il glutine. Non ci può essere qualche controindicazione?

“Una volta si tendeva a posticipare il più possibile l’assunzione di glutine e cereali per il problema della celiachia. Oggi gli esperti consigliano una somministrazione più precoce”.

 

Una madre che non ha latte come può nutrire nel miglior modo possibile il neonato?

“Intanto preciso che la cosiddetta ipogalattia è molto rara. Spesso il problema è dato dal fatto che la madre non sa allattare. È un problema gestionale non organico. Il latte c’è ma la mamma crede di non averlo. Ci possono invece essere cali di latte: lo stress può bloccare la montata lattea attraverso l’inibizione della prolattina (l’ormone interessato alla produzione del latte). Il calo dura qualche giorno, per questo non è il caso di incorrere subito alla formula che altera l’equilibrio madre bambino… meglio assettare… In ogni caso, se proprio non è possibile allattare per vari motivi, il nutrimento migliore nei primi cinque-sei mesi di vita sono le formule adattate, nelle quali la composizione di proteine, grassi e zuccheri cerca di rassomigliare il più possibile alla composizione del latte materno. È sconsigliato somministrare al neonato il normale latte vaccino. Esiste oggi del latte detto di crescita per bambini fino ai tre anni arricchito di ferro e vitamine, altrimenti poco presenti nel latte vaccino. Verso i tre anni, comunque, i bambini possono mangiare tutto: come sempre, da evitare inutili fuori pasto che possono favorire l’eccesso di peso, pochi dolci, poco sale (dannoso per l’ipertensione) e pochi grassi saturi (latte vaccino, burro, strutto) che favoriscono l’ipocolesterolemia”.

 

A lungo termine quali sono i benefici del latte materno?

“I benefici del latte materno sono molti sia a breve che a lungo termine. Innanzitutto contiene alcune sostanze, come gli anticorpi, che rendono il bambino allattato al seno più protetto da alcune infezioni rispetto al bambino non alimentato con latte materno. Alcuni studi, inoltre, hanno confermato che il bambino allattato al seno è maggiormente protetto dalle gastroenteriti, in particolare dalla diarrea e dalla shigellosi. Numerosi anche i benefici del latte materno a lungo termine: sono stati documentati la riduzione della pressione arteriosa, della colesterolemia, il minor rischio obesità, una protezione dal diabete di tipo 2, un effetto antitumorale (per la presenza dell’alfalactoalbumina) contro i linfomi e le leucemie. Certi studi parlano addirittura di effetti positivi sull’intelligenza…”.

Silvia Stern

 


  

 FARMACI CONTROINDICATI

 

Come regola generale sia durante l’allattamento che in gravidanza è meglio assumere il minor numero di farmaci possibile. “I farmaci controindicati – spiega il dottor Livio Castelpietra, pediatra – sono pochissimi. Sono altamente pericolosi quelli citotossici (come la ciclofosfamide), le droghe, le sostanze radioattive, e quelli antitiroidei, tranne alcuni casi (il propiltiouracile è sicuro al 100%). Si possono prendere con prudenza le sostanze neurotrope e gli psicofarmaci”.

 

Nessun problema per chi fa uso di insulina o della digitale per le malattie cardiovascolari. Bisogna fare attenzione, secondo quanto riportato da Castelpietra, invece, con il litio, sostanza psicotropa, che può avere addirittura una tossicità cardiaca per il bambino. Anche il fenobarbitale (sonnifero) può dare un problema di accumulo con conseguente letargia per il neonato (soprattutto se usato per troppo tempo), mentre l’Halcion, il sedativo usato per dormire, se assunto alla sera permette di allattare senza problema al mattino successivo perché ha emivita breve. Rimangono le controindicazioni per il Valium, che può essere pericoloso e dare problemi di sonnolenza nel bambino: se una mamma usa cronicamente il valium non deve allattare. Sfatata la paura per lo Zovirax, che viene usato come antivirale nelle malattie da herpes o nella varicella: si può utilizzare senza alcuna controindicazione. Da evitare invece alcuni antidepressivi (quelli triciclici possono ridurre la lattazione), mentre nessun divieto di assunzione durante l’allattamento di Prozac, Zolof e ansiolitici come il Lexotan. Mamme, fate attenzione al Plasil (il farmaco utilizzato per il vomito) perché questa volta può essere dannoso per voi… potrebbe provocare una depressione.

 

Secondo gli ultimi studi è anche aumentata la soglia di assunzione del metadone, anche se in caso di eccesso c’è rischio di sedazione e depressione respiratoria del bambino. Controindicata anche la morfina che può dare astinenza nel bambino.

 

“In un recente studio – spiega Castelpietra – le madri intervistate hanno riferito che utilizzando antibiotici nel 18% dei casi il bambino ha avuto attacchi di diarrea, utilizzando analgesici il 10% ha avuto sonnolenza, e utilizzando gli antistaminici nel 10% di loro si sono presentate situazioni di irritabilità”.

 

Quelli riportati sono solo alcuni esempi, ma va da sé che in caso di assunzione di alcuni farmaci particolari è necessario rivolgersi allo specialista. Inoltre, in molti casi i farmaci sono controindicati per motivi di sicurezza, perché non conoscendone gli effetti è più corretto evitarne l’assunzione.

 

“Nessuna controindicazione durante l’allattamento – sottolinea Castelpietra – per gli esami medici come la fluoroangiografia (serve a vedere i vasi della retina) e la risonanza magnetica nucleare. A parte la scintigrafia, che utilizza isotopi radioattivi, tutti i mezzi di contrasto possono essere compatibili con il latte materno. L’allattamento è possibile anche in presenza di una mastite (infiammazione batterica della ghiandola mammaria che richiede un intervento antibiotico)”.

 

“Solo in poche situazioni patologiche – precisa in conclusione Castelpietra – è meglio non procedere con il nutrimento dal seno materno: per esempio, in caso di una grave forma di diabete della mamma, in caso di obesità o di malattie croniche”.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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