Si abbattono i tagli sulla scuola. 35.000 posti in meno
Finalmente i nodi (e le bugie) vengono al pettine. Il Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, all'epoca in cui era in fase di approvazione il Decreto omonimo - ma in realtà scritta da Tremonti - balbettava: non ci saranno tagli alla scuola. Chi lavora nel mondo dell'Istruzione non ci aveva creduto da subito, ma la maggior parte degli italiani teledipendenti si era bevuta la solita manfrina informativa filogovernativa.
Ora si può ben dire che la Gelmini mentiva spudoratamente sapendo di mentire. I dati della Cgil parlano chiaro, anzi chiarissimo. Il bilancio, almeno per quello che riguarda i docenti, può considerarsi definitivo. Solo al Sud saranno cancellate quasi 10 mila supplenze, che coinvolgeranno insegnanti da molti anni precarizzate le quali si aspettavano l'assunzione a tempo indeterminato dopo anni di contratti a tempo determinato. E invece, Tremonti ha cambiato le carte in tavola, modificando la legge sulle assunzioni nel pubblico impiego, e tutte queste persone si ritroveranno a casa.
In generale, sono 10.580 le cattedre tagliate alle scuole medie e 6.245 alle superiori, ma bisogna aggiungere anche le scuole elementari il cui conto ancora non è determinato. Molti tra gli insegnanti che avevano un contratto a tempo pieno ma a tempo determinato dovranno accontentarsi di cattedre inferiori alle 18 ore settimanali o torneranno a fare i supplenti sballottati di qui e di là per fare i tappabuchi.
Insomma, sono almeno 17.000 (ma in realtà bisogna sommare non solo gli esuberi previsti nelle scuole elementari, ma anche 15.000 esuberi nel personale ATA - bidelli e personale non docente) per un totale certamente superiore ai 35.000 posti di lavoro in meno. Ma in fondo che vuoi che sia: si tratta del corrispettivo di soli 20 stabilimenti Fiat di Termini Imerese.