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Fu Provenzano a tradire Riina

 |  Redazione Sconfini
provenzanoFu Provenzano a suggerire ai Carabinieri del Ros la posizione del nascondiglio di Totò Riina e quindi a tradirlo, nel gennaio 1993, consegnando il boss nelle mani della giustizia. E' questa l'ultima clamorosa rivelazione di Massimo Ciancimino ai magistrati di Palermo (i pm Nino Di Matteo e Paolo Guido) che indagano sulle stragi mafiose del '92.

Secondo la sua ricostruzione, l'allora capitano dei Ros Giuseppe De Donno consegnò a Massimo Ciancimino le mappe di Palermo, chiedendo che questi le desse al padre Vito. Quest'ultimo diede una copia delle mappe al figlio dicendo di consegnarla ad un uomo di fiducia di Provenzano.

Questo emissario avrebbe poi restituito a Ciancimino junior la mappa con un cerchio proprio sopra la zona del quartiere Uditore, ove Riina si stava nascondendo. La cartina fu fatta arrivare ai Carabinieri che posero fine alla latitanza di Riina, rappresentante dell'ala più sanguinaria di Cosa Nostra di quel periodo.

Ora restano alcune interpretazioni da fare sulle mosse del boss. E' risaputo che Provenzano non fosse daccordo con la strategia stragista di Riina, ma poteva essere solo questo il motivo per tradirlo?

Sembra pressoché assodato poi che fu Provenzano a intavolare proprio con i Ros e altri pezzi deviati dello Stato la trattativa con le Istituzioni, che poggiava sul cosiddetto papello, per avere alcuni favori in cambio della fine dell'era delle stragi. In quel febbrile (anche dal punto di vista politico) periodo, stando alle recenti dichiarazioni del pentito Spatuzza inoltre, erano in fase di costituzione nuove formazioni politiche e la mafia, attraverso Dell'Utri, sembra che avesse scelto proprio Forza Italia di Silvio Berlusconi per far convogliare i tanti voti di cui dispone in Sicilia e non solo. Secondo un altro pentito, Brusca, all'inizio Riina tentò l'accordo con il ministro Mancino (ora al Csm) ma sembra che questa linea fosse poco "redditizia" e così uscì sconfitta da quella scelta dall'asse Provenzano-Dell'Utri.

Se fosse dimostrato che, come dichiarato da Ciancimino e testimoniato anche da alcuni documenti, Provenzano era in contatto attraverso lo stesso Dell'Utri proprio con Berlusconi (cui prometteva sostegno elettorale in cambio di favori, tra cui una televisione a disposizione) allora alcuni fumosi contorni della vicenda potrebbero essere svelati.

E' un dato di fatto che la stagione delle stragi si concluse con la cattura di Riina così come sono un dato di fatto i grandi successi elettorali in Sicilia. Restano però ancora molti dettagli da scoprire anche se il quadro ora sembra più chiaro di alcuni mesi fa. Sembrano però essere un pizzico più chiare le recenti accuse di Sonia Alfano a Berlusconi e le parole del Cavaliere, da subito contrario alla riapertura delle indagini sulle stragi.

Una cosa è certa, però: questo stillicidio di verità parziali a rate non è positivo. Non è positivo innanzitutto perché rende la vita difficile ai magistrati in cerca della verità e non è positivo perché più passano le settimane e più si infangano le istituzioni in generale, dal premier ai carabinieri, senza offrire e mettere sul piatto la prova definitiva di eventuali complicità o responsabilità nelle stragi del '92.


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