Schiavone: meno intercettazioni = più latitanza
Importantissima operazione anticamorra a Casal di Principe questa mattina all'alba: Nicola Schiavone, 32 anni, considerato il capo del clan dei casalesi dopo l'arresto del padre "Sandokan" è stato catturato dalle forze dell'ordine. Una notizia rilevante quanto positiva per un territorio ancora martoriato dalla criminalità ma che certamente può esultare per questo arresto eccellente. Un po' tutte le testate televisive di regime hanno riportato la notizia, ma quasi nessuna ha spiegato come si sia arrivati a questa cattura. Ora capirete perché.
Per sapere come Nicola Schiavone sia finito in manette basta leggere questo commento del pm Antonello Ardituro, il quale con i colleghi Giovanni Conzo e Cesare Sirignano, titolari dell'indagine, hanno coordinato il blitz: "La cattura è il punto finale di un lavoro che nelle scorse settimane aveva già condotto all'arresto dei più stretti collaboratori di Nicola Schiavone: importantissime, per il risultato raggiunto, si sono rivelate le intercettazioni, sia quelle telefoniche che le ambientali, e i pentiti. Senza le intercettazioni, sinceramente, non avremmo mai preso Schiavone".
Insomma, il povero Nicola Schiavone è stato sfortunato. Se il decreto anti-intercettazioni voluto dal governo più fiancheggiatore della criminalità che mai sia esistito fosse già stato convertito in legge il boss sarebbe ancora nel suo rifugio di Casal di Principe a godersi la latitanza dorata apparecchiata dal clan e dal padre.
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foto tratta da wikimedia commons