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I benefici della lettura ad alta voce

 |  Redazione Sconfini

 

C’era una volta la fiaba, verrebbe da dire. Tuttavia, nonostante la lettura ad alta voce sia diventata una prassi inusitata che non trova riscontro nei comportamenti abituali dei genitori, inconsapevoli dei

numerosi vantaggi da essa derivanti sin dai primi anni di vita, ci sono dei professionisti che continuano a consigliarla e a fare in modo che non venga definitivamente dimenticata. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Grazia Apollonio, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice dell’associazione culturale Accse (Associazione per lo sviluppo e il benessere psicofisico), la quale ritiene fondamentale dare il giusto peso a questa attività così semplice, che richiede poco tempo, ma con un indiscusso valore per la maturazione psicocognitiva di un bambino anche piccolo.

 

“Numerose ricerche condotte soprattutto negli Stati Uniti – afferma la dottoressa Apollonio – hanno dimostrato che leggere ad alta voce ai bambini fin dalla tenerissima età (sembra a partire dal sesto mese di vita e anche prima) introduce al piacere della lettura e rinforza la relazione genitore-bambino. È un momento in cui il genitore si ritaglia uno spazio da trascorrere assieme al figlio, un’occasione per stabilire un contatto e stare con lui anche in modo giocoso. Durante la lettura, ad esempio, si può prendere il bimbo in braccio o sedere accanto a lui e sfogliare assieme le pagine del libro; al bambino, inoltre, piace ascoltare e sentire le diverse tonalità della voce del genitore o la diversa ritmicità che essa può assumere durante la narrazione di un racconto”. C’è poi da considerare che questo, grazie all’imprinting precoce, è un buon sistema per fare in modo che l’abitudine a leggere si protragga anche negli anni seguenti.

 

La lettura ad alta voce attraverso la voce del genitore permette al bambino di apprendere delle nozioni di base che poi gli saranno utili quando dovrà affrontare lo studio ed altre attività scolastiche: è stato anche dimostrato che l’abbandonano scolastico avviene con minor frequenza e il rendimento può essere nettamente superiore rispetto a quei ragazzi che durante l’infanzia non hanno avuto tale approccio con la lettura. “Si è visto – conferma la psicologa – che i bambini a cui si legge ad alta voce sin dalla tenerissima età hanno un rendimento scolastico migliore, un repertorio maggiore di vocaboli da utilizzare ed una migliore capacità di crearsi delle immagini mentali”.

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Esiste un progetto, che merita di essere brevemente menzionato, importato in Italia dal Csb, con sede a Trieste, che ha il compito di sensibilizzare i genitori alla lettura ad alta voce ai bambini. Negli Stati Uniti “Born to read” (“Nati per leggere”), questo è il nome del progetto, è nato diversi anni fa e si è prefissato il compito di studiare come la lettura, proposta per lo meno dal sesto mese di vita, incida sullo sviluppo cognitivo del bambino. I risultati sono stati significativi e hanno evidenziato un’influenza positiva nella comprensione del linguaggio, nella capacità di lettura e nello sviluppo dell’attenzione.

 

Quando il progetto “Nati per leggere” fu importato in Italia, si condusse uno studio sul territorio nazionale per verificare quanto, in effetti, gli adulti leggessero. I risultati furono deludenti ed evidenziarono che l’italiano non è propenso alla lettura né per sé né per i figli, facendo venir meno conseguentemente l’utilità di questa pratica per il bambino. “Certamente – rileva la psicologa – viviamo in un Paese in cui non c’è l’interesse per la lettura e spesso non è presa molto in considerazione anche quando vi è la necessità di considerarla uno strumento utile per la crescita e la maturazione di un bambino”.

 

Oggi in Italia il progetto è ormai conosciuto a livello nazionale e sta prendendo piede grazie alla collaborazione dell’Associazione medici pediatri e dell’Associazione italiana delle biblioteche: con il passare del tempo, infatti, si è notato che sempre più genitori iniziano a leggere ad alta voce ai figli grazie all’opera di sensibilizzazione dei pediatri e degli operatori che lavorano all’interno delle biblioteche e delle librerie, che sempre più spesso hanno al loro interno una sezione dedicata all’infanzia che indirizza correttamente i genitori nella scelta dei testi a seconda dell’età del bambino e dei suoi gusti.

 

“Uno dei vantaggi più significativi che bisogna tenere in considerazione – sottolinea la dottoressa Apollonio – è quello relazionale: alla lettura ad alta voce consegue un rinforzo della relazione con il figlio. Il momento piacevole che si crea è di rilevante importanza e il bambino impara ad associare la lettura al diletto che deriva da questa pratica, che con il passare del tempo potrà aumentare sempre più stimolandolo a leggere anche da solo. L’influenza che il genitore esercita sul proprio figlio è un fattore essenziale in tal senso: quanto più a un genitore piace leggere, tanto più alte saranno le possibilità che anche il figlio provi in futuro lo stesso piacere”.

 

Tuttavia, qualora il genitore decida di accostarsi a questa attività, renderla piacevole è fondamentale, e adottare alcuni comportamenti per fare in modo che il bimbo non si infastidisca e abbandoni la lettura è sicuramente utile e vantaggioso. “Innanzitutto – spiega la specialista – con i bambini molto piccoli è fondamentale non forzarli: la lettura non è un dovere, ma un piacere. Se in quel momento il bimbo si distrae o manifesta la volontà di interrompere la lettura per fare altro, è inutile insistere. La cosa migliore è lasciarlo stare e riprendere in un altro momento”. “Inoltre – continua – è preferibile leggere al bambino in momenti di tranquillità e in un contesto rilassato, magari prima del riposo notturno per favorirlo, o nei momenti in cui si riesce a creare un’atmosfera calma e serena. Se il bambino è piccolo, i tempi di lettura devono essere brevi: bisogna considerare che i suoi tempi di attenzione sono inferiori ai nostri e quindi sarà lui che ci dirà o farà capire quando smettere, manifestando noia, stanchezza o riluttanza a proseguire”.

 

Per quel che concerne la tipologia di libro da leggere, bisogna prestare attenzione ai gusti del bambino e soprattutto alla fascia d’età consigliata riportata sul libro stesso. In libreria si possono trovare dei validi testi, che si differenziano a seconda dell’età del bambino. “Per i bambini piccoli – propone la dottoressa Apollonio – in genere si consigliano i libri di filastrocche e le rime: la musicalità di queste composizioni, infatti, attira l’attenzione dei bambini e la ritmicità stessa della lettura risulta essere piacevole ed interessante, anche se molto spesso il bimbo non comprende il significato di ciò che sta ascoltando”. “Quando il bambino è più grande – prosegue – è bene fargli tenere i libri in mano: è così che entra in contatto con il libro e può vedere in prima persona cosa c’è al suo interno. Solitamente le figure che i bambini prediligono hanno i bordi ben delineati, sono chiare, dai colori decisi e contrasti netti”.

 

Interagire con il bambino mentre si legge è fondamentale perché in questo modo si riesce a stabilire con lui un contatto e si stimola il suo interesse, non rischiando di annoiarlo. “Leggere al proprio figlio – suggerisce la psicologa – non vuol dire solo raccontare ciò che è scritto su un libro, ma è un’attività che implica uno scambio reciproco e che perciò coinvolge altri elementi altrettanto importanti oltre a quello meramente narrativo. Girare le pagine di un libro assieme a un bambino, ad esempio, è un buon modo per iniziare ad interagire con lui; così come è significativo rivolgergli delle domande su fatti, personaggi o figure in esso riportati perché stimola il bimbo ad esprimere i suoi pensieri e le sue fantasie”.

 

Durante la lettura, però, l’adulto deve essere spontaneo. La serenità e gioia si evincono anche dagli stati d’animo veri provati durante la lettura: essere un bravo oratore può far venire meno la spontaneità rischiando di rovinare tutto. In fin dei conti non si sta recitando un copione teatrale, ma si sta leggendo un semplice racconto e lo si sta condividendo con il proprio figlio. “Dare una voce ai personaggi – chiarisce la dottoressa Apollonio – è sicuramente più divertente per il bambino, ma la cosa più importante è il piacere che il bambino prova dallo stare con l’adulto. Se il genitore si mette in testa di voler fare di più, diventa una circostanza stressante, la narrazione perde spontaneità e non è più interessante per il bambino che ascolta”.

 

Le fiabe classiche, in genere, sono le preferite per la lettura e vanno bene, mentre sono meno consigliate le cosiddette fiabe morali, in cui il protagonista viene punito alla fine del racconto perché si è comportato male. “L’intento dell’autore in questa tipologia di racconto – evidenzia la psicologa – è di mandare un messaggio educativo e anche un po’ punitivo che esula dagli obiettivi che la lettura deve raggiungere in questi momenti”.

 

È bene scegliere il libro insieme al bambino, qualora il bimbo abbia un’età che lo permetta. Frequentare le librerie e le biblioteche pubbliche è utile per favorire l’incontro del bambino con ciò che gli piace e interessa. Inoltre, le biblioteche spesso prevedono un servizio di prestito studiato un po’ su misura dei bambini e pensato per insegnare loro a frequentare questi luoghi e scambiare i propri testi con altri piccoli lettori. “Tuttavia – conclude la dottoressa Apollonio – è bene che il bambino abbia dei libri propri, sia perché può avere il desiderio di leggere più volte un testo che gli piace particolarmente, sia perché può avere la voglia di possedere dei libri, magari per avere una sua piccola biblioteca personale”.

Paolo Baldassi

 

 

In collaborazione con Help!

 

 


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