La nostra vita in una tazza di caffè
Hanno origini antichissime e curiose la caffeomanzia e la teomanzia, ovvero le mantiche che si basano sulla lettura, rispettivamente, dei fondi di caffè e di tè. Queste “scienze” nascono, infatti, nei caldi deserti orientali dove le popolazioni nomadi per caso scoprirono le bacche del caffè. Furono le donne a trovarne un utilizzo: dopo averle frantumate, con mezzi rudimentali, scoprirono quanto era piacevole la bevanda ottenuta scaldandole con dell’acqua.
S’inaugurò quindi un’usanza, tuttora in auge, di offrire a fine pasto all’ospite il caffè. Già, ma non l’espresso che, con tempi rapidi, consumiamo al bar, bensì il caffè turco. «La preparazione di questa bevanda – spiega Mileda Fonda in arte Maya, che si dedica a questa lettura di sapore orientale da più di 24 anni – richiede accorgimenti particolari: innanzitutto, il caffè deve essere assai finemente frantumato, tanto da ridurlo alla palpabilità di una cipria; quindi, bisogna cuocerlo in piccoli e speciali pentolini rigorosamente in rame e dal manico lungo».
Una volta terminato di bere, è necessario porre sopra la tazza contenente i fondi la propria mano per trasmettere quello che gli addetti ai lavori chiamano “prana” e che noi possiamo più o meno tradurre con “magnetismo”, termine forse a noi più comprensibile. «A questo punto – riprende la sibilla che in arte si fa chiamare Maya – sul fondo della tazza si formano segni simbolici e numeri». Ed è allora che interviene il decodificatore di questi testi scritti in un alfabeto che solo dopo almeno tre anni di studi quotidiani s’impara a leggere. «Con la caffeomanzia – sostiene Maya – del consultante si riescono a conoscere il passato (l’infanzia), il presente, il futuro e il passato remoto, cioè quello delle antiche, e spesso ignorate, origini».
Tra i popoli orientali, ad avere il dono e le capacità di leggere i fondi di caffè sono generalmente le “vecchie” della famiglia, ed è solo quando si riesce a incontrare una saggia maestra che si possono apprendere i segreti di quest’antica arte divinatoria. Tanto la caffeomanzia, quanto la teomanzia, sono mantiche le cui conoscenze vengono tramandate di generazione in generazione. Ma non basta studiare. «Occorre lavorare molto su se stessi – sottolinea la sibilla – perché per effettuare una corretta lettura è necessario imparare a liberare la propria mente: solo così si possono cogliere i significati dei segni».
Uccelli, strade, treni: queste sono solo alcune delle immagini che si delineano nella tazza, ma accanto a queste, sostiene Maya, si formano anche numeri e lettere: «In particolare, i numeri indicano la data di un evento importante che si verificherà nella vita del consultante; le lettere sono spesso iniziali di nomi di persone che sono destinate ad avere influenza sulla nostra esistenza».
Certo immaginiamo gli scettici che, giunti a questo punto dell’articolo, avranno mille obiezioni e mille perplessità da esprimere: lo sapevamo quando abbiamo iniziato questo viaggio insieme a Maya. Ma, come dicemmo allora, noi desideriamo solo far conoscere, attraverso il racconto di chi ha dedicato la vita a queste scienze, un mondo, quello dell’esoterismo, che spesso con troppa superficialità viene relegato nel mucchio delle “sciocchezze”.
Noi non prendiamo posizione, ma senz’altro riteniamo importante scoprire che dietro a queste attività divinatorie c’è una storia, una storia antica che trova le sue origini proprio nella storia dell’uomo. In fondo, perché escludere che oltre a quello che vediamo ci sia qualcos’altro? Oppure, ancora, perché non accogliere queste informazioni come un fatto culturale? Se tocca le radici dell’essere umano con le sue domande più profonde, possibile che ci possiamo permettere il lusso di sentirle completamente estranee a noi? Ma le nostre sono solo domande, di sicuro non abbiamo risposte.
Tiziana Benedetti