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Blog, chat, social network: oggi si comunica solo così?

 |  Redazione Sconfini

Secondo dati forniti dall’Unione Europea, sono sempre più le imprese ed i nuclei familiari che, in tutta l’Unione, si collegano al World Wide Web. Nel 2006, il 90% delle aziende ed il 49% delle famiglie nei 27 paesi Ue avevano accesso ad Internet; e queste cifre sono in continuo aumento poiché lo scopo è di colmare il “divario tecnologico” tra i vari Paesi, per riuscire a digitalizzare il più possibile la società europea. Tuttavia questi dati sono soggetti a notevoli differenze proprio a livello nazionale. Ad esempio in Olanda questa tematica riguarda l’80% delle famiglie, mentre in Romania solo il 14%. Quella olandese è comunque una percentuale notevole paragonata anche a Paesi più “avanzati” come Francia ed Italia, dove si parla rispettivamente del 41% e del 40%. Nel nostro Paese le categorie di utenti sono molto variegate ma, da un sondaggio dell’Associazione italiana degli editori, è il 90% dei giovani ad usare il web ogni giorno, ed infatti uno su quattro partecipa a conversazioni in rete tutte le settimane.

 

Nella fascia d’età dai 14 ai 24 anni, tutti i ragazzi e le ragazze scelgono Internet per comunicare tra loro, sia attraverso l’instant-messaging che tramite i blog o i social network. Tutto ha avuto inizio nel 1997 negli Stati Uniti e dal 2001 è divenuto di moda anche in Italia. La chat ed il blog sono due spazi dove ciascuno vi scrive, in tempo reale, le proprie idee e riflessioni e dove si può stare insieme agli altri nel proprio tempo libero. Accendendo il computer si può scoprire di volta in volta chi è in linea, chi ha lasciato il suo commento nella nostra pagina personale, chi ha aggiornato il proprio stato, chi ha aggiunto foto che ci riguardano o chi ha creato un collegamento con link e siti di proprio interesse. La rete di amici è solitamente molto estesa e può comunicare in gruppo o singolarmente con più persone. Si parla sia con le parole tradizionali che attraverso immagini, pittogrammi ed emoticons (immagini animate). Con programmi quali MSN Messenger o Skype si possono scambiare torrenti di parole scritte o pronunciate ed utilizzando le webcam ci si può vedere mentre si conversa. Queste comunicazioni possono svolgersi a livello globale al costo della connessione Internet, risultando perciò un metodo estremamente economico per restare in contatto con gli amici (ad esempio Skype conta attualmente 338 milioni di utenti a livello mondiale).


Possiamo ufficialmente dichiarare sorpassata la fase degli sms, divenuti ormai un mezzo pratico esclusivamente per comunicazioni organizzatialtve dell’ultimo momento. I veri e propri contatti si hanno oggi tramite le chat-room private. Queste piattaforme protette sono preferite perché evitano gli incontri indesiderati: è l’utente a scegliere chi fa parte della propria lista di contatti e ad accettare o meno una “richiesta di amicizia”. Inoltre i dati dettagliati che ci riguardano non possono essere consultati dall’esterno; in altre parole solo se sono io a comunicare all’altro utente il mio indirizzo questo ne può entrare in possesso ed inserirmi nella sua lista contatti.


Dal 2001 ad oggi sono nati molti servizi che permettono di gestire un blog, ma i più conosciuti ed utilizzati social network a livello planetario sono sicuramente Facebook e Twitter, divenuti un vero “fenomeno sociale”. Per quanto riguarda il primo, in Italia nel 2008, c’è stato un vero e proprio boom: nel mese di agosto si sono registrate oltre un milione e trecentomila visite, con un incremento annuo del 961%. Il sito conta attualmente oltre 175 milioni di utenti in tutto il mondo ed è valutato più di 16 miliardi di dollari. Tra le persone che hanno un profilo personale, il 60% accede al sito quotidianamente, l’85% almeno una volta la settimana, ed il 93% almeno una volta al mese.


Ma qual è il reale impatto sociale di queste piattaforme? Possiamo veramente parlare di comunicazione e divulgazione di informazione o solamente di rapporti e contatti di facciata? Innegabile è la ramificata aggregazione sociale, ma parallelamente anche la superficialità della maggior parte degli scambi e della corrispondenza. I social network permettono di restare in contatto con persone in ogni parte del mondo, con le quali, a causa della distanza, non è possibile conversare quotidianamente: amici conosciuti durante l’estate o nei propri viaggi, ex-compagni di scuola ritrovati dopo anni, lontani parenti o vecchi colleghi e molti altri ancora. Si tratta di un pratico e divertente strumento per mantenere i legami con persone lontane, ma per quanto riguarda il quotidiano parliamo di un freno sociale. Molto spesso infatti gli utenti preferiscono interfacciarsi con il computer piuttosto che con la persona stessa, o scrivere piuttosto che parlarsi di persona.


I social network inoltre sono fonte di numerosi atteggiamenti e comportamenti che rasentano il mobbing e lo stalking. Il fenomeno del mobbing è già ben noto e sta ad indicare tutti quei comportamenti violenti perpetrati, a livello soprattutto psicologico, con lo scopo di produrre danneggiamenti plurioffensivi anche gravi con conseguenze sul patrimonio della vittima, la sua salute e la sua esistenza. Lo stalking è invece un termine più recente, che sta però aumentando d’importanza e gravità. Quando si parla di stalking si indica una serie di atteggiamenti tenuti per affliggere un altro individuo, perseguitandolo e nuocendo al normale svolgimento della sua quotidianità. Quest’ultima è, infatti, caratterizzata da ripetute persecuzioni verbali o scritte in particolar modo attraverso sms ed e-mail, telefonate, appostamenti ed intrusioni nella vita privata. Lo stalking può nascere come complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale, infatti il 55% dei casi si manifesta nelle relazioni di coppia ed il 15% sul posto di lavoro, tra compagni di scuola o dell’università.


Il controllo sui comportamenti illeciti e scorretti ed anche penalmente rilevanti è ancora piuttosto scarso ed inefficace. È molto probabile ed auspicabile che tra non molto saranno attivati meccanismi di controllo a maglie molto più strette: la giurisprudenza corrente è stata modificata per tener conto di quei comportamenti, specialmente riferiti all’universo femminile, fonte di gravi disagi e lesivi della libertà, dignità e autostima individuale. Anche se si tratta di fenomeni relativamente nuovi e ritenuti dai più poco rilevanti, è comunque bene rivolgersi alle autorità competenti, nello specifico alla Polizia postale, poiché questi atti illeciti non devono ledere la nostra quotidianità e sono perseguibili penalmente. In Italia una legge a riguardo è entrata in vigore il 23 aprile 2009 con l’approvazione del D.L. 23 febbraio 2009 promosso dal ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna. Costituisce di fatto una specializzazione della già esistente norma sulla violenza privata: i citati comportamenti si configurano, infatti, come una violenza privata aggravata poiché le condotte in oggetto si ripetono nel tempo e cagionano un perdurante e grave stato di ansia o di paura nella persona colpita.

Martina Pluda

 


In collaborazione con Help!

 


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