Quando il senso della legalità non è un optional!
È verosimile immaginare che dopo questo “encomiabile” gesto il turista si sia allontanato compiaciuto e soprattutto consapevole che il suo passaggio in terra toscana si sarebbe trasmesso ai posteri. Ma così non è stato in quanto, evidentemente, l’incauto non ha fatto i conti con lo spirito da samurai che contraddistingue il popolo giapponese, spirito che si identifica in un senso del rispetto delle regole per le quali si è pronti a dare addirittura la vita.
In effetti, in epoca successiva al gesto, le Autorità comunali fiorentine hanno segnalato il fatto alle Autorità consolari giapponesi, le quali non si sono perse d’animo e con una solerzia ed una pervicacia quali solo lo spirito asiatico sanno esprimere, hanno rintracciato, ma meglio sarebbe dire “beccato”, l’incauto autore del graffito, scoprendo essere niente meno che un insegnante!
Detto fatto, l’insegnante è stato convocato dalle Autorità di Polizia e opportunamente multato con l’ipotesi tutt’altro che recondita di veder aggravata la sua posizione con il licenziamento. A questa operazione svoltasi in territorio giapponese è seguito poi (e qui viene il bello… è il caso di dirlo!) che le stesse Autorità giapponesi hanno formalmente chiesto scusa al Comune di Firenze per l’inopportuno comportamento del proprio connazionale.
Fin qui i fatti, e francamente già per essi stessi ci sarebbe di che disquisire giungendo inevitabilmente a conclusioni molto amare, qualora il fatto venisse rapportato alla realtà nazionale. In verità l’Italia è piena di graffiti e non vi è luogo o sito anche pregevole che non sia “adornato” da queste opinabili esternazioni grafiche ad opera di sconosciuti che in qualsiasi altro Paese sarebbero definiti delinquenti, ma che nel nostro Paese, al contrario, vengono definiti con un eufemismo “artisti di strada”, nobilitando dei soggetti che – è bene sottolinearlo – nulla hanno a che spartire con i veri artisti di strada che sono ben altra cosa e che con la loro arte (termine quanto mai appropriato) gratificano i passanti.
Ma tornando alla notizia di cronaca, proprio in base a quanto appena sottolineato viene quasi spontaneo chiedersi: se per caso un cittadino italiano avesse adornato con un graffito estemporaneo (con tanto di autografo) un’opera d’arte giapponese, sarebbe avvenuto lo stesso a parti invertite? Certamente no! In quanto – ed è bene per onestà intellettuale ammetterlo – il nostro Paese ha, oggi più che mai, il senso della legalità molto “offuscato” giacché le generazioni attuali non hanno avuto modo (mancando a monte i maestri) di apprendere e fare proprio il principio secondo cui la libertà individuale ha un unico limite: la libertà dell’altro. Ecco quindi la necessità che fin dai primordi l’uomo ha sentito irrinunciabile di darsi delle regole da osservare in modo da poter convivere con gli altri suoi simili senza reciproche sopraffazioni.
Invero è proprio questo l’intima essenza che giustifica la norma, la regola, la legge, ma quando questa (oggi più che mai) viene tollerata malamente e spesso vilipesa in nome di una demagogica libertà che non conosce e non deve conoscere limiti (nascondendo così che siffatto concetto coincide pericolosamente con quello di anarchia), ben si comprenderà che perseguire colui il quale danneggia un bene pubblico o privato con scritte disegni o quant’altro venga dai più (classe politica compresa anche se non tutta) visto come un’ingiusta ingerenza tesa a sopprimere l’espressione di un proprio essere che deve avere la possibilità di rendersi noto senza condizionamenti di sorta.
Tutto ciò porta ad una certezza: l’ipotesi di vagheggiare che un turista italiano poco educato, qualora individuato a danneggiare un monumento estero, ottenga una censura da parte italiana con contestuali scuse al Paese cui il nostro turista ha creato un danno, rimane quantomeno pura fantascienza!
Questa conclusione potrebbe apparire inaccettabilmente drastica nel suo evidente pessimismo globale, ma certamente non campata in aria, in quanto testimoniata da una situazione di fatto che è sotto gli occhi di tutti: nel nostro Paese non vi è muro perimetrale, scala di accesso alla metropolitana, fiancata di autobus, carrozza ferroviaria e quant’altro, che non porti forzatamente la “firma” vergata con vernici spray, pennarelli, incisioni di vario tipo, di “spiriti liberi” che dimostrano (a nostro giudizio) un’avversione patologica per le pareti bianche: se questa è la nostra realtà (e lo è!) evidentemente quella giapponese in termini di senso civico è distante anni luce. Riflettiamoci.
Mr. Cljmax