E' stata pubblicata da La Stampa una simulazione più che verosimile su come potrebbe essere il nuovo Senato qualora il piano di Renzi e Verdini fosse già giunto a compimento.
In una sola immagine emerge, dirompente e violenta, l'assurdità, la pericolosità, la totale mancanza di rappresentatività e la palese incostituzionalità della riforma costituzionale che in questi mesi le Camere stanno approvando a suon di ricatti, minacce, ritorsioni e compravendite, monetaria o morale lo decideranno i giudici, di senatori.
Il nuovo Senato pare plasmato e appiattito sulle esigenze di Governo e del premier Renzi, che conquisterebbe senza neanche la fatica di passare dalle elezioni una maggioranza schiacciante e solida come il granito: sui 100 senatori previsti ben 55 sarebbero appannaggio del PD. Una discrepanza di circa 20 punti percentuali rispetto al 35% circa che i sondaggi danno oggi al partito del premier-segretario.
In un sistema basato su strampalate proporzioni su scala regionale (nella metà delle regioni si potranno nominare solo 2 senatori e saranno entrambe della maggioranza) la potenza regionalistica rappresentata dalla Lega Nord avrebbe a suo impatto molto sensibile con addirittura 14 senatori contro i soli 9 di Forza Italia, penalizzata dalla sua presenza più distribuita sul territorio nazionale. Il microscopico partito di Alfano, Ncd, che vale circa il 3% avrebbe ben 5 senatori mentre partiti di minoranza linguistica tra cui l'altoatesino SVP che su scala nazionale vale meno dello 0,5% potrerebbero a casa 3 senatori.
Ma a fronte di questa sovrarappresentazione di questi partiti chi è che ne paga le conseguenze? Ovviamente il temibile Movimento 5 Stelle, che nonostante sia votato da un elettore su quattro, con i suoi miserrimi 6 senatori varrebbe appena un senatore in più del solo Presidente della Repubblica che ne sceglie ben 5.