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Violazioni Mediaset. Esposto di Altroconsumo ad AGCOM, Antitrust e Commissione Europea

 |  Redazione Sconfini

altroconsumo, logo, mediaset, espostoLe irregolarità certificate con cui da troppi anni Mediset occupa le frequenze pubbliche nazionali che sarebbero state assegnate nel 1999 a Europa7, l'eccessiva concentrazione pubblicitaria di Publitalia 80 e delle altre consessionarie di pubblicità del gruppo Berlusconi, il tetto del 20% abbondantemente sforato sul numero di palinsesti a disposizione di un singolo editore, ogni tanto tornano a galla.

Domenica 22 marzo, la trasmissione Report di Raitre è tornata alla carica con una puntata dirompente sulle  presunte nefandezze e i lati oscuri che da molti decenni feriscono il sistema televisivo italiano, che presenta un duopolio (quello Rai-Mediaset) che non ha eguali nel mondo. Inoltre, sullo sfondo, i diritti negati all'imprenditore Di Stefano, che nel 1999 aveva vinto il bando per l'assegnazione delle frequenze che abusivamente erano occupate da Rete4 (e che a distanza di 10 anni continua abusivamente ad occupare) e che ancora attende di avere ciò che gli spetta (il Consiglio di Stato per ora gli ha attribuito un ridicolo milione di euro di danni).

Per la continua e reiterata violazione anche di disposizioni comunitarie, l'Italia sta accumulando una multa che sta raggiungendo cifre stratosferiche e che vale 350mila euro al giorno! Al 23 marzo 2009 siamo arrivati a quota 412 milioni di euro! Una situazione spaventosa, che viene vissuta con preoccupante indifferenza dagli italiani.

Ma pochi giorni prima del riaffiorare anche televisivo (perché sul web è uno dei temi centrali di molte discussioni) di questa torbida storia era iniziato con un esposto di Altroconsumo e inoltrato all'Antitrust, all'AGCOM e alla Commissione Europea. Sul piatto, il diritto dei cittadini al pluralismo e degli operatori di mercato alla concorrenza. Ecco il comunicato diramato dall'associazione di consumatori:

Mancato rispetto dei limiti a tutela del pluralismo dell'informazione.
Altroconsumo ha depositato oggi (18/03/09 ndr) un esposto all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni contro R.T.I. spa per violazione delle disposizioni del Testo Unico della radiotelevisione (il decreto legislativo n.177 del 31 luglio 2005) a tutela del pluralismo e della concorrenza nel sistema integrato delle comunicazioni (SIC). L'esposto è stato inviato anche all'Antitrust e alla DG Concorrenza della Commissione europea.

Il numero complessivo di programmi nazionali editi e diffusi da R.T.I. (Gruppo Mediaset) su frequenze terrestri supera abbondantemente il limite del 20% imposto dalla legge.

R.T.I. secondo i calcoli di Altroconsumo detiene il 29,7% del totale, essendo titolare di almeno quattordici palinsesti televisivi. Questi, secondo la definizione del Regolamento relativo alla radiodiffusione terrestre in tecnica digitale, sono contenuti predisposti dal fornitore, destinati alla fruizione del pubblico via radiodiffusione televisiva, caratterizzati da un unico marchio.
Il loro numero è calcolato complessivamente in base ai programmi televisivi concessi o irradiati in ambito nazionale su frequenze terrestri in tecnica sia analogica che digitale, secondo la legge 112 del 2004. Non è rilevante che siano in chiaro o a pagamento.

Questa la lista: Canale 5, Retequattro, Italia 1 (diffusi in analogico e replicati sul digitale terrestre, Multiplex Mediaset 2); Joi, Joi+1, Mya, Mya+1 Mediashopping (Multiplex Dfree); Premium Extra 1, Premium Extra 2, Hiro, Premium Calcio 24 (Multiplex Mediaset 1), Iris, Boing (Multiplex Mediaset 2).

Per Altroconsumo l'AGCOM deve intervenire adottando le misure inibitorie previste dal Regolamento e esercitando le funzioni e i poteri che sono proprie dell'Autorità, cioè facendo cessare un numero di programmi tali da far rientrare R.T.I. nel tetto del 20% previsto dalla legge.

La denuncia di Altroconsumo segue altre iniziative per salvaguardare il diritto degli utenti a un'informazione pluralistica e quello degli operatori a un mercato dove le regole per il rispetto della concorrenza siano rispettate, non calpestate. Gli esposti del 2005 e del 2008 sul tema del duopolio televisivo nel passaggio dall'analogico al digitale sono un esempio concreto.
A seguito di tali iniziative la Commissione europea ha ancora aperto sul tavolo il fascicolo di procedura di infrazione contro il Governo italiano.
Non è solo il rispetto delle regole. Ne va anche della crescita e dello sviluppo del sistema-Paese. In Italia, a differenza che altrove nell'Unione europea come in Francia e Germania, il cosiddetto "dividendo digitale" ossia lo spettro lasciato libero dalle frequenze analogiche con lo switch off rischia di non poter essere utilizzato in tutte le sue potenzialità, per coprire con la banda larga zone oggi non raggiunte e colmare così il digital divide.


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