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La corruzione è inversamente proporzionale al reddito medio

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Stando al rapporto 2013 di Tranparency International, anche quest'anno l'Italia ottiene l'importante e prestigioso riconoscimento di nazione più corrotta d'Unione Europea ad eccezione della Grecia.

 Tuttavia, rispetto ai minimi storici del 2010 e del 2011 (punteggio di 39 su 100), le cose stanno leggermente migliorando. Nel 2012 il punteggio è salito a 42, mentre quest'anno siamo a 43/100. Risultati evidentemente insufficienti ma che almeno stanno a indicare un leggero cambio di rotta rispetto al recente passato.

Senza andare a scomodare le ragioni che hanno portato Paesi con tradizioni democratiche, cultura politica e teorizzazione dell'etica istituzionale decisamente inferiori al Belpaese come la rispettabilissima Namibia, l'esotica Malaysia, il misterioso Rwanda, il Bhutan, il Botswana e il militarizzato Israele, può essere utile un confronto con i Paesi che hanno la nostra comune radice europea in senso lato.

Leader incontrastata di questa classifica è la Danimarca (91/100), seguita da Finlandia, Svezia, Norvegia, Svizzera, Olanda, Lussemburgo, Germania, Regno Unito, Belgio, Irlanda, Francia, Austria, Portogallo, Polonia, Spagna, Slovenia, Malta, Croazia, Repubblica Ceca.

Può apparire chiaro ad una prima occhiata un primo dato, cioè che la corruzione è inversamente proporzionale al reddito medio. Più alto è il reddito pro capite, minore è l'impatto della corruzione.

L'anno scorso è stato appurato dall'Ocse come il salario netto medio di un italiano fosse di 19.147 euro. Un valore inferiore a Spagna (21.111 euro), Irlanda (24.208), Francia (29.798), Germania (25.128), Gran Bretagna (29.643). I Paesi scandinavi viaggiano tutti sopra i 30.000 euro fino a oltre 40.000 dei fortunati norvegesi. Nel 2012, dopo il fallimento, in Grecia (unico paese più corrotto dell'Italia nell'UE) il salario netto reale è sceso a 13.167 euro contro i 17.024 dell'anno precedente al default.

Il grande gap con i paesi più sviluppati (e ricchi) è dato dalla dilagante precarietà del lavoro soprattutto giovanile, dagli stipendi quasi cinesi offerti da molti tipi di lavori per di più intermittenti, dall'assenza di tutele per chi è costretto a sopravvivere da lavoratore parasubordinato e quindi sempre ricattabile e soprattutto dall'assenza del reddito minimo di cittadinanza (non a caso il reddito di cittadinanza più alto del mondo è quello previsto in Danimarca, ovvero il paese meno corrotto del mondo) che al momento (nonostante le direttive europee espresse già 20 anni fa) non è contemplato solo in Grecia e in Italia.

Ridistribuire il reddito anche a costo di forzature e ridistribuire tutele e diritti al momento appannaggio di una sempre più anziana e ristretta fascia della popolazione è condizione sine qua non per migliorare sensibilmente tutti i parametri vitali della Paese. A partire dall'indice di corruzione che come sappiamo costa fior di miliardi di euro ogni anno alle esangui casse pubbliche.

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