"Oggi aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti" ha twittato il premier Enrico Letta.
Sarebbe una splendida notizia, se fosse vera. Peccato che se è vero il motto "fidarsi è bene non fidarsi è meglio", l'annuncio ha buone probabilità di essere un'ennesima palla d'acciaio.
Il nipote di Gianni Letta, gran ciambellano alla corte di Silvio, aveva già promesso altre due volte l'abolizione del finanziamento (che poi sarà la stessa cosa del rimborso elettorale gonfiato che i partiti si divorano ogni anno? Si può leggere una bozza del decreto?): la prima volta il 24 maggio 2013 con il primo dei tweet della serie "Nel Consiglio di ministri di oggi abbiamo trovato l'accordo sull'abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti. Ora la Ragioneria deve preparare le norme fiscali del ddl". Qualcuno le ha mai viste? Comunque ha guadagnato fiducia da parte di un corpo elettorale giustamente sempre più furibondo.
La seconda volta il 23 luglio 2013 con un altro cinguettio: "Non faremo passi indietro su abolizione finanziamento pubblico partiti. Il ddl che abbiamo presentato è una buona riforma. Perché bloccarlo?" Già perché bloccarlo? Infatti, Palle d'acciaio non ha mai spedito il ddl per l'approvazione alle Camere. Nè ha imposto la fiducia come in altri casi. Comunque l'elettorato esasperato ingolla l'ennesima bugia.
Oggi si aggiunge la nuova variabile: approvazione entro oggi pomeriggio. Ma poi diventerà legge? O resterà ancora nel cassetto? Da quando decorre? Da subito o dal 2040?
Sarà mica che l'annuncio si instaura nella nuova lotta di potere tra Renzi e Letta? Sarà mica che la "sorpresa" di Renzi a Grillo prevista per domenica consistesse proprio in una proposta di legge per l'abolizione del finanziamento ai partiti e che Letta la voglia disinnescare mediaticamente?
Comunque, tra finanziamento ai partiti, abolizione delle Provincie, Aumento dell'Iva, Esodati, Legge Elettorale, Riforme Costituzionali, cuneo fiscale, aumento indiscriminato delle tasse sulle PMI, finora i fallimenti e le promesse mancate non si contano più. Speriamo sia l'inizio di un nuovo ciclo.
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