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Questione di bilancio

 |  Redazione Sconfini

Sono una lettrice di Help! e dopo aver letto la tua rubrica mi sono fatta forza e ho deciso di condividere quello che per me rappresenta un problema da alcuni anni.

Ovviamente non ne parlo con nessuno perché me ne vergogno, ma capisco anche che senza confrontarmi con qualcuno non mi viene nemmeno qualche idea su come gestire questa mia incapacità. Non riesco a far fronte alle spese mensili perché spendo tutto prima per il superfluo invece che per l’essenziale, come l’affitto e le bollette. Ti prego dammi qualche idea, forse aprirò gli occhi. (M. ’74)

Cara M. ’74, devi sapere che non sei l’unica ad avere espresso questo tipo di perplessità: si tratta di un argomento che interessa molte persone. Ti invito dunque a condividere alcune riflessioni. Cercherò di fornirti qualche spunto per attuare una strategia che ti possa aiutare.
Innanzitutto mi viene in mente che, anche se pagare bollette o affitto non è né allegro né emozionante, non è creativo e nemmeno divertente, unitamente alla voce alimentazione, potresti raggruppare anche ciò che rappresenta l’essenziale per soddisfare i tuoi bisogni principali. Prova infatti a chiederti che ne sarebbe di te senza un riparo, senza la possibilità di cucinare, senza il piacere di dedicarti alla cura della tua persona e senza l’allegria nell’ospitare gli amici?
Se questa riflessione non ti basta, passa a un’azione pratica: annota e pianifica le voci del tuo bilancio dando la precedenza alle spese prioritarie. Tieni un’evidenza dettagliata dei tuoi acquisti. Se hai comperato qualcosa di inutile, prova a capire il perché. Questa strategia ci fa capire anche quanto velocemente le nostre casse si svuotano. Nel corso del mese che si “preannuncia più impegnativo”, potresti attuare qualche trucchetto in più come uscire a fare un giro in centro senza contante, né carte di credito.
Hai mai sentito parlare dell’indifferenza selettiva? È un’abilità che si impara con l’esperienza, dunque praticandola. Non si tratta di un’indifferenza assoluta e convenzionale che, di fatto, è incompatibile con la vita stessa, bensì della capacità di prendere le distanze dai modelli che il contesto in cui viviamo ci impone, per meglio dire: saper essere indifferenti consapevolmente.
Probabilmente ti sarà capitato di non riuscire a trattenerti davanti a un paio di scarpe, a una borsa o a dei capi d’abbigliamento. L’idea di possedere un prodotto si trasforma in una forma di felicità. L’emozione forte che ci assale in quel momento, ci fa pensare che solo possedendo quell’oggetto saremo felici. Si tratta in realtà di un’emozione che ci impedisce di vedere le cose come sono veramente. A questo, hai mai pensato?
Rifletti anche sull’esaltazione dell’individualità che ha reso tutti noi molto fragili e sulla ricerca del compiacimento, del successo, della conferma degli altri che si traduce in “io valgo perché possiedo qualcosa che gli altri riconoscono”. Impara a dedicarti del tempo in cui riflettere su ciò che tu vuoi nella tua vita e quali sono i valori che tu vuoi coltivare.
Ancora un ultimo interrogativo: quanto cerchi una consolazione ad un tuo malessere nell’acquisto sconsiderato che fai? Piuttosto che comperare cose che non servono, prendi nota di ciò che provi. Consolati, perché il momento d’esaltazione legato ad un acquisto impulsivo è sempre seguito dalla delusione per aver ceduto alla debolezza.
Spero che le strategie suggerite ti possano aiutare. Attenta però, se le idee espresse non sono sufficienti a farti cambiare abitudini, considera la possibilità di ricorrere all’aiuto di un medico specialista che ti aiuti a riconoscere le ragioni di una possibile dipendenza.
Ti dedico infine questo pensiero tratto dall’“Agenda Riflessi dell’Anima”, Amrita Editore: «Vivere semplicemente significa essere liberi dai desideri e dagli attaccamenti e, al tempo stesso, sentirsi molto felici. Questo non vuol dire rassegnarsi a sopportare una vita di privazioni o di stenti, ma avere invece la saggezza di adoperarsi per soddisfare le necessità vere e di sapersi accontentare» (Paramahansa Yogananda).

foto: Pina Messina


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