Alitalia lascia la Borsa. Azionisti truffati pensano a class action
La pantomima Alitalia, che come abbiamo già avuto modo di raccontare in diversi articoli, peserà sugli italiani per almeno 3 miliardi di euro (addirittura 5 miliardi secondo il Sole 24 Ore) in tasse presenti e future vive le sue battute finali anche sul mercato borsistico. Da questa mattina il titolo è scomparso dai listini di Piazza Affari, con buona pace dei tanti piccoli azionisti turlupinati nell'ultimo anno e mezzo.
Il commissario straordinario Augusto Fantozzi, che sta liquidando la vecchia Alitalia dopo averne quasi regalato alla Cai e ad Air France la parte sana, ha firmato la revoca dalle contrattazioni della Borsa italiana. Il titolo, in realtà, era già congelato dal 4 giugno 2008 dopo le oscillazioni speculative che ha vissuto in campagna elettorale e nelle settimane immediatamente successive al voto.
Dopo aver toccato il picco di 1,34 euro il 30 gennaio 2007, quando il Ministero dell'Economia aveva annunciato ben 11 concorrenti disposti a rilevare la moribonda e super indebitata compagnia. Illusi da queste prospettive in tanti nei giorni precedenti e in quelli successivi hanno acquistato azioni Alitalia, non sapendo che in meno di un anno e mezzo il valore delle azioni sarebbe precipitato a 0,445 euro.
Il salvataggio politico promesso dal presidente del Consigio Berlusconi si è rivelato un disastro totale, soprattutto sotto il profilo economico, come testimonia questo paragone tra l'offerta fatta da Air France prima delle elezioni dell'aprile 2008 e l'offerta (poi divenuta realtà) della Cai.
E i poveri piccoli azionisti e i risparmiatori che magari in buona fede speravano di veder rifiorire Alitalia e il suo valore in Borsa e invece si sono ritrovati con un pugno di mosche dopo il fallimento della trattativa diretta con Air France, che era disposta ad accollarsi anche i debiti della compagnia.
Dai listini di Borsa scompaiono anche le obbligazioni convertibili 2002-2010 emesse dalla vecchia compagnia per 715 milioni di euro: gli obbligazionisti sono ora nel bacino dei creditori che hanno presentato al tribunale Fallimentare domanda di ''ammissione al passivo'' di Alitalia. Il Tesoro ha in mano il 49,9% delle azioni.
Quanto agli oltre 40mila piccoli azionisti della vecchia Alitalia dovranno attendere fino al 31 maggio per gli eventuali indennizzi previsti dal governo nel decreto varato lo scorso agosto per spianare spianare la strada al progetto di salvataggio della compagnia ormai in fin di vita.
La misura del risarcimento dipendera' dalla ripartizione tra i diversi beneficiari previsti dalla legge del Fondo creato con i cosiddetti ''conti dormienti'': azionisti Alitalia, ma anche risparmiatori vittime di frodi finanziarie, possessori di obbligazioni della Repubblica argentina, ricerca scientifica, la social card. Solo il 31 maggio, infatti, sara' chiaro l'ammontare delle risorse che affluiranno al fondo da conti bancari ''dimenticati'', assegni circolari mai riscossi, depositi, anche postali e assicurativi, ''dormienti'' da oltre 10 anni.
Il Siti, il Sindacato Italiano per la Tutela dell'Investimento e del Risparmio, chiama a raccolta azionisti e obbligazionisti par eventuali azioni collettive dando un preziosissimo suggerimento: ''Solo coloro che eserciteranno rapidamente ed efficacemente i propri diritti riusciranno a vedere qualcosa piu' delle briciole di un piatto che piange''.
Insomma, c'è il rischio che i piccoli investitori non incassino neppure il valore (bassissimo) congelato delle loro azioni e delle loro obbligazioni e qualora in parte ciò dovesse avvenire il conto sarà pagato dai "conti dormienti" di cittadini che hanno dimenticato di avere vecchi conti correnti aperti. Questo è il classico fondo del barile dell'amatoriale e tragicomica gestione politica della faccenda Alitalia negli ultimi 20 anni e soprattutto dell'opportunistica conclusione degli ultimi mesi.
Per chi volesse sobbarcarsi un nuovo investimento di nome Alitalia, invece, sappia che dovrà attendere e non poco: il titolo della nuova compagnia non sarà collocato in Borsa prima di 3/4 anni, probabilmente cioè fino a quando i soci che hanno "difeso l'italianità" della compagnia decideranno di fare cassa vendendo le loro quote, forse alla stessa Air France e in parte ricorrendo al mercato.
Il cerchio a quel punto sarà chiuso: con le acque calme Alitalia sarà controllata da stranieri che la renderanno una compagnia esclusivamente locale e votata ai voli nazionali, e i "patrioti" che hanno sganciato un obolo per far felice il Presidente del Consiglio incasseranno più di 10 volte l'investimento fatto.
I 3 miliardi di debito saranno ancora sulle spalle dei cittadini italiani e gli elettori raggirati da questa truffa non si saranno accorti di nulla.