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Come l'Islanda ha cancellato il debito estero

 |  Redazione Sconfini

Siamo quasi all'apice della crisi economica che porterà l'Italia al default. Dopo settimane di rinvii e fumosi spot sparati negli occhi degli italiani il governo del buco sta per portare in Aula la manovra che comunque non salverà gli italici conti.

Quando si esaurisce la fila di mignotte e papponi che chiedono il loro mensile davanti a Palazzo Grazioli, anche Berlusconi mette la testa fuori dall'harem e si incontra con Bossi, il Trota, Tvemonti, Zanna Bianca Maroni e Calderoli. Finora non si è capito né concluso nulla, ma ormai il tempo stringe: i mercati fremono in attesa di una badilata al welfare, una decapitazione di diritti dei lavoratori e una mazzata al sistema pensionistico.

Per tenere il potere per qualche altro mese serve presentare qualcosa di accettabile almeno in termini numerici, altrimenti si fa come i carro armati di Mussolini che mandava i mezzi avanti e indietro facendo credere al popolo che ce ne fossero centinaia a difesa della Nazione.

Eppure, la soluzione ce l'hanno consegnata sul piatto d'argento già molti mesi fa gli islandesi. Il debito pubblico dello stato era diventato ormai insormontabile dopo che il governo (su pressione del FMI e dei governi olandese, svedese e inglese) aveva nazionalizzato le tre principali banche islandesi che nel periodo di liberismo rampante avevano riempito i loro forzieri con titoli spazzatura. Così, quando il governo stava pensando ad una serie di misure che avrebbero affamato l'esigua popolazione (circa 320mila abitanti) si formò un enorme movimento di opinione che attraverso una raccolta di firme e un successivo referendum che vide il 93% dei votanti esprimersi favorevolmente, bloccò il rimborso del debito estero che sarebbe stato pagato con le tasse degli islandesi (3,4 miliardi di euro solo per Inghilterra e Olanda).

In altre parole, al motto "la crisi la deve pagare chi l'ha prodotta" il debito estero è stato letteralmente cancellato in quanto ritenuto causato da azioni criminose di banchieri e membri del governo. Scattarono le inchieste e vennero emessi i primi mandati di arresto per molti banchieri e membri dell'esecutivo. L'Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati e alcuni politici abbandonano l'Islanda.

Sotto la spinta popolare, il Governo accettò che la vecchia costituzione islandese fosse riscritta da 35 cittadini senza tessere di partito eletti dal popolo: tra essi anche un pastore. Il primo esperimento di costituzione "crowdsourcing" della storia. C'è da scommettere sul fatto il pastore islandese farà meglio di D'Alema e Berlusconi ai tempi della Bicamerale.

E' innegabile, infine, che quanto ad attività criminali, con tutto il rispetto per i ladruncoli islandesi, qui in Italia siamo praticamente imbattibili e sono già agli atti migliaia di documenti e prove schiaccianti.

Nella società mediatica l'effetto contagio (come le rivolte nei paesi del Nord Africa) è una delle caratteristiche preminenti. Sarà per questo che nessun telegiornale ne parla?

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