
Mentre l'Italia in recessione "presta" 3,9 miliardi a MPS, l'Islanda fa fallire le banche e cresce del 3%
I paragoni tra un Paese grande come l'Italia e uno molto piccolo come l'Islanda devono essere sempre presi con le pinze, ma le lezioni che i "Davide" da sempre danno ai "Golia" non possono essere messe da parte.
In questi giorni si parla molto del caso Monte di Paschi di Siena e del portentoso buco che un management di estrazione Pd con il beneplacito delle schiere montiane della finanzia italiana e internazionale ha creato. I veri danneggiati come sempre non sono i dirigenti o i consiglieri di amministrazione, ma sono (o saranno) i dipendenti e i piccoli azionisti. Ora forse è più chiaro perché il governo tecnico ha "prestato" 3.900.000.000 di euro (scritto intero è un numero impressionante: trevirgolanovemiliardidieuro!) a Monte dei Paschi di Siena per l'operazione salvataggio con una tempistica che col senno di poi sembra quanto meno sospetta.
Certamente casuale ma molto sospetto anche l'introito dell'Imu prima casa (quella pagata dai piccoli risparmiatori che magari già pagano il mutuo e dai poveretti dopo una vita di sacrifici) che è stato di 3,8 miliardi. Praticamente quanto ha fagocitato MPS.
Risultato? Il solito: Paese sempre più indebitato (con Monti oltre i 2mila miliardi di debito), con una disoccupazione giovanile al 35% e un tasso di occupazione tra i più bassi dell'Occidente, stipendi miserrimi al punto di essere regrediti a livello di 25 anni fa e Pil in caduta libera, mentre la produzione industriale è a livelli così infimi che non servono più tabelle esemplificative.
In Islanda, paese che era in bancarotta solo 4 anni fa, la cura è stata diversa. Lo spiega Olafur Ragnar Grimsson, presidente dell'isola: "Non ho mai capito perché le banche sono sacre mentre le altre società vengono lasciate fallire. Perché quando un istituto di credito fallisce devono pagare i contribuenti?"
Infatti l'Islanda ha lasciato fallire le sue banche sotto la spinta popolare che ha portato anche all'arresto di molti banchieri. I mesi successivi sono stati ovviamente durissimi: molte famiglie hanno perso lavoro e casa, altre hanno visto i loro risparmi perdere valore, ma ora l'Islanda cresce del 3% annuo e la disoccupazione è tornata al 5% e non è più un problema.
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