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Financial Times: Berlusconi pensa alle dimissioni. Fuggi fuggi di Ministri

 |  Redazione Sconfini

La fonte è un alto funzionario governativo. La testata che scrive è il Financial Times. La tesi è così dirompente da meritare una traduzione: i principali alleati di centro-destra stanno già prefigurando un futuro senza Berlusconi, il quale potrebbe dimettersi entro poco tempo.

L'articolo, apparso ieri sul FT a firma di Guy Dinmore, inviato a Roma per l'importante testata statunitense spaventa i fan del Cavaliere ma in effetti anticipa alcune delle mosse che in molti, nel centro-destra (Gianfranco Fini in testa), hanno cominciato a fare da quando sono iniziate a venir fuori scandali e scandaletti legati alla dissoluta vita privata del premier: scandalo Noemi e minorenni, divorzio da Veronica Lario, foto di villa Certosa, rivelazioni di Patrizia D'Addario e di altre escort ecc.

Tg e riviste amiche (l'80% della stampa italiana) hanno fatto quadrato attorno al loro padrone, ma il pressing internazionale, Repubblica, l'Espresso e Internet hanno comunque scosso il sistema in profondità.

Nel suo articolo, Dinmore, spiega che nonostante ufficialmente si nega il fuggi fuggi di "alti alleati", in realtà Ministri ed esponenti politici di primo piano iniziano a dissociarsi dal premier. La sua fonte ("a well-placed government source") governativa sottolinea che il 72enne Berlusconi sta già pensando alle dimissioni. L'indiscrezione sulle dimissioni era già trapelata qualche giorno fa e prontamente l'avevamo riportata (leggi l'articolo), ma i fatti non erano ancora così gravi.

Ora, prosegue Dinmore, si pensa a un futuro del centro-destra senza Berlusconi e si prefigura uno scenario completamente nuovo. La goccia che potrebbe far traboccare il vaso è la possibile implicazione del Cavaliere nelle inchieste della Procura di Bari (che sta anche indagando per corruzione, concussione, traffico di droga e sfruttamento della prostituzione). Il parallelismo ricordato è quello del 1994, quando mentre Berlusconi (già all'epoca premier) cadde un mese dopo la notizia di un'inchiesta per corruzione che l'aveva coinvolto mentre presiedeva una conferenza alle Nazioni Unite sulla criminalità. Come oggi, anche allora, decisivo fu il voltafaccia della Lega Nord.

Anche fatto sociali ed elettorali sono alla base della tesi di Dinmore e della sua fonte: le recenti elezioni hanno dimostrato un lento scollamento di Berlusconi dal suo elettorato e in questi giorni anche il mondo cattolico sembra cominciare a farsi quelle domande che (inspiegabilmente ndr) non si era mai posto.

Nonostante i party e i regali da favola, gli alleati stessi ritraggono Berlusconi come un uomo isolato, solo, senza nessuno in grado di prestargli conforto. Nella sua malinconica intervista a Chi, è il premier stesso a ricordare che la morte della sorella e della madre assieme al divorzio dalla moglie che amava, hanno lasciato in lui un grande vuoto.

Ministri troppo vicini a Berlusconi rischieranno di restare scottati dalle vicende (Carfagna, Prestigiacomo, Sacconi, Frattini, Alfano, Scajola) mentre alcuni altri che si "mantengono con le loro gambe" possono ambire a spazi più ampi nel Popolo delle Libertà del futuro (ammesso che esisterà ancora), partito contenitore che non ha un vice ma un presidente a vita (Berlusconi, of course).

Ma come i potentati medio orientali, i funzionari rilevano che c'è un grandissimo ostacolo alle dimissioni di Berlusconi: la sua immunità da processi giudiziari (il tremebondo e incostituzionalissimo lodo Alfano), regalato dalla sua maggioranza in Parlamento dura finché Berlusconi rimarrà in carica.

Insomma, se il Cavaliere molla il colpo sarà la sua fine, non solo politica ma anche personale, giudiziaria e - alla fine - anche economica.


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