Se escono altre registrazioni lascio questo Paese. Indovina chi l'ha detto?
"E' un diritto del Presidente del Consiglio di parlare al telefono con chiunque senza essere intercettato". La frase è di Silvio Berlusconi e rappresenta la chiave di volta della sua strategia difensiva mediatica dopo lo scandalo intercettazioni che ha portato il premier, il direttore del Tg1 Minzolini e alcuni altri faccendieri cortigiani ad essere indagati dalla procura di Trani per (in ordine sparso) minacce, concussione, rivelazione di segreto istruttorio.
E' troppo facile smontare questa tesi con una semplice frase: il Presidente del Consiglio è sottomesso alle leggi dello Stato italiano come tutti gli altri cittadini e quindi se commette un reato ne deve rispondere come qualsiasi altro cittadino. Quel "maledetto" articolo 3 della Costituzione continua a inchiodarlo.
Detto questo giova ricordare che il 3 aprile 2008 lo stesso Berlusconi, infuriato come al solito con la magistratura, aveva dichiarato: «Continuo a usare il telefonino con la più ampia libertà, ma se escono di nuovo fuori registrazioni lascio questo Paese».
Come volevasi dimostrare il Cavaliere è stato intercettato in più occasioni, e pare aver forse anche commesso qualche reatuccio (nel suo caso minacce e concussione). A questo punto i casi sono due: o Berlusconi non mantiene le promesse, oppure ci sono intercettazioni ancora più pesanti dal punto di vista penale.
---