Legittimo impedimento. Il pm tenta di annullarne gli effetti
"La legge sul legittimo impedimento è incostituzionale". Ad affermarlo è stato il pm di Milano, Fabio De Pasquale , nell'ambito dell'udienza del processo sui diritti tv di Mediaset che vede il prmier Berlusconi tra gli imputati di frode fiscale.
Che il legittimo impedimento, il pateracchio che permette a premier e ministri di ergersi sopra la legge e di autocertificarsi la possibilità di non comparire in tribunale per 18 mesi, fosse incostituzionale lo sanno tutti. Neppure il Giornale o Libero osano negarlo, specie dopo le vane arrampicate sugli specchi successive all'approvazione del lodo Alfano poi giudicato incostituzionale, addirittura i legislatori di questo imbroglio lo sanno al punto che hanno scritto nella legge stessa (art.2) che si tratta di una "legge ponte" in attesa di una modifica alla Costituzione. Campa cavallo.
L'unico a non essersene accorto è il presidente Napolitano che ha firmato tra un sonnellino e un monito il ddl.
Cosa c'è dunque di nuovo nelle parole di De Pasquale?
1. Il pm ricorda che a decidere sull'impossibilità a comparire deve decidere il giudice caso per caso (diverse pronunce della Cassazione gli danno ampiamente ragione).
2. E' la sorpresa principale della teoria di De Pasquale. L'eccezione di costituzionalità è stata fatta solo in via subordinata. «Legittimo impedimento e impossibilità assoluta a partecipare alle udienze non sono la stessa cosa, sono due corni del dilemma che voi giudici dovete sciogliere. La legge 7 aprile 2010 costituisce una modesta innovazione si potrebbe anche dire tanto rumore per nulla, dal momento che allarga le possibilità di riconoscere il legittimo impedimento ma non parla dell’impossibilità assoluta».
In sostanza il pm dice ai giudici: «Solo se interpretate la nuova legge come un obbligo a rinviare l’udienza per mesi sulla base della certificazione di Palazzo Chigi, allora dovete sollevare la questione di legittimità costituzionale».
Gli articoli in contrasto con la nuova legge salva-Berlusconi sono oltre ovviamente all'art. 3, gli articoli 138 e 101.
3. Da questo ragionamento arriva l'ultimo estremo tentativo di processare comunque il Cavaliere: invitare la difesa di Berlusconi a fornire delle date per la celebrazione del processo anche di sabato e domenica. E' evidente infatti che gli impegni politici (anche quelli impossibili, cioè quelli che durano 6 mesi) non si protraggono praticamente mai, salvo rarissime eccezioni durante il week end.
La prova provata è nell'udienza al Tribunale Civile di Milano tenutasi sabato 30 gennaio, nel corso della quale Berlusconi ha ascoltato le richieste della quasi ex moglie Veronica Lario, che aveva chiesto la separazione dal marito (e un "assegnino" da 3,5 milioni di euro al mese). In quel caso, mister B. si è presentato eccome in Tribunale. Legittimo impedimento o no, occorreva tentare di far abbassare le pretese alla consorte.
E' questa la grande differenza di Berlusconi rispetto al suo predecessore Craxi. Quest'ultimo non ebbe il coraggio di stuprare la Costituzione e preferì morire latitante in Tunisia e venne condannato in contumacia. Berlusconi le tenta tutte pur di far arrivare i processi in prescrizione e anche stavolta le possibilità che ce la faccia sono molto alte.