Aspettando il rigor Montis
Il cosiddetto decreto Salva-Italia ha moltissime pecche in quanto bastona principalmente i soliti noti cioè lavoratori e pensionati, non ha all'interno nulla per creare sviluppo economico (anzi, tutte le misure deprimeranno ancora di più i consumi e la circolazione della ricchezza), non c'è quasi nulla contro i ladri, gli evasori, gli scudati e nessun divieto sul cumulo di stipendi pubblici.
Tuttavia, ha un grandissimo pregio. Divide finalmente il popolo bue italiano quasi perfettamente in due tronconi. I "vecchi", quelli nati prima del 1952 che hanno avuto e continueranno ad avere un mare di privilegi e sicurezze previdenziali e i "giovani" nati dopo il 1952, che via via che ci si allontana da questa data avranno sempre meno in termini di istruzione, lavoro, garanzie, tutele, aspettative per il futuro.
La data del 1952 è uno spartiacque simbolico in molti modelli elaborati da diverse testate giornalistiche (Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Quotidiano Nazionale). Naturalmente ci sono molte variabili, dal sesso alle età di inizio del periodo lavorativo e così via, però non c'è dubbio che più tardi si è nati peggio andranno le cose.
Inevitabile, si può pensare, se che l'età media dei ministri che hanno collaborato alla redazione del decreto è di oltre 64 anni (ovvero di gente nata mediamente prima del 1947!). Mica si tolgono il pane dalla bocca da soli. Sparare nel mucchio di una generazione infame e delinquente sarebbe ovviamente ingiusto per le numerose eccezioni che si sono distinte in vari campi della politica e della cultura nazionale e internazionale oltre per quei milioni di cittadini per bene nati poco dopo il secondo dopoguerra.
Comunque, ciò che hanno fatto e stanno continuando a fare è un unicum nella natura. Il principio della conservazione della specie prevede che i genitori (o i nonni) si prendano cura della prole, crescano i figli, gli educhino, li instradino verso un cammino sano di autodeterminazione e indipendenza anche economica, il tutto a costo di piccoli o grandi sacrifici che ogni genitore è ben disposto ad accettare. Questi maledetti nonni invece sono peggio degli orchi delle favole: rubano tutto ai loro figli e ai loro nipoti in una bulimica e insopprimibile volontà di fagocitare le speranze e i sogni delle generazioni future.
Sono loro che non vanno bene nel mondo. Sono loro che vanno contro la natura, che da decine di milioni di anni (fino alla comparsa sulla terra dei Craxi, dei Berlusconi e dei Monti) continuava a tentare di creare un mondo migliore per chi sarebbe venuto dopo.
La data della liberazione (il rigor Montis generazionale), a questo punto è fissata a circa il 2030, ovvero quando la gran maggioranza dei nati prima del 1952 avrà tirato le cuoia e avrà finalmente liberato, da quel cappio di insopportabili privilegi e prebende che si sono autoassegnati, il Paese (ammesso che esista ancora). E' cinico e terribile il solo pensiero di attendere la fine di una generazione per potersi rialzare, ma è un dato di fatto che con questa zavorra generazionale le speranze di crescita sono nulle.
In fondo mancano solo 20 anni alla fine delle recessione. Allora anche noi piangeremo lacrime di coccodrillo come il ministro del "Welfare al contrario" Elsa Fornero, una che aveva da anni già teorizzato quello che ha messo in pratica nel decreto Salva-Italia e che comunque non ci ha risparmiato la commedia delle lacrime.
Su questo però sono stati di parola: la manovra è stata lacrime e sangue. Le lacrime (poche e di gioia) sono le loro, il sangue (tanto) è nostro.
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