Statisti di 'sta cippa
"Bisogna mettere in pratica la lettera della BCE così l'Italia rimetterà subito in carreggiata".
Questo era l'andazzo filogovernativo del pensiero unico che ha travolto il 99% giornali, tv, pensatori, politici e commentatori fin da quando Berlusconi era stato deposto con tutto il suo circo da Palazzo Chigi. Arrivano i tecnici mammasantissima, vedrai che in quattro e quattrotto risolveranno i problemi e ci daremo una bella raddrizzata.
In pochi pensavano (Sconfini l'aveva profetizzato solo 3 settimane dopo l'insediamento del nuovo esecutivo e ancora prima aveva sollevato il caso della troppa vicinanza agli interessi dei banchieri) che la cura iperliberista avrebbe avuto successo e, a conti fatti, erano quelli che avevano ragione. Certo, da quando Berlusconi ha fatto capire di voler ricandidarsi il mondo intero è entrato nel panico, ma i sentori del fallimento del governo Monti (che ieri si è autodefinito statista concludendo la sua miserabile parabola politica) in realtà erano già ben presenti da mesi.
Siamo così tornati ai livelli di spread dell'ultimo Berlusconi. Il livello di ricatto dei banchieri nei confronti dei singoli Paesi è mutato? Per nulla! Allora cosa è cambiato? Il tenore di vita degli italiani è peggiorato, i contratti di lavoro sono un miraggio, il Pil è in caduta libera, si è tagliato con l'accetta su Sanità, Pensioni, Welfare, Scuola e Beni Culturali, le aziende chiudono, falliscono o emigrano. Esiste poi anche un piano di vendita di asset pubblici (anche strategici) e di beni immobili. Chi li comprerà?
Non saranno mica gli stessi che hanno causato tutto questo disastro e che in sostanza stampano a loro piacimento soldi che valgono come quelli del Monopoli (la BCE è un'istituzione di privati, che stampa moneta senza valore intrinseco non essendo legata ad una base d'oro e non "pagabile a vista del portatore") e che ci "imprestano" a tassi esorbitanti sapendo che non potremo mai ripagare i debiti pretendendo in cambio la nostra storia, le nostre vite, la nostra ricchezza, la nostra produzione industriale e i nostri monumenti?
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