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Giornalisti precari: la Fornero non vuole che siano equamente compensati

 |  Redazione Sconfini

Dicembre 2006: il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti vara il tariffario dei compensi minimi per i giornalisti "free lance" (leggi precari).

Qui trovate tutti compensi previsti da questo tariffario. Per brevità ci limitiamo a un esempio tra i più diffusi: giornalista collaboratore di una testata locale che ha una diffusione regionale e una tiratura superiore alle 40mila e inferiore alle 250mila copie. Il tariffario minimo prevede che un articolo sia pagato almeno 148 euro lordi (esclusi i costi). Un collaboratore che scriva almeno 14 articoli al mese deve percepire un minimo annuo lordo di 11.760 euro l'anno.

Prima di questo "tariffario" i giornali, che quasi sempre a livello locale sono sovvenzionati direttamente o indirettamente dai contributi all'editoria per decine di milioni di euro ogni anno, pagavano i collaboratori per un articolo medio (2mila battute) una cifra che oscilla tra i 3 e i 12 euro (ovviamente lordi). Naturalmente erano inclusi i costi di trasferimento per assistere all'evento da raccontare (conferenza stampa, dibattito, concerto, incontro sportivo) e i costi telefonici per ascoltare il parere degli intervistati e quello per incrociare la bontà delle fonti. Se il povero giornalista precario riesce a scrivere 200 articoli l'anno (quindi quasi un lavoro a tempo pieno) riesce quindi a guadagnare una cifra lorda compresa tra i 600 euro e i 2400euro l'anno (lordi!).

Dopo l'emanazione di questo tariffario il compenso ai giornalisti, nonostante il vertiginoso aumento soprattutto dei costi di trasporto, è addirittura sceso!

Per giustificare la propria esistenza, fin qui storicamente assolutamente inutile, l'Ordine dei Giornalisti e la FNSI hanno iniziato una campagna giuridico/politica per mettere spalle al muro gli editori. Il loro sforzo ha avuto successo ed è stata così votata al Senato la legge sull'equo compenso ai giornalisti che riprendeva il tariffario di cui sopra quale minimo salariale da corrispondere ai collaboratori esterni. Nel caso in cui gli editori non avessero corrisposto il minimo ai giornalisti avrebbero perso il diritto a incassare i contributi pubblici con l'evidente conseguenza di chiudere i battenti (senza la linfa dei soldi pubblici pochissimi giornali infatti sopravviverebbero con le loro forze).

Ma proprio quando finalmente un barlume di equità e giustizia sembra insinuarsi nelle stanze del Palazzo ecco arrivare la doccia gelata a firma, come sempre, del ministro del welfare al contrario Elsa Fornero. La spocchiosa esponente del governo ha dato parere negativo alla Commissione Lavoro esprimendo "molte riserve e perplessità"; "non mi sembra opportuno" introdurre una norma secondo cui gli editori che non rispettano le norme non devono ricevere contributi, in quanto bisognerebbe dare per scontato che "le norme vengano osservate".

Peccato che non esistano norme che disciplinano queste logiche di mercato delle vacche e nell'eterna guerra tra poveri che questi stramaledetti reazionari continuano a fomentare, gli schiavi moderni sono sempre più in catene e il padronato gode di benefit inesauribili.

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