Nell'aprile di un anno fa Marco Lillo sul Fatto Quotidiano dimostrò che Renzi si era furbescamente fatto assumere da dirigente nell'impresa di famiglia pochi giorni prima di essere eletto presidente della Provincia di Firenze.
Correva l'anno 2004. Da allora i suoi contributi da dirigente furono pagati dalla collettività fiorentina e non da mamma e papà. Questo argomento fu uno di quelli che ci fecero dubitare del personaggio molto prima di #enricostaisereno e delle altre sparate cadute nel vuoto del "Bomba".
Dopo la denuncia del Fatto cadde un roboante silenzio attorno a questo scandalo che non ha risvolti penali ma che avrebbe dovuto avere almeno qualche strascico nell'opinione pubblica. Ieri, fresco fresco, a tre giorni dalle elezioni Renzi ci comunica, con solo un anno di ritardo rispetto al previsto e dopo essere stato nominato presidente del Consiglio dall'Innominabile del XX e XXI secolo all'insaputa di elettori e del premier precedente a sua volta assunto a tempo determinato all'insaputa degli elettori, che ha presentato le dimissioni.
Bene, bravo, bis. Un atto non dovuto legalmente ma necessario per non essere ridicolizzato ancora di più dalla Rete che già lo ha preso da tempo quale zimbello del mondo politico italiano.
Che poi la vera domanda è: se non fosse stato beccato con le mani nella marmellata si sarebbe dimesso ugualmente?
Nel frattempo grazie ai versamenti fatti in questi anni dalla Provincia e dal Comune di Firenze ha maturato un tfr di 40mila euro! Pare che a questi non voglia rinunciare.
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