
Riina-leak, il berlusconrenzismo fondato sulla mafia
Sono ormai di dominio pubblico le ultime verità che Totò Riina ha rivelato, nel carcere di Opera in cui è rinchiuso, al suo compagno di ora d'aria Alberto Lorusso.
Quelle che più hanno fatto discutere, sono due affermazioni molto gravi e pesanti che l'ex Capo dei capi si è lasciato sfuggire. La prima è una mincaccia di morte a Don Luigi Ciotti, la secondo riguarda la contabliità mafiosa degli anni '80 e '90, quando a riempire le casse di Cosa Nostra è, anche, Silvio Berlusconi che "a noialtri ci dava 250 milioni (di lire ndr) ogni sei mesi.
Semplificando al massimo, secondo una possibile ricostruzione dei pm Berlusconi dava i soldi a Dell'Utri che li passava al boss Tanino Cinà (quello che suggerì a Dell'Utri di mandare lo "stalliere" Mangano a casa di Berlusconi negli anni '70) che li portava a Riina. L'altra ricostruzione prevede un doppio passaggio del denaro da Berlusconi-Dell'Utri a Riina attraverso l'uomo d'onore di Malaspina Pietro di Napoli e il reggente del mandamento dela Noce Raffaele Ganci. Un altro tassello del puzzle denominato trattativa Stato-Mafia.
La premessa è ovvia: o Riina è un vecchio che straparla a vanvera e deve essere curato per demenza senile oppure è ancora lucido sia nel ricordare questi dettagli sia nel chiedere l'uccisione di don Ciotti.
La discrepanza nella reazione istituzionale però, è estremamente preoccupante: Napolitano e compagnia fanno sapere di essere vicini a don Ciotti esprimendogli massima solidarietà. Quindi ritengono plausibili le minacce di Riina. Dall'altro lato però non si dice una parola sul ruolo ancora da svelare del tutto di Berlusconi quale protagonista e beneficiario della trattativa grazie al sodale Dell'Utri (in carcere non a caso per fatti di mafia).
Anzi, Renzi, Serracchiani, Delrio e la nuova dirigenza del Pd con il contributo del Presidente bis non perdono occasione di ricordare quanto è importante Berlusconi ("più affidabile del M5S") nel processo di revisione istituzionale di matrice piduista che si è aperto con la prima lettura al Senato che prevede l'abolizione del Senato come lo conosciamo noi ma soprattutto delle elezioni democratiche per eleggere i rappresentanti della nuova suo nuova versione in stile Camera delle Autonomie.
"I soldi delle antenne" venivano chiamati dai protagonisti della transazione. Soldi che Berlusconi ha donato in cambio di futuri favori (elettorali o imprenditoriali?) ma che hanno reso la Mafia estremamente più ricca, forte e potente di prima.
Nessuna istituzione che riprenda queste affermazioni di Riina? Perché? Forse che la trattativa deve proseguire spedita anche su nuove e più giovani gambe?
Perché è vero che all'epoca Renzi non era ancora un concorrente della Ruota della Fortuna, ma adesso dovrebbe ben avere in mente con chi ha stratto un patto istituzionale.
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