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Quinto Silvio Massimo, il novello temporeggiatore

 |  Redazione Sconfini

Nel III secolo a.C. molti scritti latini ci narrano le gesta di Quinto Fabio Massimo detto Cunctator, ovvero il Temporeggiatore.

Egli, dopo aver combattuto nella prima guerra punica e dopo una breve ma vittoriosa carriera da generale, ha una rapida ascesa politica che lo porterà a essere eletto console, censore e dittatore nel 217 a.C. dopo che i romani furono sconfitti da Annibale nella battaglia del Lago Trasimeno. Ritenendo di non avere chance per una vittoria sull'esercito del condottiero avversario puntò al logoramento dell'esercito nemico con una tattica militare di guerriglia che puntava a stremarne le forze. Da qui, l'appellativo di Cunctator, Temporeggiatore.

Grazie a questa strategia riuscì a raggiungere lo scopo di limitare molto l'esercito di Annibale ma non trovo sponda in quelli che oggi in politica chiameremmo "falchi": Marco Minucio Rufo, stigmatizzò la tattica rinunciataria del generale e ciò portò alla non conferma dei poteri dittatoriali di Quinto Fabio Massimo. Si scelse una tattica aggressiva che portò alla disfatta dei romani nella battaglia di Canne. Solo nel 209 a.C. Quinto Fabio Massimo riconquistò Taranto, roccaforte di Annibale, sempre evitando la battaglia, controllando il suo impeto e in attesa dell'occasione favorevole per raggiungere la vittoria.

Potrebbe sembrare ardito ma se è vero che la storia spesso si ripete in farsa, siamo di fronte a un novello (per quanto attempato) Quinto Fabio Massimo, anzi Silvio Massimo. La sua battaglia non è rivolta solo al temibilissimo esercito di Annibale (i giudici con le loro leggi/elefanti) ma anche contro l'esercito che trova linfa vitale a Roma. La tattica di Berlusconi in questi giorni è esattamente quella del Temporeggiatore: piccoli focolai di guerriglia quotidiana per intimidire i giudici (specialmente quelli dei prossimi processi) e gli alleati (ma anche avversari) politici del Pd. Che naturalmente non hanno la stoffa degli Annibale ma di volgari cagasotto incapaci perfino di far applicare all'istante leggi da loro stessi votate con il beneplacito del condannato Berlusconi.

Nello zoo che è il Parlamento non mancano le colombe che sostengono la tattica attendista del delinquente, ma neppure falchi che ricordano l'interventismo di Marco Minucio Rufo. C'è l'Elefante (Giuliano Ferrara) che tra qualche giorno ci dirà che il sole è verde, e il Grillo che si ostina a ricordare ciò che in un paese normale sarebbero ovvietà ma in Italia sono eresie.

Il quadretto è quasi completo, resta da capire come finirà stavolta la storia perché nell'Italia di oggi c'è una variabile in più: la senilità. Quinto Fabio Massimo fu uno dei politici più longevi del suo tempo e visse 72 anni riconquistando Taranto a 66 anni. A 72 anni (2008) Berlusconi era all'apice della sua carriera, essendosi da poco comprato i voti di Alleanza Nazionale e avendo da poco vinto le elezioni politiche che gli avevano consegnato la più larga maggioranza parlamentare di tutti i tempi. Aveva sconfitto a suon di indulti, leggi ad personam e prescrizioni l'esercito di Annibale (i giudici) e nel frattempo aveva tacitato i mal di pancia interni.

Il nostrano Quinto Fabio Massimo però è stato destinato a vivere più a lungo così con la sua parabola discendente ecco riaffiorare l'esercito di Annibale, i falchi, i traditori, le colombe, i Ferrara, i Grilli. Il Temporeggiatore avrebbe saputo che fare, ma per Berlusconi l'antica tattica attendista rischia di portarlo dietro le sbarre in poche settimane.

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