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Orge contate: l'11 settembre italiano

 |  Redazione Sconfini

Domani è l'11 settembre. Una data spesso drammatica per la Storia dell'umanità.

L'11 settembre più famoso è quello del 2001 con l'attentato alle Torri Gemelle, mentre il precedente anniversario celebre era quello dell'11 settembre 1973 con il colpo di stato in Cile e l'ascesa al potere del generale Pinochet.

Anche all'Italia e ai suoi antenati la data dell'11 settembre ha spesso portato un po' di sfiga. Nell'anno 9 d.c. i romani furono sconfitti nella foresta di Teutoburgo vedendosi bloccare per sempre la possibilità di un'espansione in Germania; l'11 settembre 1926 fallisce un tentativo di assassinio a Benito Mussolini e nello stesso giorno dell'anno 1970 un tornado causa 30 morti nella città di Venezia.

Oggi, 10 settembre, l'Italia può voltare pagina, nel suo piccolo, anche nei confronti di questa sventurata data. Bisognerà vedere come finirà nella Giunta del Senato preposta all'applicazione del buon senso (prima ancora della legge Severino) nell'estromettere da ruolo di parlamentare il mega evasore fiscale Berlusconi.

Il fatto di essere in mano prevalentemente a rappresentanti del Pd (quelli del "mai con Berlusconi" che governano con Berlusconi dal novembre 2011) ci dovrebbe far venire il latte alle ginocchia, tuttavia pare che una luce si scorga in fondo al tunnel.

Pressioni della base (quella maggioritaria e sana) del Pd? Non scherziamo.

Ritrovato senso della legalità? Ridicolo.

Spinta verso un rinnovamento delle istituzioni chiesto a gran voce dagli elettori il 24 febbraio scorso? Illusioni.

Stavolta Berlusconi può essere scaricato perché esiste già una nuova maggioranza in grado di spingere la nave di Re Giorgio ancora per un bel pezzo. Gli indizi ci sono tutti: il silenzio assenso di Scelta Civica, un gruppetto (meno di quel si dice in giro) di fuoriusciti del M5S, il ritorno sul carro governativo di Sel, la nomina di 4 senatori a vita che non perderanno tempo a dimostrare riconoscenza verso Napolitano per la loro investitura.

Il Cavaliere, da sempre il migliore a usare gli avversari per poi consegnarne le carcasse all'oblio, stavolta rischia di rimanere con il cerino in mano per merito dell'unica scuola politica in grado di sconfiggerlo in fatto di trasformismo, opportunismo e salto della quaglia: quella democristiana di cui Letta (e il suo successore Renzi) è maestro. Mai come oggi c'è la speranza che Berlusconi abbia le ore, pardon le orge, contate.

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